Archivio | marzo, 2016

a Ceresole?

30 Mar

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Ho nostalgia e rammarico allo stesso tempo. Niente di strano, capita spesso, ma questa volta le due emozioni non riguardano il passato ma il futuro, un evento ancora vago che prende forma all’orizzonte.  Ci penso,  mi auguro che accada, e allora lo vedo già ammantato di quella patina di antico e di vissuto che vi si posa sopra quando il bel futuro è diventato ieri. Temo però che non si realizzi e allora, guardandolo con gli occhi dell’occasione ormai mancata, non è più una nostalgia ma malinconico rammarico. Continua a leggere

e tu, sei cincia, tortora o gazza?

25 Mar

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Solo il merlo è maschio nel mio giardino, per il resto qui abitano e volano tortore, cince e gazze.  A queste dovremmo aggiungere le cornacchie che però sapendosi poco gradite se ne stanno ai margini, isolate in cima alla sequoia, la pianta più lontana dal terrazzo. E dal terrazzo io osservo e mi diverto ai comportamenti differenti di queste femmine volatili: tre razze, tre caratteri distinti. Continua a leggere

le caviglie della città

22 Mar

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Quella città per me non era che un nome stampigliato a grosse lettere su un cartello verde con una vistosa freccia verso destra, non diverso da tanti altri che scandivano i miei lunghi percorsi di lavoro. Nessun cliente in quella zona, nessun motivo per infilarmi in quello svincolo. Ci fui costretto un giorno, quando un’interruzione in autostrada deviò il traffico sulla provinciale proprio a quell’uscita. Continua a leggere

dimenticare Maigret

19 Mar

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Simenon è il più grande romanziere europeo del novecento.

Ecco, l’ho detto, così non ci pensiamo più.
E già le vedo le vostre facce storte, le smorfie orripilate, i nasi arricciati dal disgusto, che ce n’è una schiera più meritevoli e solidi di lui. Come avessi affermato che l’Inter è la migliore squadra d’Europa. E allora voi giù a snocciolarmi la litania dei nomi e dei blasoni, Bayern, Canetti, Liverpool, Maugham, Real, Joyce, Ajax, Mann, Milan, Baricco, Barcellona (solo sulla Roma e De Carlo nessuno fiata).  Continua a leggere

lische di pesce fesso n°17

17 Mar
foto by c.calati

foto by c.calati

 

 

 

Vedo nudo        è l’unico mio racconto a essere gettonato tutte le notti, lettori che si fermano al titolo e alla foto (https://orearovescio.wordpress.com/?s=vedo+nudo&submit=Cerca) Continua a leggere

l’arte povera di volare bassi

14 Mar
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by c.calati

 

 

Mia sorella accovacciata sul sedile aveva già le mani sulla leva del comando, io ero perplesso ancora prima di salire per sedermi al suo fianco. Era la nostra prima volta sulla giostra degli aeroplanini, lei entusiasta per quel battesimo dell’aria, io mi sentivo appiccicata addosso la faccia smarrita di Stanlio, uguali orecchie a sventola, stesso viso bislungo come un punto esclamativo, sai i filmini della domenica senza sonoro (“stagno e olio” li chiamavo io con logica stringente di bambino che s’appiglia a nomi che già conosce) forse per questo nemmeno io parlavo, muto subivo l’avventura sulla giostra. Mi mancava solo la bombetta sotto cui grattarmi disperato la capoccia, non ci eravamo ancora mossi ma in cuor mio non potevano che essere disastri. Continua a leggere

il rigore della luce

11 Mar
by c.calati

by c.calati

 

Sono ore che guardo questo freddo fascio di sole in un anonimo mattino di basso inverno.

Un giudice inflessibile, un angelo sterminatore, il sole dallo sguardo gelido illumina le cose a suo piacere o le trascura, anzi le oscura di un’ombra spessa, implacabile. Continua a leggere

il viaggiatore notturno

8 Mar

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Due generi di libri non sopporto, quelli che avrei potuto scrivere io, bei compitini dalla scrittura scorrevole e dalla trama adeguata, arrivi veloce all’ultima pagina, bon, fatto, li chiudi, li riponi e li dimentichi. E quelli che, per quanto originali, ti danno, dalle prime pagine, la sensazione di essere stati scritti, anzi confezionati, non per comunicare umori ma per vendere bene. Gli insopportabili best-seller, nemici del lettore.  Continua a leggere

ciaspole rosse

6 Mar
by c.calati

by c.calati

 

Visto che quest’anno latita, sono andato a stanare inverno a casa sua. In montagna.

E l’ho trovato subito nella neve che mi ha accolto a larghe falde.

L’ho riconosciuto nei rascard di legno antico, carichi di tanto bianco e nella corona di monti incanutiti fin dove arriva l’occhio. Continua a leggere

ballata anarchica

1 Mar

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Aveva una divisa grigia come la sua barba
che radeva solo alla domenica
per risparmiare sul costo delle lame.
Sembrava un carcerato, Saverio Giacometti,
invece faceva il netturbino nel centro di Milano,
sarà passato un secolo da allora.  Continua a leggere