Cesiraaaaa!!
La Cesira, in cucina, sussultò e perse la presa del bicchiere che andò in frantumi nel lavello. Smoccolò tra sé, chiuse l’acqua, si asciugò le mani nel grembiule e si avviò verso la sala con passo non troppo affrettato, strascicando le pantofole di feltro con gli occhi rivolti al cielo. Che diavolo succede?, si chiese a fior di labbra.
Nemmeno il tempo di arrivare e di nuovo la voce, quasi isterica, la investì sotto l’arco della porta:
CESIRAAA!!
Madonna benedetta che ti piglia? Stai male?
Suo marito era seduto come ogni giorno al tavolo da pranzo, il Corriere aperto, gli occhiali che inesorabili gli scivolavano sul naso.
Sbrigati, accendi la tele!
Non potevi alzare il tuo molle deretano e fare quei due passi che ti dividono dal mobile? Mi hai fatto rompere un bicchiere con le tue grida.
Dante nemmeno sentì il rimbrotto della moglie. Boccheggiava senza più spiccicare suono, l’indice tremante a indicare lo schermo spento, la faccia che sembrava un semaforo impazzito, ora avvampava, ora impallidiva assumendo una tinta cangiante tra l’itterico e il verdognolo.
La moglie si piantò al centro della stanza e si accese una sigaretta, ben decisa a opporre flemma alle bizze del suo uomo. Piccola e magra come l’ultima acciuga rimasta nel barattolo, aveva però una voce cavernosa che faceva tremare i vetri.
Da quand’è che t’interessa “Uno Mattina”?
L’uomo scosse il capoccione. Il semaforo era di nuovo sul rosso e con l’afflusso di sangue gli tornò la parola:
Domani potremmo essere tutti morti.
Ahahaha.
La risata della Cesira era terribile, una specie di boato sordo che partiva dal profondo e s’ingigantiva misteriosamente in quella bocca tanto piccola.
Dante picchiò il dorso della mano sui fogli del giornale, come se il gesto da solo fosse una spiegazione sufficiente.
Tutti morti, sì! Non arriveremo vivi a capodanno.
La moglie, gli occhi ridotti a due fessure dal fumo della sigaretta che le penzolava tra le labbra, i bigodini che le vibravano in testa come luci sbilenche sull’albero di natale, sbottò gelida:
Te ti ha fregato l’11 settembre e adesso l’ISIS ti ringalluzzisce. Aspetti sempre una catastrofe che ti riempia le giornate.
Accendi quella cazzo di tele e vedrai se conto balle!
Ma perché non te ne vai a giocare a bocce come tutti i pensionati invece di roderti il fegato con le notizie del giornale?
La Cesira non si era mossa di un millimetro dal centro del tinello. Teneva le braccia conserte e fissava con disprezzo il marito.
Stufo di quel tiramolla che gli faceva solo perdere tempo, Dante si alzò sbuffando e si avviò con passo pesante che avrebbe voluto essere solenne verso il televisore. Di sicuro su qualunque canale si fosse sintonizzato avrebbero visto le stesse facce stravolte di giornalisti pallidi che cercavano di arginare il proprio panico. E allora sì che lei gli si sarebbe stretta addosso, incredula e tremante. E magari gli avrebbe pure chiesto scusa per come lo aveva trattato. Lui, conscio della fine imminente, l’avrebbe perdonata.
Accese.
Un venditore di padelle decantava con faccia ilare le qualità dello strato di teflon antiaderente. Fanculo. L’uomo smanacciò sul telecomando e sullo schermo apparvero in una successione sempre più frenetica un concorrente afflitto per l’eliminazione da “la vita è tutta un quiz”, le chiappe sorridenti di un’oca muta, un servizio sui tesori minori del Varesotto pre-collinare, uno scampolo di messa officiata da un cappellano degli alpini, uno spezzone di partita del campionato croato di terza serie.
Spense.
Rimase qualche istante frastornato, poi riemerse lentamente alla realtà.
Senza una parola, con ancora le ciabatte ai piedi, infilò la porta dell’appartamento e uscì. Forse finalmente sarebbe andato a giocare a bocce.
Solo allora la moglie si avvicinò al giornale lasciato aperto sul tavolo. Il paginone centrale, zeppo di colori sgargianti e punti esclamativi alti come pali telegrafici, recitava: “Domani in piazza Cinque Giornate atterra l’ASTRONAVE! Resterete senza fiato, saranno cose da marziani!” A fondo pagina, in caratteri più piccoli si annunciava che l’Astronave del Mobile apriva un nuovo punto vendita in città.
Cesira appallottolò il giornale mormorando un “povero scemo” quasi affettuoso.
😊😊😊 buon Natale massimolegnani! Ti siano lieti e dolci questi giorni, il profumo della casa, la legna a scaldare il cuore, gli abbracci a sciogliere la neve.
grazie “luci”, che la legna bruci sempre anche da te.
un sorriso caldo,
ml
😅
ricambio il sorriso,
ciao,
ml
L’Apocalisse è scongiurata, almeno per ora … Auguri ! 🙂
eheh!
Auguri a te,
ciao rodix,
ml
Auguri Massimo!
grazie .marta,
buone feste a te,
ml
tre cavi, un cielo azzurro e la cima di un albero.
metafore?
l’informazione che passa sui fili, la comunicazione di tre esseri paralleli destinata a non incontrarsi mai, il simbolo di un misterioso collegamento tra due entità, un codice per iniziati, elettromagnetismo…?
sì, metafore almeno in parte, i tre fili sono righe su cui ognuno legge ciò che vuole.
(e dal cielo terso potrebbe davvero spuntare l’astronave che Dante immagina. basta crederci)
ciao,
ml
un’altra???
ma non bastano gli alieni che abbiamo in casa e che da decenni ci avvelenano la vita?
è che alieni o no, ormai siamo alienati 🙂
Date: Sun, 27 Dec 2015 10:03:15 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Se sono così “evoluti” da arrivare fin qui, senz’altro si guarderanno bene dal farsi vedere…. A leggerlo mi sembrava di essere seduta in un angolino del tinello ad osservare la scena da vicino. Mi fa riflettere sulla facilità con cui fraintendiamo quello che leggiamo (o non leggiamo completamente) e sulla nostra vera capacità di ascolto. Buon Nuovo Anno Massimo 🙂
sì, siamo facili all’equivoco, soprattutto noi uomini, che la Cesira non si fa fregare tanto facilmente 🙂
grazie Nuzk, buon anno a te per tutto l’anno.
ml
Toglierei il “quasi” all’affettuoso finale, che la Cesira senza Dante secondo me non ci sa stare.
Sbaglio ml?
non sbagli Stè, la Cesira sotto l’aspetto burbero ha un cuore grande per il suo Dante pasticcione 🙂
ciao,
ml