solo di notte

14 Gen
m.calati

m.calati

 

 

Di giorno si balbetta, ma le parole nella notte si fanno tonde e calde, piccole pagnotte dal buon odore alle narici, pietre di fiume smussate all’acqua e intiepidite al sole da passare di bocca in mano e da sgranare come grani di rosario, bocce di ferro che rotolano precise fino a raggiungere il pallino.

Di notte le parole ci fanno tutti complici, amici solidali, quasi amanti per quanto sconosciuti. Siamo le talpe semicieche che trovano nel buio sorrisi e gesti dove non potevano sapere finchè c’era la luce a nascondere emozione.

Forse solo questo ho imparato in tanti anni di lavoro. Che la notte aiuta.

 

Nella penombra delle stanze ti è più facile essere sereno sedendoti sul bordo di un letto sfatto di paura. Guardi negli occhi gonfi che non vedi questa mamma che boccheggia sotto il macigno di una diagnosi. Lei tace accarezzando lenta il suo bambino che finalmente dorme, miniera inesaurita di dolore, tu usi silenzio e vicinanza, parli, poco, stai in ascolto anche se tutto apparentemente tace. E con questi due strumenti che possono sembrare miseri, poco più che due cucchiai di fronte a una montagna, scavi un cunicolo fino al cuore della donna, che almeno possa respirare. E col respiro il pianto che assecondi muto, perchè occorre dare il tempo giusto ad ogni lacrima, che lenta cada come sangue sporco di terra da una ferita aperta che non devi avere fretta di richiudere. E dopo parli in un bisbiglio caldo, divaghi, infili qualche fesseria accettando il rischio di essere frainteso, e infine torni al sodo, che è quello il punto da smussare. Tu non sei giudice che possa fare sconti sulla pena, ma la pena la puoi dividere per due.

E solo quando ti sei fatto carico del peso altrui, azzardi di forzare la tristezza, ti fai caronte allegro, “di qui si esce più in fretta se le tornerà il sorriso, ginnastica di labbra e di cervello”. Lei forse capisce cosa intendi perché prima ti guarda stralunata poi abbozza una smorfia complice e bambina.

Nel buio amico escono altre mamme dalle stanze, ti stanano in ambulatorio o in cucina, sensi assonnati che fiutano e reclamano il conforto della voce prima ancora dell’aiuto di una cura. Chiedonoascoltano in piedi in corridoio e per un poco le abbandona il freddo che si portavano dentro.

Così per qualche ora oscura e chiara diventi il cristo minimo che allevia la comunanza del dolore e riaddormenta con le dita sulla fronte.

 

Poi torna la luce e con la luce i capi e i bravi e i belli, quelli con il sapere in tasca e le parole in bocca da utilizzare in giro per tenere le distanze e accrescere la gloria. “Notte tranquilla, nulla di nuovo” dici, che tanto a certa gente è inutile spiegare. Ma mentre te ne vai, vedi una mamma sul limitare della stanza che incomincia con te a tessere la tela di sorrisi e di fiducia, da non disfare nella notte che verrà.

24 Risposte a “solo di notte”

  1. iomemestessa 14 gennaio 2015 a 10:09 #

    Non so dove troviate forza, coraggio e abnegazione. Rendete, in ogni caso, la vostra porzione di mondo un posto migliore. Grazie

  2. arya 14 gennaio 2015 a 12:32 #

    non puoi fare sconti sulla pena ma la puoi dividere per due…molto toccante. Menomale che ci sono persone come te, oltre ai bravi e i belli col sapere in tasca.

  3. massimolegnani 14 gennaio 2015 a 13:41 #

    però io mi auguro (e per alcuni ne sono convinto) che anche quelli che di giorno sono “bravi e belli”, quando tocca loro la notte, diventino un po’ meno belli e un po’ più umani.
    un sorriso
    ml

  4. tramedipensieri 14 gennaio 2015 a 14:17 #

  5. ogginientedinuovo 15 gennaio 2015 a 09:25 #

    Sono commossa dal tuo cuore che si fa carico di metà del dolore di ognuna di quelle mamme. Immagino quanto sia gonfio quando la mattina vai a casa…
    So che per quelle mamme questo condividere è continuare a vivere perché la solitudine del dolore può uccidere. ❤

    • massimolegnani 15 gennaio 2015 a 10:55 #

      sì, oggi, chi lavora di notte ha questo compito, non lasciare che prevalga la solitudine del dolore.
      un abbraccio,
      ml

  6. Badev 15 gennaio 2015 a 16:01 #

    Leggo questo prima di farla io la notte e dopo aver letto il tuo commento alle mie dodici ore. Tutto vero, e che bisogno infinito di svuotarle in parole, quelle notti, che sono come tasche addosso.

    • massimolegnani 15 gennaio 2015 a 21:40 #

      Si’, tasche piene di oggetti e di sudore e di lacrime, giusto svuotarle.

      buona notte b. E che sia davvero buona la notte.
      ml

  7. stella scadente 18 gennaio 2015 a 23:36 #

    Quello che fai di notte è preziosissimo, grazie. Parola di mamma.

  8. gattaliquirizia 19 gennaio 2015 a 00:05 #

    la notte è come un baule da serrare a doppia mandata ogni mattina, con i suoi tesori e i suoi dolori. toccante e spiazzante questo post

    • massimolegnani 19 gennaio 2015 a 10:42 #

      mi piace l’immagine del baule con tesori e dolori, la notte è così come dici.
      ciao e grazie
      ml

  9. prishilla 21 gennaio 2015 a 00:43 #

    Commossa pure io, e sempre più convinta della necessità di un tuo testo – obbligatorio – per gli specializzandi.

    • massimolegnani 21 gennaio 2015 a 09:29 #

      (penso mi darebbero del patetico sognatore) 🙂
      ti abbraccio prish,
      ml

    • Minu 22 gennaio 2015 a 15:16 #

      la penso anche io così.

      • massimolegnani 22 gennaio 2015 a 15:55 #

        Sei sempre gentile con me, minu,
        grazie.
        ml

  10. Berenice 24 gennaio 2015 a 11:49 #

    E proprio di un cristo minimo si ha bisogno, spesso. Grazie per quell’alito tiepido.

    • massimolegnani 25 gennaio 2015 a 00:20 #

      grazie a te Berenice per aver condiviso le parole e il loro senso.
      ml

  11. tuttotace 24 gennaio 2015 a 14:08 #

    E spero anche io che i belli e i bravi siano in grado di tessere la tela di sorrisi che è davvero ciò che più allevia il dolore di chi assiste, spesso impotente e voglio anche sperare che siano in grado di non scioglierla quella tela… Ammiro il tuo coraggio, la tua determinazione, la forza e la generosità d’animo con cui ogni giorno tu, e tutti quelli come te,si fanno carico di un dolore enorme. E poi ancora e ancora, quasi senza limiti. Quasi. Mi sono commossa.

    • massimolegnani 25 gennaio 2015 a 00:25 #

      sai, io credo che se un medico non sente il desiderio di alleviare la pena, accanto al dolore, ai propri malati (e a chi gli sta intorno) bè allora quello non è nemmeno un medico.
      un abbraccio
      ml

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