la scatola di latta

23 Mar
by c.calati

                                                                                     by c.calati

Guardala. Quanto è brutta questa scatola, arrugginita e incerottata, sembra sia appena stata disseppellita da una montagna di rifiuti. Forse puzza e in ogni caso ha qualcosa di stantio, sgradevole allo sguardo. Eppure è l’unico oggetto che ho portato via dall’ospedale, quando è stato il momento di finire. È stato il regalo di un amico con cui ho condiviso anni di lavoro e che l’aveva sottratta alla furia di un trasloco di reparto. Non è il ricordo di caffè che insieme non abbiamo mai preso, e non contiene polvere scura, ma semplici sassi di fiume. Per anni questa scatola è stata strumento artigianale di lavoro, scossa in un certo modo, provocava la risposta acustica al neonato, uno sbattere le palpebre d’intesa o uno spalancare le braccia in istintivo allarme come un uccellino le ali al nido appena nato. Erano i tempi prima della tecnologia che tutto omologa e raffredda, erano i tempi della semplicità e dell’inventiva ed era stato il “Professore”, dal profilo basso e dal sapere immenso, ad inventarla  cercando sul greto della Dora i sassi adatti a produrre il suono giusto. Ne aveva raccolti tanti e fatto mille prove fino a trovare il rumore che non fosse troppo greve, inudibile ad alcuni, né troppo squillante, a rischio di false positività. E noi ogni giorno muovere il polso ad arte come provetti suonatori di maracas e scrutare la reazione negli occhi del neonato, essere noi stessi neonati al mondo, con quell’ingenuità che ci era necessaria per credere al lavoro. Ora non sono più neonato, nemmeno più lavoro tra i neonati, adesso sbatto io attonito le palpebre se provo a scuotere la scatola. L’ho messa sulla scrivania, accanto al whisky, alla tastiera e al fumo, il minimo occorrente per i miei viaggi da seduto:  se la agito, in ogni sasso che smuovo e scuoto e suono riconosco qualcuno a cui sono stato a fianco nel lavoro. Così il suono greve è il professore come ci fosse ancora, la nota acuta è Nico, Laura è canterina, Mauri il rumore più pungente, Sandro il suono sardo, Stefy il trillo allegro, Emi la nota persistente che si spande all’aria e altri ancora a dare forma e armonia al suono che ne esce. Sono costoro che l’ultimo giorno hanno brigato per ritrovarsi accanto a me come per caso, scambiando turni di nascosto e rinunciando alle ore di riposo prima di far notte. Li ho avuti intorno per un giorno intero, un codazzo di risa e lacrime e sacrosante prese per il culo mentre tentavo di dar normalità a un turno che era l’ultimo. E con loro le ultime sono state le mie più vere ore a rovescio, calore schietto e un ciao buttato li’ con noncuranza mentre uscivo come tornassi il giorno dopo.

46 Risposte to “la scatola di latta”

  1. giuliagunda 23 marzo 2015 a 22:50 #

    Mi commuovi, malinconica poesia.
    Un abbraccio stretto, un soffio caldo e solidale mentre scuoti la scatola

    G.

    • massimolegnani 24 marzo 2015 a 00:36 #

      sento la tua commozione e a mia volta mi emoziono.
      grazie G.
      ml

      • Minu 24 marzo 2015 a 08:15 #

        “un ciao buttato li’ con noncuranza mentre uscivo come tornassi il giorno dopo.” Anche io faccio così, aiuta a smorzare le emozioni, ad elaborare in disparte l’assenza che sentirò e che espòoderà, in privato da orso ( femmina) quale sono.Molto bello….

      • massimolegnani 24 marzo 2015 a 10:48 #

        Sì, l’uscita di scena deve essere a luci smorzate 🙂 Grazie “orsa” Minu della condivisione. un abbraccio. ml

        Date: Tue, 24 Mar 2015 06:15:18 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it

  2. ammennicolidipensiero 24 marzo 2015 a 00:29 #

    che grande momento. anche per chi, pur per poco tempo rispetto ad un’intera vita lavorativa e pur non conoscendoti se non attraverso le parole, ha seguito i tuoi racconti da lontano. buon tutto, ml.

    • massimolegnani 24 marzo 2015 a 00:37 #

      grazie di cuore ammen, in questi anni tu mi hai accompagnato.

      ciao,
      un abbraccio.
      ml

  3. enricogarrou 24 marzo 2015 a 01:06 #

    Massimo, il tuo post è commovente, di infinita tenerezza per un lavoro che per Te è stato un lungo momento di gioia e d’amore. Complimenti

  4. menteminima 24 marzo 2015 a 05:38 #

    Bellissimo e commovente.
    Ti vedo col tuo set da viaggio da seduto :-).
    ciao

  5. mia_euridice 24 marzo 2015 a 08:21 #

    Uno splendido “souvenir” di ciò che hai vissuto per molti anni.
    Commovente, certo.
    Simbolo di immense emozioni.

  6. ogginientedinuovo 24 marzo 2015 a 11:02 #

    Nulla è fuori posto. Mi commuove la tua scatola di latta, compagna di viaggio.
    Buon viaggio dunque, su una strada nuova 🙂

    • massimolegnani 24 marzo 2015 a 12:31 #

      grazie “oggi”
      ml
      (la scatola di latta è davvero qui al mio fianco mentre ti scrivo!)

  7. Donatella Calati 24 marzo 2015 a 11:09 #

    perfetto! ti aspettavo al varco, all’indomani, e hai superato ogni mia aspettativa
    (si può condividerlo?)

    • massimolegnani 24 marzo 2015 a 12:34 #

      (lo stai già condividendo, Dona)
      e magari a pasqua festeggeremo insieme…da pensionati!
      ciao
      un sorriso.
      c.

  8. remigio 24 marzo 2015 a 12:25 #

    Buon proseguimento e tante belle cose…:-)

  9. unsassoverticale 24 marzo 2015 a 15:25 #

    Davvero un momento commovente. E allora buona vita, e tanti buoni viaggi ancora, da seduto e non.

  10. viaggiandonam 24 marzo 2015 a 21:22 #

    Che bello questo pezzo Massimo, l’hanno detto tutti, commuove per davvero.

  11. Lisa Agosti 25 marzo 2015 a 07:01 #

    Questo pezzo è stupendo, così sentito, mi sono immedesimata subito. Bello il set da viaggio, me ne dovrei fare uno con la mitica tisana al finocchio 🙂

    • massimolegnani 25 marzo 2015 a 10:43 #

      tisana? bè, viaggiassimo insieme non ci ruberemmo certo i beveraggi 🙂

      ciao Lisa
      un abbraccio
      ml

  12. arya 25 marzo 2015 a 09:56 #

    che cosa meravigliosa, quanta poesia negli oggetti apparentemente senza valore che racchiudono un mondo. Buon viaggio!

    • massimolegnani 25 marzo 2015 a 10:47 #

      a un primario per il suo pensionamento avevano regalato un fonendo in oro. Ecco credo che la mia scatola arrugginita valga mille volte di più.
      ciao mammina,
      ml

  13. Prishilla 25 marzo 2015 a 11:20 #

    Che belli questi suoni che chiami per nome, custoditi in una scatola che sembra proprio quella del tesoro, che bello quel ciao ‘come se’… Commossa pure io, sbatto gli occhi e chiedo: e adesso? il manuale per gli specializzandi?? 🙂

    • massimolegnani 25 marzo 2015 a 14:30 #

      bello il tuo sbattere le palpebre al suono. Un manuale? no, per carità, sarebbe incomprensibile 🙂
      ciao prish
      ml

      • Prishilla 26 marzo 2015 a 10:20 #

        Mi permetto di dissentire. Io baserei l’esame finale sulla comprensione – quella vera – del tuo diario di bordo 😉

      • massimolegnani 26 marzo 2015 a 11:28 #

        che cara sei, prish! 🙂 Ti abbraccio

        Date: Thu, 26 Mar 2015 08:20:27 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it

  14. Jihan 28 marzo 2015 a 13:40 #

    okay, va bene, 110elode in etica/estetica della malinconia. promosso a pieni-vuoti mentre canti “Quelli belli come noi”, ti ascolto con metà attenzione (vuoi che mi commuova?). L’altra metà è per la metà che non dici, come al solito, la metà che non ne poteva più – diciamolo – e mi aspetto anche una riflessione critica, meno intimista, su certe (loro) miserie che andavano a braccetto con le (vostre) aristocratiche ricchezze di spirito (di servizio). E ben venga questo tempo nuovo, che a un certo punto è necessario un cambiamento, un altro ritmo, un nuovo profilo, che tu terrai basso, come al solito, sfilando di fianco mentre alzi lo sguardo. Ti auguro un nuovo orizzonte, magari infuocato, ti auguro di allontanare il tempo per avere nostalgia e trovare invece il tempo per tirare fuori dal cassetto un vecchio (non quanto te) progetto, senza bisogno di agenti letterari improvvisati, stavolta. E poi, pensa, niente più mamme, certo, ma vuoi mettere dormire tutte le notti, ma proprio tutte, tra le coltri morbide e tiepide? Quindi, vecio, alza il culo e pedala, che la strada è ancora lunga. 🙂

    • massimolegnani 29 marzo 2015 a 00:00 #

      Ji :-), ma tu tutte queste parole belle e calde le hai tirate fuori proprio perchè ti sei commossa, inutile che fai la dura! E naturalmente hai ragione, l’altra metà di me non ne poteva più di mamme e figli, di turni e di miserie. E forse avrei dovuto parlare delle “miserie”, ma qui, al mio primo sguardo indietro avevo voglia di celebrare un gruppo senza cui questi anni non sarebbero stati così belli.
      Quanto al futuro, vedremo che cosa riserverà, io spero di continuare a scrivere e a pedalare ancora a lungo. 🙂
      un abbraccio
      ml
      (che piacere il tuo intervento!)

      • Jihan 29 marzo 2015 a 01:00 #

        macché, Tarlo. io non mi commuovo più. ho smesso di spargere lacrime come fossero vestiti lasciati cadere sul pavimento. 😛
        aspetto il secondo sguardo indietro e pure di vedere pubblicati I racconti della B., poche storie.
        V.

      • massimolegnani 29 marzo 2015 a 11:31 #

        ciao burbera, ti sorrido. (per il secondo sguardo e per i racconti della bici non prometto niente, ma mi fa piacere la tua pressione)

        Date: Sat, 28 Mar 2015 23:00:19 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it

  15. rossodipersia 28 marzo 2015 a 22:01 #

    Ho letto adesso questo post (riducibile termine) e ho provato una commozione infinita: costringere sé stessi a fermarsi, anche quando non ne hai voglia, ma sei profondamente stanco, eppure senti che altro ancora puoi donare, puoi salvare, puoi regalare. Dev’essere difficile e temerario questo tuo tempo, che io abbraccio per certa ammirazione. Permettimi di condividere questo racconto.

    • massimolegnani 29 marzo 2015 a 00:07 #

      cara rosso, quanto calore mi dai.
      dovevo fermarmi, non aveva più senso andare avanti, troppa stanchezza e qualche delusione.
      felice delle tue parole, ti abbraccio anch’io, forte
      ml

  16. rossodipersia 28 marzo 2015 a 22:03 #

    L’ha ribloggato su Rosso di Persia.

  17. Stefi 29 marzo 2015 a 19:51 #

    …e quando si leggono parole così, si ha bisogno di stare in silenzio.
    Nel silenzio la bellezza delle tue parole.

  18. monika santi 10 aprile 2015 a 18:09 #

    gran bello strumento diagnostico (e la tua poesia….).

  19. tuttotace 22 aprile 2015 a 15:02 #

    Per fortuna leggo nei commenti che questo post meraviglioso ha commoso e coinvolto tutti, perchè il groppo in gola che mi ha lasciato è doloroso, ma visto il personale momentaccio non avrei voluto fosse dovuto ad una mia certa instabilità emotiva. Invece no Massimo, la commozione è vera e visto che ti ho trovato solo da poco e i tuoi Diari di bordo li trovo speciali, devo anche dirti che egoisticamente mi dispiacerà molto non leggere più queste tue storie di quotidianità. Ci sono quelle vecchie che recupererò e poi magari condividerai con noi i ricordi che con il passare del tempo verranno a galla. So, per esperienza, che per un medico dire basta non è cosa semplice, soprattutto se ci si porta dietro qualche delusione. Grazie per aver condiviso tutto con noi. Molto commossa ti abbraccio.

    • massimolegnani 22 aprile 2015 a 18:01 #

      felice che tu ti sia lasciata andare a una piena commozione.
      grazie
      ml
      (scriverò ancora pagine del diario di bordo, sull’onda dei ricordi) 🙂

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