vigilia di Natale in macelleria (r)

24 Dic
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Davanti al negozio c’erano, schiacciati contro i vetri, nasi che alitavano nel freddo e mani aperte a lasciare impronte e desideri.

Mancavano dieci minuti all’apertura e Margherita osservava preoccupata la massa di gente assiepata dietro le vetrine.

Sarebbe stato un massacro.

Quegli occhi sgranati come fosse fame e quei nasi premuti rendevano i volti dell’attesa simili alle teste dei maiali appese dietro il bancone; maiali ancora vivi che, fiutato il cibo sotto il fango, scalpitano e si spintonano grufolando, come fosse una vita che non mangiano.

A lei l’odore del cibo alle otto del mattino dava la nausea e l’idea che presto avrebbe dovuto confezionare pacchetti su pacchetti di carne sanguinolenta la faceva stare ancora peggio. Ma i padroni della “Premiata Macelleria e Gastronomia Eredi Cairoli” l’avevano assunta solo per quello.

Ricordati che i nostri prodotti passeranno sotto l’albero prima di andare ad arricchire le tavolate delle feste. Le confezioni devono essere eleganti come se dentro ci fossero gioielli.- le aveva detto la signora Adalgisa, mostrandole i nastri argentati, le coccarde un po’ pacchiane e la carta natalizia con cui lei avrebbe dovuto abbellire i tipici involucri gialli, troppo ordinari. – La “raffineria” è il nostro fiore all’occhiello.– aveva aggiunto la signora giocherellando con il triplo giro di perle. La ragazza avrebbe voluto chiederle se a tempo perso gli eredi Cairoli commerciassero in prodotti petroliferi, ma lasciò perdere, la padrona non avrebbe colto l’ironia e, se mai avesse afferrato la battuta, l’avrebbe licenziata sui due piedi.

In quei giorni nessuno in macelleria portava il grembiule. Anche Margherita aveva dovuto indossare un abitino elegante, di quelli che usava in discoteca, e adesso temeva di macchiarlo di sangue.

Furono aperte le porte e la gente si riversò all’interno del negozio a contendersi filetti e arrosti. Davanti al bancone furono subito spintoni e liti, e presto si accesero piccole risse per questioni di posizione nella coda o di precedenza nella scelta dei pezzi migliori.

Alla notizia che il patè di fegato di marmotta, vanto della casa, era ormai quasi esaurito, vi fu una vera sommossa; il cav. Glisenti imprecò in piemontese contro una madama impellicciata che a suo dire gli aveva sottratto l’ultima vaschetta di questa ghiottoneria con un sotterfugio meschino (sì, lei aveva spalancato il visone su una generosa scollatura, distraendolo nell’attimo cruciale dell’ordinazione); il conte di Valchiusella per protesta calò con violenza il bastone da passeggio sul banco gastronomico, facendo schizzare in faccia alla signora Giberti, della rinomata Rubinetteria Aldo Giberti e figli, l’insalata di interiora di renna in salamoia.

La padrona veleggiava sorridente tra i clienti inferociti, sicura che bastassero i suoi modi raffinati a calmare gli animi. Ogni tanto però le sfuggiva un “bojafauss” a mezza voce.

La situazione andava degenerando.

La signorina Rebecchi, superata nella fila da un giovanotto davvero villano, ebbe un sussulto d’orgoglio e, afferrato a due mani l’ombrello, lo conficcò con tutte le sue forze nella scarpa del malcapitato, inchiodandogli il piede destro al legno biondo del pavimento. Solo dopo essersi servita, riprese il proprio ombrello, come lo stesse sfilando dal porta-ombrelli, e con un sorriso educato liberò il giovanotto che ancora ululava. Nella concitazione il signor Alfredo, l’addetto al taglio delle carni, mozzò di netto un dito di un incauto che aveva cercato di arraffare delle costine di camoscio mentre lui ancora le stava tagliando. Alfredo rimase qualche istante interdetto con un braccio sollevato e il dito ben in vista, come a chiedere a chi appartenesse il pezzo. Poi, dato che in quel marasma nessuno ne reclamava la perdita, lo gettò fra le frattaglie per il cane e riprese il suo lavoro.

Margherita, china sul tavolino da lavoro, ignorava quanto le succedeva intorno. Prendeva dalle mani del cliente di turno, che lo esibiva come un trofeo di guerra, il pezzo di carne avvolto nella carta gialla e lo trasformava con pochi abili gesti in un grazioso pacchetto-regalo. Aveva la schiena a pezzi e la nausea che sopraggiungeva a ondate. Lavorava ininterrottamente da ore e sognava solo l’ora di chiusura e un letto. Alzò lo sguardo e diede un’occhiata fuori. Rimase a bocca aperta.

Davanti al negozio c’erano due ragazzotti che si stavano calando sul volto un passamontagna. Spuntavano solo gli occhi allucinati. Li vide buttare giù qualche pasticca, sbirciare ancora attraverso la vetrina e poi decidersi ad entrare. Margherita si rannicchiò sotto al tavolino.

L’ingresso dei due fu disastroso.

Il primo, spianando una mitraglietta, annunciò con quanto fiato aveva in corpo che quella era una rapina. Nessuno gli badò. Il secondo inciampò malamente in un gradino e cadendo lasciò partire un colpo di pistola. La signora Adalgisa stramazzò a terra; in mezzo alla fronte un “raffinato” foro di proiettile.

A quel punto i clienti che ancora si accalcavano al bancone si voltarono verso gli intrusi. Credendo che questi fossero lì per arraffare con qualunque mezzo le poche prelibatezze rimaste, fecero muro contro di loro e li minacciarono con ombrelli e bastoni: i due malviventi si difesero a colpi di pistola e sventagliate di mitra, ma alla fine furono sopraffatti dalla piccola torma che avanzava compatta e i cui caduti venivano subito sostituiti da altri clienti altrettanto determinati.

 

Alle sette di sera nel negozio il silenzio era spettrale.

Margherita riemerse dal suo nascondiglio e s’infilò il cappotto. Badando a non calpestare i corpi riversi a decine sul pavimento in strati scomposti, si avviò verso l’uscita.

Appena fuori, udì una musica di zampogne e fisarmoniche che diffondeva pace e amore per la via.

 

31 Risposte to “vigilia di Natale in macelleria (r)”

  1. massimolegnani 24 dicembre 2016 a 11:13 #

    qualcuno potrà obbiettare che è un brano di pessimo gusto in questi tempi cupi e con questo qualcuno mi scuso. ma proprio perchè i tempi non sono dei migliori ho voluto riproporre (e magari far ridere) queste righe macabro-grottesche.
    buone feste a tutti
    ml

  2. rodixidor 24 dicembre 2016 a 11:49 #

    Invece e divertentissimo questo racconto pulp tanto surreale da farci ridere tanto delle efferatezze che racconta. Complimenti per la raffineria. Auguri 🙂

  3. enricogarrou 24 dicembre 2016 a 15:01 #

    Auguri grandi di buon natale!!!

  4. il barman del club 24 dicembre 2016 a 16:07 #

    bello questo tuo scritto, mi fa venire in mente un volta quando mia madre, allora vecchietta settantacinquenne, arrivò all’apertura del supermercato prima dell’orario per accaparrarsi il pesce migliore. Il problema fu che dietro di lei si assieparono innumerevoli persone che spingevano, e all’apertura delle porte fu costretta a correre per non essere schiacciata dalla calca dei fanatici “dell’arrivoprimaio”. Si spaventò così tanto che si rifiutò in seguito di andare a comprare il necessario per il pranzo della vigilia. Piuttosto mi disse: “prenderò pesce surgelato perché non sono una pazza”. Che ci vuoi fare: anche questo è Natale… Auguri !

    • massimolegnani 24 dicembre 2016 a 16:19 #

      poveretta tua mamma, in queste occasioni il rischio di essere travolti dalla folla impazzita è davvero concreto!
      Benvenuto barman e buon natale
      ml

  5. Cose da V 24 dicembre 2016 a 18:29 #

    A me è piaciuto, a tratti divertente, sicuramente grottesco come hai puntualizzato.
    Descrive perfettamente la calca natalizia di idioti (io sai che amo il Natale, ma la maleducazione e la follia di certe persone non la tollero proprio) che affollano i centri commerciali in questo periodo. In più c’è il tocco di attualità che a mio parere non guasta affatto: i criminali/ terroristi.
    Davvero un racconto originale! Ti auguro una buona serata e un buon Natale per domani : )

    • massimolegnani 24 dicembre 2016 a 19:21 #

      Grazie V, contento di averti divertito.
      Un abbraccione e buone feste a te
      ml

  6. Evaporata 24 dicembre 2016 a 19:48 #

    Crudelio! 😉

  7. guido mura 24 dicembre 2016 a 23:58 #

    Questo è quello che ci vuole per Natale: un sano bagno nella realtà. Altro che alberi e presepi 🙂

  8. lamelasbacata 26 dicembre 2016 a 00:35 #

    Mi è piaciuto tantissimo e non poteva essere altrimenti! Spero tu abbia trascorso un Natale sereno e molto meno cruento 😀 😉

    • massimolegnani 26 dicembre 2016 a 01:25 #

      eheh, sì, è stato un natale piacevole e pacifico 🙂
      ti abbraccio Mela e buone feste te lo sussurro piano
      ml

  9. Alidada 26 dicembre 2016 a 01:35 #

    grottesco è il termine giusto e si legge volentieri 🙂 Buon Santo Stefano a te mio caro Massimo

    • massimolegnani 26 dicembre 2016 a 02:16 #

      grazie Ali, mi fa piacere che hai trovato il racconto di tuo gusto 🙂
      buoni giorni di festa per te
      ml

  10. pj 26 dicembre 2016 a 10:15 #

    Grottesco e subliminalmente realistico. Apprezzo molto il coraggio di averlo pubblicato prima di Natale. Io con il mio non ci sono riuscito.
    Auguri Massimo.

    • massimolegnani 26 dicembre 2016 a 11:31 #

      In fondo è stato facile perché anni fa mia figlia per tirare su qualche soldo nelle vacanze di natale impacchettava gli acquisti in svariati negozi. A sera stremata ci raccontava la calca e la frenesia incontenibile dei clienti. Io ho solo trasferito il clima dalle boutique a una macelleria:)
      Auguri a te, pj
      ml

  11. Patrizia 26 dicembre 2016 a 13:00 #

    mi piace moltissimo. Lo avrei magari dilatato di una pagina. Ma anche così è efficace e il finale è straordinario. Con il personaggio Margherita dai voce anche alle miglialia di ragazzi costretti a vendere l’anima per 4 soldi. Ma comunque, lei resta intatta. Oramai la rivoluzione è un percorso strettamente personale, la vittoria è mantenere l’integrità in mezzo ai “maiali”.

    • massimolegnani 26 dicembre 2016 a 15:06 #

      temevo prolungandolo di non riuscire a mantenere la tensione narrativa 🙂
      mi piace la tua lettura in chiave socio-politica e mi piace come Margherita diventi la cerniera tra il fantastico e il reale.
      ciao Patrizia
      un sorriso
      ml

  12. gelsobianco 27 dicembre 2016 a 03:03 #

    Oh, che splendido racconto di Natale!
    Natale è anche questo (è soprattutto questo, forse)
    Margherita però, dopo tutto il “massacro” di vario genere, riesce a sentire “una musica di zampogne e fisarmoniche che diffondeva pace e amore per la via.”

    Apprezzo molto il tuo aver pubblicato questo tuo scritto.
    Un abbraccio, ml
    🙂
    gb

    • gelsobianco 27 dicembre 2016 a 03:19 #

      (è soprattutto questo, forse)… oggi
      purtroppo
      gb

      • massimolegnani 27 dicembre 2016 a 12:29 #

        non so, ho voluto mettere il dito nella piaga dell’eccesso, ma per fortuna c’è dell’altro, i gesti silenziosi,
        il fiato d’anima, il sorriso vero 🙂

    • massimolegnani 27 dicembre 2016 a 12:27 #

      la ragazza, Margherita, è il candore che comunque resta.
      volevo fare un grottesco ma non sarcastico, che in fondo sento pietà per questo mondo che…si consuma.
      un abbraccio a te, gb
      ml

      • gelsobianco 27 dicembre 2016 a 23:22 #

        sì, per fortuna restano i gesti silenziosi, i sorrisi veri, il candore (Margherita ne è il simbolo).
        tu sei entrato nell’eccesso che fa male e hai fatto risaltare la purezza.
        la tua bravura è stata notevole, ml.
        come te anche io ho pietà per questo mondo che si sta distruggendo.

        un abbraccio caro
        gb

      • massimolegnani 28 dicembre 2016 a 01:51 #

        A te 🙂

  13. Stefi 27 dicembre 2016 a 19:34 #

    E’ che sei riuscito a renderlo lieve. Impresa non facile, risultato godibile.
    🙂

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