Anche se non fa rumore, di notte la sento scendere in paese, silenziosa come neve.
Scende la volpe dalla collina spinta dalla fame e gira attorno alle cascine a cercare il punto debole d’ingresso, verso il pollaio meno munito.
Sì, lo ammetto, non sono un sensitivo, come volevo farti credere.
Sono i cani che mi avvisano.
Latrano appena fiutano il suo arrivo e schiumano di rabbia, che chiusi nei recinti non possono difendere le galline del padrone. Io non ho galline, ma un beagle convinto d’esser nato per dare la caccia alla volpe, sai quelle mute di cani che vedi per televisione in cento ad inseguire un animale solo, solo gli inglesi possono con stile tanta vergogna.
Io vorrei che Ginger, il mio cane, scordasse la sua origine, ma lei ogni volta fa una cagnara più degli altri, abbaia ed ulula che sembra un pianto. Allora scendo in giardino e la ammansisco con un biscotto, buona Ginger, le dico carezzandola sul muso e le racconto che anch’io ho un legame antico con la volpe, ma non di odio, diciamo un debito. Da bambino le amiche di mia mamma arrivavano gioiose per il tè con le volpi sulle spalle, tremendamente morte, le zampe esibite sulle braccia e la coda a penzolare floscia. Mi sembra che ci fosse anche la testa, almeno io me la ricordo con gli occhi vitrei che mi guardavano, sconfitta come Annibale, e loro dicevano renard per aumentare la distanza dall’animale vivo.
Su quella testa che mi mostrava i denti inutili ho promesso che da grande sarei stato dalla parte delle volpi.
Così chiudo Ginger nel garage e prendo la via dei campi.
Seguo le tracce nella neve, m’acquatto dietro un cespuglio e aspetto. E qualche volta vedo la sua coda che coraggiosa sventola come una bandiera. Lei mi ha già fiutato, ma in qualche modo sa che non sono suo nemico, certo sta distante, che dell’uomo è bene non fidarsi, ma almeno non fugge via.
Forse sa, e anche lei aspetta.
Perchè a quel punto io striscio nel fango verso il recinto più vicino, sai quelli della brigata Sassari sul Carso, che armati di tronchesini aprivano nei reticolati varchi per i fanti, incuranti degli austriaci che facevano con loro il tirassegno. Devo strisciare come loro, appiattito al fango, che i contadini sono peggio dei cecchini, sparano nel buio dove i cani abbaiano e mettono tagliole prima delle reti.
Io, con un bastone, faccio scattare le trappole, poi con cesoie da giardino taglio la rete, appronto un varco. E infine sguscio via.
E mentre torno indietro non la vedo, ma so che lei è lì, si lecca l’acquolina e mi sorride. Abbiamo pareggiato un conto.
Furtivo nella notte, a pagare un debito, ricordando renards tremendamente morte…
Storia appassionante e umana, col tuo tratto sincero. Un abbraccio e un sorriso 🙂
che poi è divertente che tu, io e germogliare, presentiamo quasi in contemporanea tre notti di luna, tutte differenti. 🙂
e sorrido a te
ml
Briciole di parole che si rincorrono, da una pagina all’altra, creando connessioni poetiche ed emotive 🙂
mi sono sempre chiesta che cosa possa esserci dietro all’uccidere per diletto, per passatempo o per tradizione, senza che ve ne sia la necessità. Non ho mai trovato una risposta, però non mi fiderei di qualcuno che prova piacere a vedere una vita che soccombe sotto le sue forze, no non mi fiderei decisamente.
Sai, quelle tremende pellicce di volpe gettate sulle spalle che sembravano animali appena morti, mi si sono impresse nella memoria
ml
Ancora quelle immagini, simile al sogno. Io invece non ho potuto evitare di immedesimarmi con il cane (ma me l’aspettavo già dal pianto-ululare).
Ma qui sono reti che si aprono, permettono la sopravvivenza procacciando il cibo, rinsaldano i legami.
Ciao
ml
Lo prendo-sento come un rimprovero, utile, ed una prospettiva-breccia. : ) Ciao.
Non un rimprovero, un soffio a te di minimo ottimismo
🙂
Precedentemente ero passata solo a sbirciare. Le cose che mi piacciono ho l’abitudine di gustarle con la dovuta lentezza del tempo. Quindi! Arrivo solo ora ma…resto.
Sorrido per la casualità condotta dalla luna, tra te, me e Baka, Messe insieme le tre visioni potrebbero portare ad un’unica storia.
La volpe. Hai visto il film La volpe e la bambina di Luc Jacquet? E’ splendido (e c’è anche un po’ della mia terra…).
Stammibene
a
non ho visto il film che dici. Se mi capita a tiro rimedierò.
ciao, un abbraccio
ml
“Le Renard et l’enfant”, è magico davvero!
Assolutamente da vedere!:-)
gb
Stavo per consigliarti un film ma germogliare l’ha fatto per me. E’ bellissimo Anch’io ho una simpatia esagerata per le volpi che anche qui vedo spessissimo, mentre ho un odio altrettanto esagerato per quelle pellicce. Il mio amico naturalista mi ha raccontato diverse cose sul loro comportamento. Sai che sono fra le poche coppie di mammiferi monogami per tutta la loro vita ?
sai, questa della monogamia non la trovo una bella notizia, che almeno loro si divertano, perbacco.
🙂
ml
Ma non guardare la cosa in sé. A me aveva colpito il fatto che si discostino da quello che è la consuetudine. E poi…basta che rinasci arabo e il gioco è fatto 🙂
ahah, cercherò di ricordarmene al momento opportuno
🙂
Che bel racconto, caro ml!
Uno dei tuoi migliori, forse, secondo me. Forse!:-)
Riesci, con la tua “semplice” maestria, a raggiungere il profondo dei lettori, con un qualcosa di molto vero che è in te, partendo da un tuo ricordo di bambino. Ogni particolare, da te descritto, è così vivo!
La tua ironia rende tutto più “gustoso”. Il tuo rapporto con gli animali e la natura è sempre fortissimo: lo si coglie nella sua interezza.
Là, bravo, je m’incline!
Ti sorrido
gb
Posso permettermi?
Io avrei intitolato questo tuo scritto: “un debito”.
Si’, un “debito” sarebbestato un ottimo titolo.
Grazie gb,
Ciao
ml
La volpe sa che tu continuerai ad onorare il “debito”.:-)
gb
la volpe sa che non deve contare troppo su di me 🙂
è una volpe!
🙂
bello! e bel blog! mi iscrivo subito!!
grazie gian,
sei il benvenuto
ml
Mi piace.. E’ un racconto semplice ma di fiducia reciproca
è che non riesco a dividere il mondo in buoni e cattivi, in animali da amare e altri da odiare.
e la volpe di ‘sti tempi è tartassata come un untore
e io dovevo rimediare 🙂
ml