Guardo la parete fresca di tinta, immacolata come la Nord dell’Eiger a inizio novecento prima degli assalti di svizzeri e d’inglesi. La guardo e già ci vedo i chiodi ancora non piantati, su cui arrampicare la mia pelle e appendervi memorie e vizi, un po’ muro del pianto, un po’ del vanto, ruggine e ruggiti. Materiale di prima ferramenta, capocchia in ottone, anima d’acciaio, entra dritto e saldo il chiodo fisso, penetra tra fissazioni vecchie e nuove, la pignoleria del pane, l’esattezza dedicata ai gesti marginali, la noncuranza per quelli necessari, l’abolizione unilaterale dell’ora e della pioggia in un viaggiare sghembo alla periferia dell’importanza.
Altri lo seguono, meno perfetti e belli, in un martellamento un po’ caotico a fissare ricordi alla rinfusa, entrano e aprono le prime crepe non solo nell’intonaco, lo scricchiolio del cuore smemorato al risveglio troppo brusco, una vertigine da parete verticale, io nello sconcerto tra rocce pure facili, abbarbicato immobile, il tale e il quale a ora che la sicurezza si frantuma al primo scoglio.
E poi quel vecchio chiodo, che ostinato riutilizzo, si conficca malamente, si piega su se stesso, s’impunta a mezza via in un rifiuto da mulo sugli zoccoli, troppa stanchezza forse a proseguire o forse è solo l’imperizia a vivere, sai quel mio stare nullo in mezzo al guado, né dentro né fuori dalla vita. Dovrei strapparlo al muro, gettarlo via, ma non ho tenaglie adatte ad estirparlo, così ci picchio sopra un altro chiodo più robusto, che copra e annulli il primo. M’affanno col martello con poca convinzione, che non ho mai capito se il chiodo scaccia o schiaccia il chiodo. E in questo dubbio esistenziale va riempiendosi di buchi quel muro che era bianco.
Vorrei riempirti di considerazioni sagaci e pertinenti ma, colta da entusiasmo, ti dico solo: mi è piaciuta tantissimo! Altro che le mie metafore 🙂
See!
Le tue metafore, i tuoi giochi di parole, proprio stasera ci sono cascato e poi risorto
🙂
ml
🙂
E se invece di piantar chiodi per scalarla tu la dipingessi di arcobaleni questa parete? i buchi lasciali e anche i chiodi, cambia metodo se non ti soddisfa…un sorriso grande a te che mi hai fatto pensare alla Nord dell’Eiger…
Si’, colori vivaci, puo’ essere un modo per non vedere tutto quel bianco e quello che nasconde.
Ciao
ml
Perfetta la chiusura. Eh, sì, i chiodi, ottimi quelli con la capocchia in ottone e il corpo (anima) di acciaio. Guardati ünther Uecker cosa ne fa.
Gunther uecker non so chi sia, ora vado a vdere che fa costui
Un sorriso (il corpo/anima d’acciaio!)
ml
visto i lavori di Uecker, davvero notevoli!
ml
Questo tuo notevole scritto, di grande spessore, mi ha dato una violenta emozione subito, alla prima lettura.
Perfetti l’incipit e la chiusa. Perfetti!
Alcune tue frasi mi hanno lasciata senza parole!
Scrivere che sei “bravo” è riduttivo.
“così ci picchio sopra un altro chiodo più robusto”
Sei riuscito, ml, a conficcare profondo quel chiodo in me!
Sto ruminando molte riflessioni, scatenate dalle tue parole.
gb
Mio “commento” a caldo.
Confesso che tutto e’ nato da quel modo di dire del chiodo che davvero non so se scaccia o schiaccia.
🙂
ml
Non ha importanza da che cosa sia nato uno scritto!
Conta ciò che riesce a comunicare al lettore!
Quel “scaccia o schiaccia” ha peso.
🙂
gb
Bellissimo. Quando leggo cose così, io balbetto e non so dire altro. Posso solo mandarti un sorriso compiaciuto.
Io apprezzo il tuo sorriso, sempre (anche se balbetti, eheh)
ml
a me -che sono un muro pieno di buchi e di chiodi dritti e storti- è scesa una lacrima. che a volte, per non sentire il vuoto, martelliamo forte, a più non posso. e chi lo sa poi se va bene o se no.
Pare che abbiano un loro fascino i muri vissuti, pieni di buchi, crepe e chiodi storti, che siamo noi quei muri, quindi piu’ che lacrime sorrisi, magari un poco amari
🙂
ml
perchè ogni chiodo fa male quando lascia il buco ma di più quando lo estraggono e non sai se è colpa del chiodo o del martello che lo ha picchiato… il muro implora pietà, il bianco la fotografia del concepimento:)
Forse non del concepimento, ma certo di un’eta’ lontana, in cui tutto doveva ancora accaderci
Grazie e benvenuto
ml
quel muro bianco, tabula rasa, diventa la metafora della vita, il procedere sicuri o a tentoni, tra certezze e dubbi nel lasciare un segno, talvolta si lotta contro l’ostinata caparbietà di un chiodo, ma il muro tra chiodi dritti, buchi e intonaco scrostrato è un’opera d’arte
Ecco, dici bene, una tabula rasa!
Ciao
ml
Quel detto ‘chiodo scaccia chiodo’ non so a chi sia venuto in mente. Mi venisse qualcuno a dire come si fa a far saltare un chiodo battendocene un altro sopra…
chi l’ha detto o era un abile carpentiere dotato di tecnica sopraffina a noi sconosciuta, o era un emerito cretino, di quelli che danno consigli pratici stando dietro una scrivania. 🙂
ciao
ml
mi viene in mente (solo) questa melodia ! 😉
grazie, Chet è sempre un piacere
🙂
ml
siamo tutti sullo stesso muro ad arrampicarci. Vorremmo essere l’uomo-ragno oppure farfalle, volare fino alla meta, ma non è nella nostra natura. Tutt’al più possiamo far diventare ogni buco un’opera d’arte. O addirittura tutto il muro…
Baci
è così, i nostri muri opere d’arte non sempre riuscite, ma non abbiamo alternative 🙂
ml
(baci)
Notevole, veramente notevole.
Imbiancarsi la vita e cavar chiodi è una buona strategia di sopravvivenza, peccato non serva a pulire l’altra faccia del muro, quella dove sta la coscienza.
Quanto ai chiodi, chi utensile si fa peste lo colga.
la vita è una parete bianca all’inizio, poi la deturpiamo di chiodi e crepe, ma non ci è dato altro che tentare i chiodi giusti, anche se questi non ci ripuliscono la coscienza.
ciao e grazie
ml
buttaci una secchiata di colore, mettici un po’ di sabbia e qualche pezzo di stoffa, arrotolatici sopra e dipingilo con i capelli, di verde, blu, poi una spatolata di rosso et voilà! I buchi diventano spazio che si disintegra ed il muro vita che esplode. E se non è arte, chissenefrega! Ti sei divertito!
Il risultato sarebbe avvincente, ne convengo, ma non sarebbe piu’ la mia parete
🙂
ml
Molto bella e “giusta” la fotografia!
Quel chiodo ben saldo, forte e… quel chiodo piegato, debole.
Un sorriso
gb
Gliel’avevo chiesta esattamente cosi’ -:)
^_^
😉 e c’è anche qualcun’altro ma ora non mi viene in mente.
qualcun’altro che fa opere coi chiodi, intendi?
sì che ha fatto lavori ancora più interessanti, ma non ricordo ora…ti farò sapere
forse Marcus Levine?
gb
Hai scritto una prosa che è poesia.
(Ho usato anch’io la parola “sghembo” nel mio ultimo post, è strano venire qui e leggerla anche da te, non è una parola comune. Sono belle coincidenze)
grazie! e non solo “sghembo” ma anche la “crepa” crea somiglianze tra le nostre parole 🙂
ml
Mi incammino, di nuovo nel tempo indietro di queste ore rovesciate e trovo questo scritto incantevole, anche se malinconico, o forse incantevole proprio perché è malinconico e da sospiro.
Ho muri ricchi di chiodi, non un ricordo che sia dritto non una distanza in pari con l’altra.
Quando il chiodo si piega o non si pianta bene lascio il buco lo nascondo, i miei muri hanno spifferi, sospirano e sbuffano… ma sono i miei muri.
buona qualsiasicosa
Tati
E’ uno di quei brani che partono da un’ossessione, anzi due, le troppe cose appese alle pareti e la difficolta’ coi chiodi, a piantarli dritti. Partono cosi’ ma poi tolgo museruola e guinzaglio al cane che sono e lo lascio scorrazzare libero. Non a tutti piace il risultato anarchico, che rimbalzo da un lato all’altro del prato, scavo buche, rubo qualche fiore, ma io mi diverto un mondo se trovo il ritmo giusto e qualcuno che mi ascolti (sto farneticando anche ora!).
Felicissimo che sei venuta qui e belli i tuoi muri con gli spifferi.
Un abbraccio Tati
ml
Dopo molto tempo rileggo questo tuo scritto e…
“E in questo dubbio esistenziale va riempiendosi di buchi quel muro che era bianco.”
Ecco ora questo sento forte.
Ascolto le mille voci che escono dai buchi del muro e fluttuano in me… con malinconia, sì, ma con la libertà più vera, quella di essere me stessa.
Bello è rileggerti, ml
Un abbraccio
gb
ti ringrazio
un abbraccio a te
ml