
by c.calati
Sesto, Oleggio, Turbigo, la Becca, da quando abbandona il Lago fino alla sua fine, quando s’unisce al Po da pari a pari, il Ticino ha ponti brutti e cari dalla struttura in ferro. Tutti li ho pedalati, con emozione sempre, che ogni volta costituiscono un ritorno alla mia infanzia o una proiezione folle al mio futuro. Non sono opere d’architettura, piuttosto suture da chirurgo di guerra, filo grosso punti larghi, che era urgente rimarginare le sponde ferite. Quando li attraverso le giunzioni pulsano al ritmo di un cuore saldo, tutum tutum. E sotto scorre il fiume come sangue nelle vene.

by c.calati
Mi piace molto il pensarli come suture, sono veramente brutti. Come molte cose a cui, ormai, si è molto affezionati.
brutti e insostituibili, come certi ricordi di cui non puoi più fare a meno.
ciao Tazza,
ml
e come quelle suture ricordano alla terra, come al nostro corpo, la vita che è trascorsa con le sue lotte, le sue battaglie e aiutano a passare oltre senza dimenticare, perché per fortuna il sangue continua a scorrere nelle vene e il cuore a pulsare.
🙂
sì, Tati, in queste strutture in ferro io vedo giunzioni, ricongiungimenti, guarigioni e memoria della terra (io sono nato al di là di quei ponti e il pulsare del ferro mi riporta a casa)
un sorriso
ml
tutum, ciafciaf … il vecchio ponte di barche di Sesto, legno prima del ferro, un cerotto provvisorio a unire i margini, passerella traballante per la nostra voglia di scampagnate lasciandoci alle spalle la guerra finita da poco
questa non la sapevo, non ho memoria del legno delle barche ma mi piace scoprire che i primi attraversamenti a scampagnare siano stati su quei ponti provvisori.
grazie Dona
tu sei sempre il mio archivio di ricordi 🙂
un abbraccio
io
Il vecchio Ponte dell’Uccellino vicino a casa mia prende il nome dal barcaiolo che traghettava nell’800 da una riva all’altra i viandanti. Era piccolo l’uomo e quindi lo chiamavano “Uccellino”. Dopo di lui si costruì un ponte di barche diventato poi di legno e ora asfaltato, ma la struttura in ferro rimane. Brutta, ma le voglio bene
mi piace questo evolvere del ponte (da prima ancora che fosse ponte) senza rinnegare, nel nome e nella struttura, il suo passato.
🙂
ml
Anche a me piace
🙂
Sono il paradigma del nostro pianeta: certi orrori dell’uomo accanto alle meraviglie della natura. Poi ci sono gli artisti che fanno chiese stupende, dipinti eccezionali, sculture uniche, ma sono la minoranza rispetto al resto dell’umanità.
Sì è vero, sono brutte strutture metalliche rispetto alla bella semplicità della natura, eppure io ci sono affezionato e ormai le vedo come un tutt’uno con l’ambiente circostante. Forse faticherei di più ad accettare un ponte-opera d’arte alla Calatrava 🙂
Ciao Daniele, buona serata
ml
Pensa che a me piacciono… così come sono, vecchi e ferrosi. Perché mi sono segno del tempo che é passato, che c’era e che resta. (E sono un po’ stanca di questa modernità a tutti i costi). La tua lettura é dolce, perché oltre al tempo contempla le persone che li sopra si sono baciate, quelli che hanno attraversato mille volte per lavorare, per andare ai campi, per raggiungere qualcuno. Insomma, che belli.
Ecco, luci, confermi quello che ho appena scritto a Daniele. Con tutta la loro pesantezza e la loro ruggine sono belli perché vissuti è da generazione uniscono la gente delle sponde.
Ti abbraccio
ml
Abbraccio ricambiato. Ce n’è bisogno.
sempre 🙂
Mi piace molto questa tua immagine del ponte…una cicatrice che è il bacio ritrovato di due lembi di pelle.
E io per un momento ho pensato al ponte come a un perdono.
Ti abbraccio!
se non perdono, riconciliazione, intesa, incontro
abbraccio te
ml
Ci sono momenti nella vita in cui vorresti essere già “dall’altra parte del ponte”… Ponti. Manuale di Valutazione dello stato dei Ponti: strallato, arco, piedritto, pila, spalla, trave, scossalina, etc, etc,
sì! e altri momenti in cui vorresti stare nel mezzo, effettuare un passaggio lento, assaporare il modo e il luogo.
ciao, benvenuta qui 🙂
ml
Sia nel precedente post che in quest’ultimo, non entro nel meriti dei due contenuti, mi colpiscono di più le immagini che riporti, in entrambi i casi sono rappresentati due ponti: l’ultimo, a parte il sentimentalismo dei nativi e dei frequentatori di quei luoghi, è brutto; il secondo invece è bellissimo da tutti i punti vista, ovvero nel guardarlo a distanza e nell’attraversarlo o sostarci sopra. Il tema, ad occhi chiusi e a occhi aperti, cosciente e non cosciente, in entrambi i casi, al di là della quotidianità, è l’attraversamento, non solo della realtà tout court, ma di quest’ultima negli spazi angusti di se stessi?
Avevo notato anch’io la coincidenza non cercata delle due foto e convengo con te che da un punto di vista puramente estetico non c’è confronto tra i due ponti. Ma se il tema in entrambi è l’attraversamento, da veglia a sonno, da un margine all’altro di una ferita, allora succede che, come dici tu con una bella immagine, nello spazio angusto di me stesso, sia l’attraversamento del ponte in ferro che mi fa vibrare d’emozione.
Grazie Transit, ho molto apprezzato il tuo intervento.
ml
Bella e molto profonda
Grazie,
ben arrivato
ml
Dai un’occhiata al mio blog e dimmi che ne pensi.
Se ti piace puoi seguirmi 😊
“Scorre il fiume come sangue nelle vene”, bellissima immagine. Il fiume, il sangue rievocano in me sempre il concetto dell’eterno divenire.
Sì, il continuo divenire in cui il ponte simboleggia il legame tra i diversi tempi
Grazie e benvenuta
ml
I ponti in ferro? ce ne sono molti anche sul Po.
vero, e qualcuno ne ho attraversato 🙂
buona domenica,
ml
serena domenica
🙂