
by c.calati
Capita che certi suoni io li riconosca al cuore prima che all’orecchio e certe luci dalla via del nervo ottico mi prendano dritte la strada dell’anima a rischiararne il fondo. Sono fenomeni normali, per me almeno che sento e vedo poco ma guardo e ascolto molto. Suoni e luci come quei sassi grossi piazzati a pelo d’acqua sopra il fiume che t’aiutano a ritrovarti all’altra sponda. E l’altra sponda altro non è che l’altra faccia della luna, il lato bello delle cose, che non sono cambiate loro ma sei tu a vederle in altro modo.
Il tintinnio delle tazzine, limpido d’estate, quasi un cinguettio per le strade dalle finestre aperte, più ovattato nell’inverno, che devi entrare nel locale per sentirlo appieno il suono amico che evoca e risveglia senza sapere cosa. La tazzina quand’è posata al banco o sul marmo di cucina è nota raffinata, più musicale a me del tintinnio dei soldi per l’avaro o dei bicchieri lunghi all’ultimo dell’anno. Divento Pavlov a quel suono, non tanto per l’acquolina in bocca, quanto per la mente che di riflesso spazia serena. Quel tintinnio è musica italiana, che altrove non lo senti, sarà la porcellana meno sottile o la tazza troppo grossa ma altrove il suono è fesso e il contenuto un beverone.
A volte dalla poltrona ascolto il rombo dei trattori e tra i tanti, potenti e prepotenti, cerco quell’ansimare ritmico che riconosco come unico, la macchina antiquata che lavora i campi appena oltre la statale, riconosco la sua fatica lenta ad aprire i solchi seguita dai gabbiani come fosse nave tra le onde e ripenso al barcone che solcava l’onda un tempo, il vecchio diesel dal suono spolmonato che tutti i giorni passava al largo della spiaggia. Mai lo vedevo, io gli occhi chiusi steso sulla sabbia lo ascoltavo e fingevo una prateria verde davanti a me. Sensazioni incrociate, ora con allora, di mare qui in Piemonte e terra arata là.
Anche se ancora non è il tempo, ti dico ora del biancore, la luce senza luce che colgo di notte quando lo sfarfallio insistito del fiocco sopra il fiocco va a formare neve sopra al prato. E mi faccio albero nudo ai margini del bosco e sto a sentire il rumore della neve prima impercettibile poi pressante come uno stillicidio e il peso lieve divenire sempre più pesante, e sto a resistere le braccia, i miei rami che non devono schiantare. Alzo la faccia di legno al cielo, guardo il cadere bianco contro il nero e spalanco la bocca a farmi penetrare dal suono e dal colore. E non esiste freddo.
Ma il suono che aspetto e cerco come il rabdomante l’acqua è il fruscio della lumaca sulla foglia di lattuga. Quando la vedo mi stendo all’orto, osservo e ascolto l’inesauribile lentezza del suo andare, m’incanto alla sua scia, sembra una lingua che viaggia devota sulla pelle.
Sembra quasi di essere lì con te. E sentirli quei suoni e vederle quelle luci.
Io oggi somiglio tanto alla tua lumaca: lenta, flemmatica e raggomitolata dentro un guscio.
La lumaca e’ animale poliedrico che puo’ suscitare emozioni contrastanti:)
Ciao,
ml
tutto questo ha un bel respiro.. tanto 🙂
Mi piace che parli di respiro, come sentissi le parole dalla mia voce 🙂
Ciao Tati,
ml
si sente tanto, davvero… e ha un bel ritmo… 🙂
grazie!
un sorriso
Saper ascoltare e vivere i rumori della natura, non è da tutti…E vedo che tu hai grandi capacità 🙂
Grazie Remigio, e’ un bel complimento.
ml
Che rilassamento questa accoglienza di note … Un libro scritto attimo sull’attimo…
grazie .marta
un sorriso
ml
Mi è piaciuta molto la musicalità che ho sentito nelle parole. Il rumore della neve che cade di notte, quando tutto è buio e silenzio, è indescrivibile ma chi l’ha udito davvero lo ricorda. La lumaca è tenacia e pazienza, la stessa di un ciclista che vive del suo personale ritmo sui pedali. Ciao mio caro 🙂
ciao Mela, che belle le tue parole
ti abbraccio
ml
Ma che meraviglia…
mi piace la tua meraviglia 🙂
ciao Alex
ml
difficilmente ho sentito parlare delle intemperie in un modo così sensuale 😉
la neve che cade m’incanta ancora, come la vedessi per la prima volta 🙂
un caro saluto Aliadada
ml
è vero… è un miracolo della natura
un sorriso d’intesa
C’è ln.canto in questo tuo scritto, quella meraviglia che solo pochi veri scrittori sanno dare al lettore.
E tutto è vissuto da me con te nel mio corpo e nella mia anima.
E viva è la tua sensualità nel cogliere ogni piccolo grande miracolo della natura con cui tu fai confondere anche me.
E sento una carezza umida guardando quella lumaca che avanza lasciando la sua scia.
Quei sassi grossi mi aiutano ad arrivare all’altra sponda…
“E l’altra sponda altro non è che l’altra faccia della luna, il lato bello delle cose, che non sono cambiate loro ma sei tu a vederle in altro modo.”
Grazie ml.
Un sorriso vero.
gb
Mi piace molto anche la fotografia: la neve sembra scivolare nella pagina bianca del pc…
sì, le cose, le piante, la natura, sono sempre le stesse, siamo noi che dobbiamo cambiare sguardo 🙂
grazie, gb, per le tue belle parole appassionate
buonanotte,
ml
sì, siamo noi che dobbiamo mutare il nostro sguardo 🙂
grazie ancora a te, ml
buonanotte
gb
🙂
Quanta poesia, incanti con le parole.
Ohh, grazie V
ml
mi sono avvolta in una copertina fatta dei tuoi luci e dei tuoi suoni…
È una copertina leggera, non avrai freddo sotto la nevicata della foto?
Grazie Ale
ml
inizio ad addobbarlo… tanto ecco natale! haahah|!
sto recuperando ora i tuoi post….. ora ti stalkero per una decina di minuti! hahah!
Adoro il tuo stalkeraggio 🙂