Sai, con Erri mi capita un fatto strano. Quando compro un suo libro perdo all’istante la consueta voracità di lettura come se già l’acquisto soddisfacesse pienamente il mio appetito, una sazietà prima di pranzo alla sola vista dei paccheri ripieni pronti nel piatto. Lascio il libro sul tavolo a sedimentare e per qualche giorno mi limito a girarci intorno, a sfiorarlo con le dita, a soppesarlo, quasi a capire il peso delle parole che contiene. Rimugino sul titolo, in questo caso “Solo andata”, e m’immagino la parola sua già scritta e l’emozione mia futura. Perchè con Erri sperimento il passo lento della meraviglia, come con Camillo, il mio amico immaginario, di cui conosco il dire prima che apra bocca e che pure sto a sentire con incanto, perchè lui parla poco e dice molto.
Ecco, quando sento che è il momento, apro il libro quasi a caso, scorro poche righe, “Toccano Italia meno vite, di quante salirono a bordo/ Eppure Italia è una parola aperta piena d’aria”, e poi richiudo. Ma chiudo il libro come fosse Erri a decidere la sospensione, come del resto fa Camillo certe volte quando inizia un discorso atteso e lo lascia spegnere quasi subito, accompagnando la fine imprevista con un gesto ampio della mano, che le parole non sono necessarie, procedono in silenzio e tu già sai.
Mastico a lungo quei due versi, venti parole in tutto, me li faccio rimbalzare tra palato e cuore, ne assaporo lo stupore che m’infondono. Amo di Erri le passioni genuine che scovo dietro il dire, come fiori aspri di montagna nascosti sotto i massi, perchè per lui le parole per quanto tonde e belle, per quanto le tratti con l’abilità del giocoliere, non sono il fine ma sempre lo strumento per dire il dentro. E il dentro è ricco di occhi, i suoi, che guardano alla vita, di cuore che pompa la passione, di mani che conoscono fatica e per questo sanno scrivere.
Tutto quello che racconta l’ha vissuto, e quando parla di clandestini che traversano il Mediterraneo tu capisci che lui su quella barca c’era (“la barca è una sella più comoda di una cavalcatura/ il mare è un movimento di cammello”).
Ha molte molle Erri, che lo catapultano sulla pagina bianca da riempire di esperienza. Ed anche se non tutte le condividi ne percepisci sempre il tratto genuino. Quando s’afferra con le dita ad una pietra per salire una montagna o quando afferrava un sampietrino per difendere un’idea, la sua passione è lì, identica e palpabile, dietro ogni gesto, dietro ogni parola.
È quasi ora di leggere il libro, ma prima ho ancora da chiamare a raccolta amici miei o suoi, non so, che quando leggo lui sento una piccola folla intorno, volti muti e solidali che riaffiorano nel tempo, pronti a condividere. Così ci immagino su un treno, l’occhio che cade sul libro dell’altro, lo sguardo di stupore, il cuore che si apre a riconoscerci nel tratto distintivo di quel che scrive Erri.
Inizio la lettura, “Non fu il mare a raccoglierci/ noi raccogliemmo il mare a braccia aperte”. Inizio e so che non mi fermerò se non alla fine, che l’incanto suo è questo, già lo conosci Erri, come le rughe sul volto di tua nonna, eppure l’emozione al primo sguardo è sempre nuova.
Come ti capisco. Io lo amo, amo la poesia di ogni sua parola, il suo lavorare con mani callose, il suo studiare l’ebraico, il suo scrivere di emozioni universali con tocco unico. E hai ragione, sempre più – anche lui si sta modificando- la sua parola va meditata come l’amaro dopo cena, non inghiottita e basta.
Quando scrivevo che va letto con la sensazione di amici attorno che condividano, intendevo quest’atmosfera che ritrovo nelle tue parole.
ml
Anche io faccio sedimentare qualche libro e ci giro attorno un paio di giorni prima di iniziarlo. Non sempre, solo quando lo scrittore è conosciuto e amato.
Mi piace Erri De Luca, scrittore di parole che sanno di poesia.
Mi piace la tua definizione di DeLuca.
Ciao,
ml
anche a me Erri De Luca piace molto. Ma più che altro mi riconosco nel tuo modo di vivere il contatto con un libro nuovo. ciao caro ml
Credevo di essere il solo a far riposare i libri belli prima di leggerli, invece sono in buona compagnia 🙂
ciao bella penna
ml
Io conosco solo quello di ambientazione partenopea.
Be’ napoli ricorre spesso nei suoi racconti, anche solo di sfuggita, napoli se la porta addosso 🙂
Ciao gatta!
ml
(Il peso della farfalla, non c’e’ napoli ma e’ bellissimo)
Sì, vorrei proprio recuperarlo, il peso della farfalla.
Lui mi ha sempre accompagnato, forse per la mia tradizione partenopea, forse per le mie origini proletarie (si usa ancora questo termine?). Ho cominciato negli anni 90 con “Non ora, non qui” e da allora ho sempre comprato i suoi libri a scatola chiusa. La sua poesia del parlare. Come con i dischi di Paolo Conte.
Ho un flash che mi è particolarmente caro:
Creta. Tramonto. Duna di sabbia. Io seduta con la schiena poggiata contro una macchia mediterranea. Lui disteso con la testa sulle mie gambe. Io che leggo ad alta voce l’ultimo capitolo di Montedidio (letto per tutta la vacanza a due voci). Il momento perfetto. Io l’ho vissuto.
“Accosto la fronte alla tua, si toccano,
dico: “È una frontiera”.
Fronte a fronte: frontiera,
mio scherzo desolato, ci sorridi.
Col naso ci riprovo, tocco il naso,
per tenerezza da canile:
“È questa una nasiera”, dico
per risentirne casomai
un secondo sorriso, che non c’è.
Poi tu metti la mano sulla mia
e io resto indietro di un respiro.
“E questa è una maniera”, mi dici
“Di lasciarsi?”, ti chiedo. “Sì, così”.
Ciao ml…
non l’ho vissuto nel tuo modo splendido, ma me lo ricordo quel passo, una delle cose più malinconiche che abbia mai letto, una separazione non consensuale.
un abbraccio, rosso
ml
Io vivo questa poesia ogni volta come un’ emozione nuova che mi scuote forte.
Grazie.
gb
Verissimo!!
P.S. da “L’ospite incallito” poesie di Erri De Luca – Einaudi
🙂
Ah, ecco, e’ dall’ospite incallito (il libro lo vedi anche nella foto)
🙂
Ho letto, tardivamente, “Non ora, non qui” e ne ho scritto in questi termini:
http://righeorizzontali.wordpress.com/2014/01/17/non-ora-non-qui/
Vorrei, pian piano, leggere tutto De Luca, lasciando prima riposare ogni volume sul bordo del comodino. Caro Massimo, c’è posto anche per me sul treno di Erri?
tu sei andata oltre, che la tua attesa di lettura è iniziata ancor prima dell’acquisto! Sali sul vagone, siamo un bel gruppetto di lettori 🙂
ml
Sto salendo! Cosa mi consigli come secondo incontro con Erri?
Te lo faccio trovare sul sedile:”il contrario di uno”..sono racconti tranne la prima che e’ una poesia che imparerai a memoria! buon viaggio
Date: Sat, 1 Mar 2014 16:11:29 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
“I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nella spinta dei fianchi, ma è trascinamento. Solo i baci sono buoni come le guance del pesce. Noi due avevamo l’esca sulle labbra, abboccavamo insieme.”
da “Il contrario di uno” di Erri De Luca – Feltrinelli
Con un sorriso
gb
ecco nel vagone una voce che scandisce le parole del libro! 🙂
Date: Sat, 1 Mar 2014 21:53:10 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Io reputo il mio accostarmi ad un libro di un autore che amo come una mia speciale danza tribale di accoppiamento.
Mi avvicino al libro comprato con voluttà, lo tocco, lo annuso, lo apro, leggo qualche parola, lo richiudo, mi allontano e ritorno subito, come spinta da un richiamo a cui non posso sottrarmi, a quelle pagine scritte che so mi daranno appagamento.
Cerco di procastinare l’inizio della lettura per poter godere anche del piacere sottile e profondo dell’attesa. Non sono sola durante questo tempo. No. C’è l’autore del libro a tenermi compagnia. Con lui io parlo, a lui chiedo qualcosa di questa sua nuova “creatura”, a lui e ai suoi personaggi io sorrido.
Poi, quando finalmente, mi concedo alla lettura tanto desiderata, so che il tempo non esisterà più per me e avrò l’incanto in me.
Amo Erri De Luca, questo grande maestro che, con la sua ricerca attenta, rende la scrittura
essenziale, e regala la poesia speciale di ogni sua parola.
Come è possibile dimenticare “La musica, come il sale, conserva meglio.” e “Solo i baci sono buoni come le guance del pesce” (da “Il contrario di uno”)? No, non si può.
Ecco Erri!
E, dietro le sue parole, emozioni universali, insieme al suo vissuto reale, al suo “cuore” vivo, alla sua cultura vera, al suo cercare continuo, al suo essere unico.
Allora, ml, posso salire anche io su quel treno, con lo stupore vivo in me, unendomi agli altri con “il cuore che si apre a riconoscerci nel tratto distintivo di quel che scrive Erri.”?
Ti sorrido, ml.
gb
“il piacere sottile e profondo dell’attesa”…pare sia questo il tratto che ci accomuna, a noi che amiamo erri.
belle le tue parole sul piacere “afrodisiaco” della lettura.
e bello questo desiderio di salire sul treno, mia immagine che credevo un po’ peregrina per dire della condivisione, e che invece vedo che è stata recepita 🙂
ciao
grazie
ml
Lo sai che non ho mai letto nulla di suo? Quindi adesso mi dirai tre libri per entrare nel mondo di Erri.
Ps. io compro i libri e li metto tutti in pila sul comodino, in attesa di leggerli. Ogni tanto li guardo come guardo la torta sul piano della cucina, in attesa di essere mangiata a tempo debito 🙂
Brava Claudia, e’ ora di assaggiare qualche fetta di torta: “in alto, a sinistra” “il giorno prima della felicita’” “storia di irene”
Buon appetito 🙂
ml
Ah dottore, il gusto di far decantare i bei libri prima di leggerli lo conosco anch’io, è un prolungare l’attesa e il piacere. Non ho letto tutto di lui, ma mi è piaciuta moltissimo perfino una sua prefazione a un libro di poesie di un autore bosniaco, parlava del modo di tenersi in vita in una guerra per scrivere e di come lo si possa fare solo con la poesia (il libro è “La polvere sui guanti del chirurgo”, non te lo consiglio, è un po’ forte). E così, è il tuo autore preferito?
credo di averla letta quella prefazione (non il libro) o forse è lui che l’ha riutilizzata altrove raccontando dei suoi viaggi guidando i camion d’aiuti ai tempi della guerra in bosnia. A me piacciono questi tasselli sparsi, nostri e suoi, poco più che briciole, che per qualche istante ci accomunano.
ciao, ire
ml
forse perché De Luca non è un Poeta (e preciso, che per me, dire “Poeta” è ovviamente un’offesa, che fa rima con “dieta” (stretta, a base di parole), con “apologeta” (di lirismi più o meno leziosi) e con “pianeta” (che inizia e finisce, narcisisticamente, sulla punta del proprio naso). De Luca, avendone letto svariati romanzi (alcuni più che buoni), direi che è soprattutto un *narratore* anche quando scrive in versi, nel senso che è animato da un bisogno viscerale di comunicare ad altri (“passione genuina” che abita “il suo dire”), id est non scrive per sé (come il Poeta, che tale sarebbe e scriverebbe anche se fosse l’ultimo uomo sulla terra)…
“mani che conoscono fatica e per questo sanno scrivere” sottolinei, centrando appieno il senso delle parole, vieppiù – non può essere un caso – nella parte finale del brano chiami “a raccolta amici miei o suoi, non so” chiudendo il cerchio anche del mio ragionamento (delirio??) con quella “piccola folla” di “volti muti e solidali” che si raccolgono attorno al focolare pronti a condividere *le storie*.
bacioni (e forza no-tav).
: )
“un bisogno viscerale di comunicare ad altri”
sì. concordo, malos.
🙂
gb
scusami, ml, se ho interagito direttamente con malos.
un sorriso
gb
Non hai bisogno di scusarti
🙂
Condivido tutto, malos, tranne la severita’ verso i poeti. ma tu forse alludevi unicamente a”barocchi e brocchi” Bacioni si, ma solo da barba a barba
Date: Sat, 15 Mar 2014 09:50:20 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Di Erri De Luca ho letto un solo libro “Tu, mio” subito dopo una mia vacanza a Ponza e devo dire che vi ho trovato alcune piacevoli sensazioni che si possono vivere solo su un’isola, a contatto con il mare, con le barche, con quelle atmosfere soleggiate intrise di profumi, ascoltando il mare che si infrange contro la scogliera Erri De Luca è uno scrittore che scrive come parla, che sa raccontare le sue storie in una maniera quasi poetica e sa catturare l’attenzione del lettore così come il nonno sa catturare l’attenzione del nipotino quando gli racconta una favola. Forse mi piace più ascoltarlo che leggerlo. Resta comunque un grande interprete dei nostri tempi
Remigio
è vero, l’ho ascoltato a teatro, rapisce, “parla come scrive”.
ciao
ml