Simenon è il più grande romanziere europeo del novecento.
Ecco, l’ho detto, così non ci pensiamo più.
E già le vedo le vostre facce storte, le smorfie orripilate, i nasi arricciati dal disgusto, che ce n’è una schiera più meritevoli e solidi di lui. Come avessi affermato che l’Inter è la migliore squadra d’Europa. E allora voi giù a snocciolarmi la litania dei nomi e dei blasoni, Bayern, Canetti, Liverpool, Maugham, Real, Joyce, Ajax, Mann, Milan, Baricco, Barcellona (solo sulla Roma e De Carlo nessuno fiata).
Ma voi siete prevenuti. È che io dico Simenon e voi subito pensate a Jean Gabin o a Gino Cervi. A Maigret, per intenderci.
Sì, il primo martellamento programmatico della televisione, al tempo del quasi tutto bianco e del poco nero. Il bonario commissario, sorretto dalla moglie, infaticabile rammendatrice di calzini, e dalla pipa in radica, costantemente accesa, teneva inchiodati gli Italiani, arrivando sempre a dipanare il caso e a mantenere la quiete dell’ambiente. Un campione borghese, un democristiano d’oltralpe, utile alla causa anche in casa nostra, che ci scommetto, a suo tempo, ha condizionato più elettori di Andreotti. Ma il commissario più famoso degli anni sessanta, per quanto bravo e simpatico, con il suo successo ha rovinato l’attore e l’autore. Il primo dopo di allora ha fatto solo la pubblicità alla Vecchia Romagna, che come attore non era più credibile in altre vesti ed il secondo si è visto appiccicare l’etichetta fastidiosa di “papà di Maigret”, come se in vita sua non avesse scritto altro.
No, amici, dovete dimenticare Maigret.
Simenon è scrittore di razza, autore di decine di romanzi, uno più coinvolgente dell’altro. E non si tratta di noir o polizieschi.
Anche se in ogni suo romanzo qualcuno muore, lui sembra non badarci, non ci imbastisce una trama gialla intorno, non alimenta il fuoco del sospetto e degli indizi. Anzi, di solito ti dice subito chi è stato, in modo da non pensarci più. Ciò che gli preme è altro.
A lui preme la vita e il percorso spesso assurdo verso la morte. Perché, come dice Amos Oz, la vita fa rima con la morte.
In fondo Simenon è un sovversivo, i suoi eroi sono piccoli donchisciotte di provincia o borghesi non rassegnati di città che tentano estreme e vane ribellioni al grigiore della vita, fanno gesti tremendi, uccidono o si uccidono, per sottrarsi al destino piatto che per loro sembra già scritto. E in lui c’è sempre la pietà, la comprensione per la vittima e per l’assassino, che raramente è un folle o un delinquente, più spesso uno qualunque, che troppo ha visto e subìto o che troppe generazioni hanno soffocato in un ruolo stretto.
Kees Popinga, l’uomo che guardava passare i treni, Charles Alavoine, il medico della lettera al mio giudice, Etienne, l’irrisolto rappresentante di commercio della scala in ferro sono personaggi emblematici, così diversi per estrazione e vicende, eppure così simili nel loro accostarsi alla morte, loro e altrui, come ad un evento ineluttabile. E dietro di loro, Simenon, che li segue passo passo con l’affetto di un amico, come dicesse “non vi giudico, potevo esserci io al vostro posto.” È questo che mi piace di lui, la cura che ci mette nell’abbattere le barriere tra “i buoni” e “i cattivi”, che in effetti basta poco a fare di un impiegato modello o di un professionista stimato un assassino, basta un tracollo o una passione mai provata prima. Quanti omicidi ho commesso seguendo le sue parole, quante volte mi sono suicidato!
Così lui scrive di luoghi e di persone con una minuzia quasi fotografica, perchè nemmeno tu che leggi emetta condanne o assoluzioni, ma comprenda il meccanismo di questo balletto tragico e fascinoso che è la vita.
Quasi sempre uomini i protagonisti delle sue storie.
Non certo per avversione nei confronti delle donne, che, madri, mogli o amanti, sono il perno attorno a cui ruota la trama, l’elemento catalizzatore che spesso fa precipitare la vicenda. No, credo che il motivo sia un altro: Simenon è partecipe degli avvenimenti che racconta, c’è sempre una parte di sé nei suoi personaggi, è come se dicesse “parlo degli uomini perché li conosco, i miei personaggi non sono altro che me stesso. Le donne invece, le donne, le guardo con stupore e poi le amo”.
E poi c’è un altro elemento che rende impareggiabile Simenon, anche se questo non è merito suo. Pur essendo morto da decenni, i suoi romanzi continuano a uscire, un nuovo titolo, o meglio una ristampa dell’Adelphi, ogni 3-4 mesi da almeno una quindicina d’anni. E ogni volta, mentre attendo una nuova uscita, un appuntamento a cui mi presento con largo anticipo, ho l’impressione che lui sia lì a scrivere le ultime pagine con quella febbre veloce che lo contraddistingue, e forse non ha ancora deciso il titolo. E al libraio chiedo se è già uscito il nuovo romanzo di Simenon , come se lui fosse nel retrobottega pronto a firmare la mia copia. Non è forse questa una piccola immortalità?
D’accordo con te! Adoro le sue atmosfere fumose e il senso di aspettativa che cresce poco a poco 🙂
sì, è torbido e lieve, impareggiabile a farti entrare a poco a poco nella psicologia dei personaggi.
ciao Mela,
🙂
ml
Concordo, grande scrittore. 65Luna
mi fa piacere,
ciao Luna.
ml
emh…. ammetto l’ignoranza, ma non ho letto nulla di simenon… ma come al solito tu metti curiosità!
poco male, nelle persone giuste ignoranza è premessa a conoscere.
🙂
ml
ma sai che hai ragione??? non per reputarmi la persona giusta, eh…. ma forse se stimolati bene, poi si ha una voglia matta di sapere!
Che poi saranno sempre di più le cose che ignoriamo rispetto a quelle che sappiamo. Ma l’importante e’ avere voglia di conoscenza 🙂
Date: Sat, 19 Mar 2016 16:12:31 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
beh altrimenti non potremmo imparare piu nulla… e allora che faremmo??!
buona serata ml!
Giusto 🙂
Buona serata a te
Date: Sat, 19 Mar 2016 16:22:47 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
secondo te se uno comincia con Il piccolo libraio di Archengelsk riesce a farsi un’idea o hai un consiglio migliore?
sì, ti dà l’idea delle sue atmosfere e dei suoi personaggi.
Poi però ti consiglio Colpo di luna e La vedova Couderc, tra i suoi migliori.
ciao teti,
ml
preso nota e segnato anche lettera a mia madre… merci et au revoir!
quella me la sono segnata anch’io 🙂
Date: Sun, 20 Mar 2016 09:40:06 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
È l’uomo con cui sono cresciuta, Simenon, in quella certa provincia francese… Leggerlo o rileggerlo è sempre un piccolo nostos.
ti capisco, a me fa venire nostalgia per luoghi dove non sono mai stato e dove non vivrei bene, magia delle atmosfere.
ciao Spersa
ml
Un grande scrittore…con lettera alla madre si rivela “l’uomo” Simenon
Ciao
.marta
mi metti in difficoltà, non l’ho letto, ma non stento a crederti.
ciao .marta
ml
Sì, Marta cara.
Io mi sentivo in quell’ospedale. E’ un libro raro.
Mi hai fatto venire in mente un’altra lettera, “Lettera al mio giudice”, che io so quasi a memoria.
Un sorriso a te.
gb
Grazie, ml, che mi permetti di interagire con una tua ospite.
Buon pomeriggio
gb:-)
Prego, gb 🙂
Date: Sun, 20 Mar 2016 12:11:36 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Ciao gelso, sempre piacevole incontrarti ❤️
E’ piacevole per me incontrare te, Marta cara.
❤
gb
Vorrei avvenisse più spesso, sì.
Grazie, ml.
🙂
gb
Confesso totale mancanza e completa ignoranza in merito.
Grave, lo so. 😦
tranquilla Stè, hai tutto il tempo per recuperare
ciao 🙂
ml
“Simenon è il più grande romanziere europeo del novecento.”
Oh, sì.
Ecco, l’ho detto anche io. E non ci pensiamo più.
Sono cresciuta con Simenon.
Le sue atmosfere e molto altro di cui tu hai parlato in questa tua bella bella pagina ti si attaccano e non ti lasciano più.
Concordo profondamente con quello che dici sugli uomini e sulle donne in Simenon.
Anche io in libreria mi comporto come te.
Simenon ha una sua immortalità, sì… anche, ma non solo in questo senso.
Grazie, ml.
Al prossimo Simenon con “passione”, sì.
gb
Al prossimo, che le sue uscite non finiscono mai 🙂
Ciao gb, un sorriso
ml
Al prossimo con “passione”.
Simenon deve essere letto con passione.
Ciao, ml.
🙂
gb
Senza dubbio!
Date: Sun, 20 Mar 2016 13:09:10 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Mi considero un lettore medio (chi segue il mio blog può verificarlo), eppure non mi sono mai avvicinato a Simenon ed alla sua letteratura gialla. Probabilmente mi sono lasciato fuorviare dal commissario Maigret e dalle sue indagini poliziesche (che tra l’altro ho visto poche volte in televisione) e non ho saputo cogliere, invece, la qualità dello “scrittore di razza”, autore di tanti romanzi. Ma a tutto si può rimediare. Tant’è che proprio ieri (che strana coincidenza…), durante un mio giro tra le bancarelle dell’usato, mi sono imbattuto ne “L’uomo che guardava passare i treni”. Mi ha colpito quel titolo e, da ex ferroviere, l’ho comprato e lo leggerò appena possibile. :-)
Ti considero un lettore ben superiore alla media, tuttavia il mondo dei libri e’ talmente ampio che anche tu puoi avere delle lacune 🙂
Poi mi dirai cosa ne pensi dell’uomo che guardava passare i treni.
Ciao
ml
Mi piace Simenon, e mi piace anche nei suoi Maigret. Pure lì riesce a raccontare vita, a farti amare i suoi personaggi, complessi, ricchi di sfumature…
Buone letture!
🙂 Chiara
Si’, ‘Maigret’ da leggere ogni tanto non e’ male, ma i romanzi sono superiori, per me 🙂
Grazie Chiara
ml
Non c’è dubbio… 🙂
🙂
Date: Sun, 20 Mar 2016 16:55:54 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Mai letto.
E non mi va neppure di farlo.
Che ti devo dire?
Non mi ispira…
Non tutti i gusti sono alla menta, dicono qui in Piemonte, immaginati con che E 🙂
Ciao
ml
Concordo sostanzialmente su tutto, tranne che su Maigret e sulla sua svalutazione. Leggere Simenon prescindendo da Maigret naturalmente si può fare, ma priva il lettore di un importante punto di osservazione sull’autore stesso. Qualcuno, purtroppo non ricordo più chi, ha paragonato i Maigret a quegli schizzi che un pittore esegue in preparazione ad una sua opera più completa. Lo trovo un paragone calzante. Non perché i vari romanzi sul commissario siano preparatori dei romans-romans, ma perché in essi si ritrovano, in sottofondo, la stessa tensione narrativa e la stessa atmosfera; seppure imbrigliate negli schemi d’obbligo del romanzo poliziesco.
In quasi tutti i 76 romanzi e 28 racconti dedicati al commissario Maigret il vero protagonista è sempre un altro: si tratta della vittima o dell’assassino.
Maigret ci accompagna dentro la sua storia come una sorta di Virgilio e, se si osserva attentamente, quasi tutti questi personaggi potrebbero essere protagonisti du un romanzo appositamente dedicato. Questa è una caratteristica che difficilmente si ritrova in altri autori del genere poliziesco.
Due brevi precisazioni, poi, sulla serie televisiva italiana, con Cervi, andata in onda fra il ’64 e il ’72: Cervi morì nel 1974 all’età di 73 anni. Non credo che nessuno lo abbia più ingaggiato a fare altro per colpa dei Maigret. Mentre recitava il personaggio televisivo partecipò a ben 11 film molto diversi fra loro, fra i quali l’ultimo Don Camillo (Don Camillo e i giovani d’oggi) interrotto per la morte di Fernandel. Anche il personaggio di Peppone caratterizzò molto Gino Cervi, ma non gli impedì di fare altro.
Riguardo a Simenon, non credo proprio che la serie televisiva lo abbia danneggiato più di tanto. I suoi romanzi Maigret escono in Italia dagli anni trenta del novecento e il suo nome è sempre stato accostato al genere “giallo”. La “critica” ufficiale ha sempre accettato con molte riserve di considerare i suoi romans-romans con la dovuta considerazione e la generale rivalutazione cui assistiamo da alcuni anni è, appunto, storia recente.
Un saluto a tutti e complimenti al blog.
intanto ti ringrazio per l’apprezzamento e soprattutto per la completezza del tuo intervento.
hai praticamente ragione su tutto, la mia, riguardo a Maigret, era una forzatura consapevole, per privilegiare l’attività dello scrittore come romanziere.
mi piace la definizione che riporti riguardo ai gialli del commissario, “schizzi preparatori di un’opera”.
come dici anche tu la critica ha sempre snobbato il Simenon romanziere, probabilmente fuorviata dal successo del Simenon giallista.
un saluto a te e benvenuto nel blog.
ml
Grazie e ancora complimenti. Questo blog è un gran bel lavoro.
Grazie 🙂
Date: Mon, 21 Mar 2016 11:24:45 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
“e la generale rivalutazione cui assistiamo da alcuni anni è, appunto, storia recente.”
…e sia anche storia futura
Bell’intervento, Fulvio.
Concordo con quanto da te espresso.
🙂
gb
Grazie sempre, ml.
gb:))
Che bello qs accostare Maigret a Virgilio
hai ragione, originale e significativo
Date: Thu, 14 Apr 2016 19:00:10 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Pensa, quando ho deciso di leggerlo ho volutamente evitato Maigret! E, devo dirlo, Simenon è stata una vera scoperta: il primo personaggio da me incontrato è stato proprio Popinga.
Mi è piaciuto molto il mondo descritto da Simenon, anche se mi ha sempre lasciato in bocca un sapore amarognolo, di solitudine esistenziale di impronta fortemente “nordica”, quasi un destino legato ai luoghi di ambientazione. Sarà stata forse la frequenza delle ambientazioni in Belgio, paese che non conosco, ma che percepisco nebbioso e brumoso, di vena sempre un po’ triste e facilmente deviante verso l’eccesso di noia, di solitudine e, per contrapposizione, di istinto criminale.
Ma,rimanendo intesi sulla qualità personalissima e del tutto relativa della mia interpretazione del contesto romanzesco e dei suoi personaggi, non mi sento di contraddire in nulla le tue tesi, anche perché le impressioni che ho espresso sono per me una delle fonti di attrazione verso l’opera di Simenon.
Che piacere, Sabina, quello che dici e le letture che hai fatto.
Si, l’atmosfera spesso cupa e provinciale corrisponde all’ambiente e alla gente del nord della Francia, del Belgio e dell’Olanda, luoghi dove ha ambientato tanti suoi romanzi. Il clima, la pioggerella fredda e insistente, la neve sporca, la burrasca nei mari di quelle coste, e’ elemento fondamentale che aiuta a caratterizzare i suoi personaggi.
Ciao, grazie
ml
In effetti (avendo letto solo alcuni romanzi con Maigret come protagonista), trovo le atmosfere un po’ tropòpo cupe e nebbiose e tristi… io amo la luce 🙂 Però se sia tu che Mela lo amate… non è la prima volta che sento parlare molto bene degli altri romanzi di Simenon e che penso di dovermici accostare prima o poi. La lista continua ad allungarsi ma prometto che li prenderò in considerazione seriamente 🙂
Buona serata
Alexandra
a onor del vero anche nei romanzi-romanzi di Simenon le atmosfere sono piuttosto cupe come in Maigret, la differenza, a mio parere, sta nella maggior caratterizzazione dei personaggi e nell’assenza di una trama gialla sostituita spesso da una spirale a scendere nel gorgo dell’animo umano. (detto così non invoglia, ma la sua scrittura è scorrevole e il suo sguardo indulgente) 🙂
buona giornata a te, Alex.
ml
Anche a me piace molto anche se ho letto i suoi libri parecchi anni fa, l’ultimo è stato Il piccolo libraio di … non mi ricordo il nome della località che segue. Tu sei colpito dallo sguardo indulgente, che c’è, io dalla solitudine dei personaggi, un senso di solitudine e isolamento che mi rimane appiccicato addosso quando ho finito. E poi nei suoi libri emerge l’ipocrisia della vita di provincia e l’idea di una vita che concede pochi spiragli ; quello che mi fa amare nonostante qs Simenon è come tu dici qs suo scendere nel gorgo dell’ animo umano, qs suo scandagliare, ma dall’interno, i vari sentimenti
riguardando i commenti ho visto il titolo completo del piccolo libraio, anche se difficile da riscrivere correttamente; è uno dei libri che ho preferito
non lo ricordo bene ma certo mi era piaciuto:)
Date: Thu, 14 Apr 2016 19:04:01 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
è splendido “Il piccolo libraio di Archangelsk”
hai fatto bene a nominarlo, Miriam.
è da leggere.
amo Simenon moltissimo.
gb
scusami, ml, per questo mio commento, ma quel libro è… da leggere e rileggere
un sorriso
gb
magari lo rileggerò 🙂
Date: Thu, 14 Apr 2016 22:40:26 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
è vero, spesso emerge una vita di provincia piuttosto squallida, stantia, ma allo stesso tempo ho l’impressione che Simenon alcuni aspetti di quella vita dagli spazi stretti li guardi quasi con simpatia. nel senso che di quelle atmosfere qualcosa assolve e salva.
ml