Urla, rumori di colluttazione e di sedie scagliate contro i muri. Un tipo tozzo e rozzo irrompe nella saletta di medicazione, trascinandosi appesa al braccio, come una borsa della spesa, una donna che piangendo tenta di trattenerlo. Ci guarda con occhi di fuoco, bestemmia e minaccia:
– Io vi ammazzo. Giuro vi ammazzo tutti con le mie mani se mio figlio…oddio, dov’è un cesso, che mi sto cagando addosso?
Ammutolito gli indico con un cenno il bagno. Io stesso mi sento rimescolare rumorosamente l’intestino. Nel frattempo la donna si getta in ginocchio e inizia a pregare a voce alta in mezzo alla stanza.
È una situazione comica, non c’è dubbio. Gli ingredienti per una sana risata ci sono tutti: il pigro trantran di lavoro improvvisamente sconvolto, il rapimento mistico della donna che sembra appena sbarcata in una terra sconosciuta, la furia dell’uomo, fermato non certo dal nostro “coraggio” ma solo da un impellente bisogno fisiologico.
Comicità pura, ma…qualcuno ha voglia di ridere?
No, nessuno riesce a ridere, nè noi che ci siamo dentro, nè voi che assistete da fuori.
È l’inizio di un balletto macabro messo in scena dalla vita bastarda che usa i toni della farsa per raccontare la morte.
Ma la farsa finisce subito e inizia la tragedia.
Il bimbetto giace sul lettino in convulsioni.
È Rosanna, l’infermiera che sta lavorando con me, a riconoscerlo:
- Questo è Roberto il fratellino di Valentina, la bambina morta due anni fa di encefalite. Porca miseria!
- Dai, non pensiamoci adesso. Avrà solo una convulsione febbrile, nel giro di un minuto sarà tutto a posto. Fagli un valium rettale da cinque mentre io gli prendo una vena.
Ma la crisi non passa e io non riesco a prendere una vena o meglio la prendo, ma si spacca appena comincio ad iniettare. La sensazione di recitare un copione già scritto è forte.
– Annetta, chiama i rianimatori. Rosanna apri l’ossigeno, prepara una Venturi da 50 e ripeti un Valium rettale, ¾ da 10 molto lentamente.
I genitori sono lì, dietro di noi, non abbiamo avuto tempo di allontanarli ed assistono al dramma, pregando e bestemmiando, ma nessuno li sente.
- Doc, questo se ne va, lo sento. Guardi sta desaturando, ci va in arresto.- La voce dell’infermiera è un bisbiglio terrorizzato.
Vorrei piangere, aggrapparmi a un dio o chiedere al padre di strozzarmi veramente. Ma devo fare, devo fare subito, Cristo!
Lo aspiro e mi metto a ventilarlo con l’Ambu per far arrivare un po’ d’ossigeno al suo cervello impazzito.
– Brava Rosanna, quella vena forse tiene; presto, fagli un Decadron intero e 3 mg di Midazolam.
Le scosse si fanno meno frequenti ma non cessano del tutto e il respiro spontaneo è sempre assente. Continuo a ventilarlo nella speranza che si riprenda.
- Rosanna, proviamo ancora col Midazolam, fagliene una fiala da cinque intera e poi lo mettiamo in infusione. A questo punto è inutile essere prudenti e se perdiamo la vena siamo fottuti.
Le convulsioni finalmente cessano e il bimbo accenna qualche respiro irregolare. Nel frattempo sopraggiungono i rianimatori e come d’incanto il sentiero stretto della speranza diventa una strada quasi scorrevole.
Adesso possiamo lavorare con più calma per stabilizzare le condizioni vitali.
Roberto, intubato per cautela, ha ripreso a respirare da solo, anche se è ancora fuori coscienza. In pochi minuti lo imbarchiamo sull’elicottero che lo porterà in un centro più attrezzato.
È passata meno di un’ora dall’inizio e ora che l’emergenza è finita mi lascio scivolare per terra senza quasi accorgermene, l’infermiera s’è accasciata su una poltroncina. Ci guardiamo, vuoti e invecchiati.
Oggi ho rivisto Roberto per un malanno banale; è un bimbetto vispo che non porta segni di quel pomeriggio. La mamma ha un sorriso appannato mentre ricorda la sua angoscia. Con molto pudore trova qualche parola per scusarsi del comportamento del marito:
– Aveva perso la testa…-
Le sorrido senza parlare, ma mi frullano in testa pensieri strani: non avevo nessuna voglia di morire, ma se le cose fossero andate male e lui avesse fatto ciò che minacciava, non avrei avuto nulla da ridire.
Però, visto che tutto è andato bene, mi piacerebbe un giorno incontrare quell’uomo, fissarci negli occhi e scoppiare a ridere, per come l’abbiamo messa nel culo alla morte.
Molto bello, grazie! Verissima la necessità, più che voglia, di ridere della propria paura, dopo. Io ho sempre l’impressione che la morte, se lascia fare, è perché ne aveva voglia!
è vero, lo spartiacque tra vita e morte in certi frangenti è molto stretto e forse è lei, la morte, a decidere se prendere o lasciare.
grazie a te,
ml
Entomotimica ha ragione, dentro ogni tragedia c’è una parte di farsa ma il copione non lo abbiamo scritto noi.
il copione noi lo subiamo, con l’aggravante della sensazione di averlo già recitato altre volte.
ciao Enzo,
ml
Mi fai rabbrividire. Certo che un medico al pronto soccorso ne passa davvero tante. Per fortuna ”a volte” tutto finisce bene. Un abbraccio e bravissimo per il sangue freddo dimostrato. isabella
più che freddo, il sangue mi si era proprio ghiacciato nelle vene 🙂
ciao isabella,
ml
“fissarci negli occhi e scoppiare a ridere, per come l’abbiamo messa nel culo alla morte.” 🙂 dico solo questo. grazie ciaooo
🙂
ciao cara minu,
un sorriso
ml
Stralci di vita che fanno bene all’anima, rimettono al giusto posto un po’ di “cose” …
Grazie, per il post, l’insegnamento … e le palle che avete sul lavoro …
🙂
Claire, avevamo una paura del boia, altroche’ 🙂
Ciao,
ml
Conosco. E’ una paura che ho sentito così forte … le ho permesso di frapporsi tra le mie scelte ed il futuro. Ho vagato dispersa anni per ritrovare una luce.
Ora so che la mia missione era altra.
Sono più brava … con le orecchie e con le parole.
Ti abbraccio.
..con le parole, d’accordo. Ma con le orecchie?
Date: Tue, 4 Nov 2014 14:34:53 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
… ascolto, il doppio, a volte il triplo di quanto parlo …
Sei saggia 🙂
Date: Tue, 4 Nov 2014 15:34:18 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
certo che anche loro, ecchediamine… “sfiga” è un eufemismo, eh.
Gia’, ma quanto piove a volte sul bagnato!
Ciao ammen,
ml
Non vorrei essere crudo ma la morte non la freghi. Questa storia, bellissima peraltro, è una storia di vita con una parentesi brutta. Ma sempre vita è. La morte non si è proprio fatta vedere perché, quando arriva, è la fine, vince sempre.
Hai ragione, non la freghi, ma a volte riesci a spostarla un po’ piu’ in la’.
Benvenuto Topper,
ml
Grazie. Mi piace come scrivi.
A presto.
Ti ringrazio. Ciao
Date: Tue, 4 Nov 2014 14:36:19 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
che potenza! mi è piaciuto molto. ho gradito il fatto che lo spettatore a un certo punto venisse nominato, inserendolo come parte della scena.
sì, e ti ringrazio di averlo notato, volevo “costringere” il lettore a essere partecipe, coinvolto.
ciao Lisa,
ml
“non avevo nessuna voglia di morire, ma se le cose fossero andate male e lui avesse fatto ciò che minacciava, non avrei avuto nulla da ridire” questa frase mi colpisce, si percepisce vagamente cosa devi aver provato, ci si legge tutta la tua umanità, fatta di sentimenti contrastanti, lotte interiori e forte empatia per la disperazione altrui.
Siete stati bravi e fortunati, quel giorno.
La morte ha uno curioso senso dell’umorismo, vero.
(le scene appaiono davanti agli occhi mentre si legge, come sempre)
G.
molto fortunati, indubbiamente 🙂
è che in quei momenti si è lacerati tra istinto di sottrarsi e necessità di fare, tra paura di non farcela e speranza fattiva di riuscire.
buona giornata G.,
ml
Piango come una vite tagliata. Sembra che quando uno è genitore sia genitore di ogni bambino di cui sente parlare.
Grazie per averlo salvato. Grazie per quello che i medici fanno in ospedale. Davvero. Quando la mettete nel culo alla morte che si vuole prendere un bambino è un gran giorno!
sei davvero tenera “oggi”,
un grazie sincero.
ml
sono le quattro del mattino, non riuscivo a dormire. Ora almeno ho un motivo per restare sveglia.
hai anche un motivo per riprendere a dormire, che le cose sono andate bene.
ciao Lu,
ml
Un ragazzino con una spada di Damocle sulla testa: il padre. La morte lo ha schivato ma la vita mi sembra che abbia già colpito duramente per la morte del fratello, l’aria sospesa di paura che si respirerà in quella casa e dei genitori approssimativi nei loro semplici strumenti.
quel padre! credo che ognuno abbia un livello di sopportazione delle disgrazie oltre il quale qualunque comportamento è lecito. E quel padre aveva già dato, abbondantemente.
ciao rosso,
un abbraccio.
ml
La chiusa che sdrammatizza: necessario quando si è in una situazione di scampato pericolo ed il pericolo riguarda la morte. Il beffare la morte ha sempre un gusto dolce sul palato.
…ma alla fine è sempre lei che si fa beffe di noi!
ciao marla
ml
doc, quanta vita! quanta (inutile) vita!
non dire così Al, nemmeno tra parentesi, dai.
un abbraccio,
ml
Quel padre non potrà più scoppiare a ridere, perché c’è stata un’altra volta in cui la morte la messa nel culo a lui.
è vero, certi lutti ti marchiano a vita, ma credo sia stato tanto il sollievo dopo che gli sembrava di ripetere lo stesso percorso agghiacciante che una risata amara e mezza ubriaca a quel padre sarà venuta.
ciao stella e benvenuta qui.
ml
Grazie, altrettanto!
🙂
Date: Fri, 7 Nov 2014 11:46:18 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Bravo ottimo lavoro 😉
grazie davvero Ariel.
un sorriso
ml
Complimenti, di cuore. E grazie. Buona settimana,65Luna
sono io che ti ringrazio per le parole.
ciao Luna,
ml