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Se hai voglia di ascoltarmi ti racconto di Olsen, un ocone bianco che aveva qualche piuma nera sul culo e sotto l’ala. Ma ti dico poche parole, che mi stanco presto e poi confido che aggiungerai con gli occhi ciò che manca alla mia voce.
Olsen d’estate viveva in NordEuropa e al momento di migrare lo prendeva la malinconia per i luoghi che lasciava e per l’incognita di quel volare obbligatorio verso il caldo, che per un altro sarebbe stata incazzatura o ribellione, ma lui era diverso, non solo nelle piume che sporcavano il candore, lui confondeva sconforto e desiderio in un pareggio che lo paralizzava.
Al primo volo verso sud lo stormo candido l’aveva cacciato a colpi d’ala, duri come schiaffi, chiamandolo figlio di cornacchia. Lui non si era ribellato, come poteva uno contro tutti?, e anno dopo anno aveva imparato il volo in solitaria, tappe più brevi, tempi più lunghi, e quell’imbroglio di dirsi più libero da solo. Ma sempre, al momento di partire, lo prendeva una nostalgia struggente fatta d’immaginazione e di rammarico per ciò che sarebbe potuto accadere e non succedeva mai. Perchè Olsen coltivava un sogno irrealizzabile nell’aria silenziosa.
A fine settembre indugiava nel meridione della Svezia volando basso sopra le fattorie della Skania, ampi cerchi come fosse un’aquila, occhi sottili come un falco e qualcuno avrebbe detto che stava prendendo tempo, troppo incerto per spiccare il volo lungo. Ma Olsen roteava sui cortili alla ricerca della bambina dagli occhi come il Baltico e il viso serio del futuro. Sarebbe planato vicino a lei con la delicatezza di una foglia che impiega tempo e grazia per arrivare a terra. E piegando il lungo collo l’avrebbe invitata a salire, vieni ti porto dove non c’è il mare, ma sabbia calda del color del grano.
Così Olsen ogni anno era l’ultimo a partire, con quella sensazione di non aver cercato a sufficienza. Ma poi, una volta in volo, sognava di avere in groppa la bambina, le mani attorno al collo, le ginocchia al caldo sotto le ali e il corpo allungato sulle piume, quelle bianche e quelle nere, non faceva differenza, in uno scambio di calore e di follia. La sentiva su di sé, intrepida e felice, portami lontano, Olsen. E diventava lieve in volo.
Che favola magnifica! Degna di Andersen 😊
Non so se sia Andersen, ma ho un vaghissimo ricordo di un bambino a cavalcioni di un’oca su un libro di favole dell’infanzia.
Un sorriso, Mela.
ml
Sai che il libro di cui parli potrebbe essere Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson?
Sicuramente era ambientato in nordeuropa quindi il nome dell’autore ci starebbe. Di piu’ non so 🙂
Quello è il titolo completo del libro, l’autrice è Selma Lagerlof, scrittrice svedese del primo novecento
Ho appena verificato su gug la mia ignoranza:)
Visto il disegno di copertina direi che la favola e’ proprio questa, l’ho inconsapevolmente copiata da Selma!
Hai elaborato il tuo ricordo con una visione assolutamente personale e poetica che trovo bellissima.
che belle le tue parole di “assoluzione” e apprezzamento
ti abbraccio
(mi fa piacere scoprire di aver letto da bambino le favole della Lagerlof)
Un abbraccio grande 😊
🙂 🙂
Wow! Dico solo questo…
🙂
ml
(grazie Alex)
È la favola all’incontrario, in genere la bambina ha paura dell’animale, secondo una vecchia educazione repressiva ( il lupo = istinto animale = sesso). Tu racconti la favola dal verso giusto: l’animale sogna di trovare la bambina, il loro abbraccio in volo è di una indescrivibile bellezza e sensualità. Complimenti
non ho mai amato le favole che insegnano la paura, reprimono.
una favola per me deve essere un piccolo conforto per chi la racconta e per chi l’ascolta, bambino o adulto che sia.
🙂
ml
(grazie, sei molto gentile)
Se ci fai caso tutte le vecchie favole erano violente, bambini persi nel bosco che incontravano lupi o abbandonati dai genitori e messi all’ingrasso dalla strega che li vuole mangiare, principesse avvelenate dalle streghe e cadono in coma …. insomma na’ strage
Vero, e io le ho sempre odiate 🙂
Condividere l’aria fa il volo se sai inventare le piume. Olsen lo sa, per questo cerca un’anima che è tanto più grande quanto più piccole sono le mani…
Molto bello Massimo!
Mi piace come hai assimilato la favola e poi l’hai resa con le tue parole esatte.
Ciao blogga,
un sorriso
ml
E’ malinconicamente dolce, una storia da camino acceso e freddo lasciato fuori…
Mi piace tanto, scalda il cuore e fa mettere su la faccia arcobaleno…
Grazie! 🙂
In effetti qui oggi nevica e con un po’ di fantasia uno potrebbe immaginarsi di essere in Svezia a guardare in cielo un ocone che vola verso sud con in groppa una bambina 🙂
Un abbraccio Tati
ml
l’immagine di Olsen e la bambina è davvero bella, mi fa pensare a Fucur e ad Atreiu della Storia infinta; penso tuttavia alla sua solitudine che lui affronta con tanta dignità 🙂
sì, in effetti è la storia di una solitudine appena stemperata dal calore della fantasia.
ti ringrazio Patrizia.
ml
Ma che meraviglia! Complimenti Massimo, è uno scritto bellissimo ed intenso…sono contento di aver “scovato” il tuo blog grazia alla tua recente visita da me… A me ha richiamato alla mente un libro a cui sono attaccato morbosamente, “Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Bach, in una versione più tenera e favolistica…
ti ringrazio Gigi.
in fondo quello che ci è dato è poter sognare liberamente 🙂
ciao e ben arrivato
ml
Concordo…i peggiori assassini non sono quelli che tolgono la vita, perchè io credo sia immortale…bensì quelli che uccidono i sogni…
..e purtroppo i sogni vengono uccisi in tanti modi.
non lasciamo che accada…creiamo un club di “guardiani dei sogni”… 🙂
Ci sto 🙂
Che bella 🙂 Ed è vero, il volo finale ha un che di sensuale e catartico. Anche se per certi versi, più che Andersen, mi ha ricordato Sepulveda. Un bel sogno, comunque, raccontato benissimo.
Grazie 🙂
Sei davvero gentile.
Benvenuta qui
ml
Una favola delicata… proprio come la foglia che impiega tempo e grazia per arrivare a terra.
Chissà, forse una bambina dagli occhi blu, gironzola per trovare chi la prenda e la faccia volare… mi piace pensare che s’incontreranno un giorno ^_^
cibergam
e a me piace il tuo pensiero pieno di fiducia. Si’, forse la bambina attende un Olsen che la faccia volare via:)
ml
Nel tuo post, che è vasto quanto “un paesaggio intero”, dominano i sogni ed Olsen è il loro Signore.
E stavolta non è un bambino a sognare, ma qualcun altro per lui: è Olsen, il Signore dei sogni.
E’ lui, il poeta inconsapevole, che il sogno al bambino glielo vorrebbe regalare.
E non c’è nulla di più bello e generoso del voler regalare un sogno, molto più bello e generoso che sognare e basta.
Le tue parole mi piacciono già dal “paesaggio intero”, per non parlare di quello che dici sui sogni regalati ( ma Olsen sogna anche per se stesso)
Grazie Sabina, un sorriso
ml
Sì, Olsen sogna anche per sé stesso, verissimo, ma desiderando/sognando anche per qualcun altro…e così è davvero bello.
Un abbraccio.
pienamente d’accordo con te (che poi è la base stessa dell’amore, quel desiderare-sognare indifferentemente per se stessi e per l’altro) 🙂
ci ritrovo i ricordi …e i sogni di quando ero bambina 🙂
volare via lontano sulle ali di un sogno 🙂
buonanotte Alida, un sorriso
un sorriso a te 🙂
🙂