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Amavo in lei il furore e il distacco nel piacere, i gusti raffinati, la smania di tormentarsi l’anima e quell’acquietarsi improvviso in un equilibrio raro. Amavo il suo infuocarsi in una partigianeria smaccata, lo scegliere d’impulso il lato su cui stare e quel suo starci poi con convinzione fino al prossimo tormento dello spirito. Amavo l’eleganza dei suoi gesti erotici, le serissime invenzioni dell’istinto, e soprattutto amavo il suo pudore nascosto sotto una sfrontatezza in crosta. Amavo il modo strano del suo amore e la sua rabbia quando ero troppo tiepido.
Sì, amavo in lei tutto ciò che mi era differente, l’incolmabile distanza dal mio mondo: io, previdente e prevedibile, non facevo un passo che non fosse ponderato, lei che se la guardavi camminare accanto a te, non potevi indovinare il passo successivo.
Lei una specie di ossimoro, io una frase correttamente piatta.
Come poteva durare? Ma soprattutto come era potuta cominciare?
Ancora mi stupisco.
Quella sera, nel caos di una festa a casa di amici comuni, l’avevo persa quasi subito di vista. La ritrovai in terrazza che beveva vino bianco al buio. Era vestita in modo eccentrico. Per rompere il ghiaccio feci una battuta, quegli scarponcini di vernice nera su una gonna lunga e vaporosa erano un contrasto davvero eccessivo. Lei senza voltarsi mi sibilò un Piantala secco e definitivo. Non mi offesi e per puntiglio restai lì al suo fianco senza ribattere. Mi appoggiai anch’io alla balaustra e per un tempo lungo ci spartimmo il silenzio e lo sguardo sperso sulle luci delle macchine che lontane risalivano la valle.
Quando finalmente i nostri occhi s’incrociarono, in un soffio caldo mi disse Portami via di qua. Ce la filammo mano nella mano, scendendo le scale a balzelloni, improvvisamente allegri.
Si fece loquace nel nostro peregrinare insoddisfatti da un luogo all’altro. L’ascoltavo volentieri raccontarmi, seduti in un locale di quart’ordine, la delusione dell’esame d’italiano alla maturità, come fosse accaduto ieri e non vent’anni prima, e poi spiegarmi la posizione delle stelle mentre eravamo sdraiati sull’erba a San Michele. Tentai di baciarla ma lei mi disse un no tranquillo, riprendendo a parlarmi di Sirio e Orione. Rinunciai ad altre iniziative e mi adeguai al ritmo della notte scandito dalle sue parole e dai suoi silenzi.
Però non mi sorpresi quando mi disse “Andiamo a casa mia”, come fosse l’unica cosa logica da fare.
Eravamo già nudi, quando lei si staccò da me e sparì in un’altra stanza. Riapparve poco dopo con un cappello in testa dalla foggia antiquata, di quelli minuti e tondi come una ciambella che qualcuno ancora usa ai matrimoni.
Nuda, con il cappello in testa, poteva sembrare ridicola, ma io non risi. Intuivo una serietà speciale in quell’incedere solenne. Senza parlare risalì dai miei piedi come fosse fiume il mio corpo e lei il salmone che ritorna.
A cavalcioni su di me abbassò lentamente la veletta sul viso.
Perchè? le chiesi dispiaciuto. Mentre si calava su di me con la medesima lentezza dedicata alla veletta, rispose con dolcezza: I miei occhi, la mia bocca, troppa timidezza, non reggerebbero il tuo sguardo.
E mi amò in un silenzio rotto unicamente dai miei gemiti stupiti.
Credo che ogni donna vorrebbe che le si dedicasse un racconto del genere.
..e questo è un bell’apprezzamento
grazie!
ml
“… I miei occhi, la mia bocca, troppa timidezza, non reggerebbero il tuo sguardo” logica coerenza con “… il suo pudore nascosto sotto una sfrontatezza in crosta.”
Tutto quadra, come sempre, con la solita dolcezza da cui ci lasciamo avvolgere nel leggerti… buona giornata!
grazie Ester, ho cercato di mantenere una coerenza di fondo nell’immaginare questo personaggio femminile un po’ imprevedibile.
un sorriso
ml
Mi ha dato l’idea di un’ostrica, chiusa e inespugnabile ma con una morbidezza selvatica e femminea al suo interno, pronta a schiudersi al giusto tocco
sì, condivido la tua immagine, guscio coriaceo e morbido contenuto..la mia idea di femminilità 🙂
ciao Mela
un abbraccio
ml
Un abbraccio grande a te!
🙂
buona notte, Mela
Gli occhi hanno davanti una trama che non qualsiasi sguardo puo’ o sa sciogliere per farne narrazione.
Un abbraccio
mi piacciono le trame femminili da dipanare con pazienza 🙂
un abbraccio a te, Blogga
ml
Ne ero sicura 😀
sorrido
Mi viene di scrivere che in questo post hai saputo descrivere un erotismo sublime, tanto letterario e cinematografico, quanto assolutamente credibile, “possibile” vorrei aggiungere.
E’ un erotismo che mi sorprende, perché di forte qualità femminile, detto al meglio del suo significato: sa di cristallo e di atmosfere rarefatte, ma non ha perso neanche un milligrammo di intensità per strada.
Se mi chiedessero di dargli un voto, non potrei: non ce ne sarebbe uno adeguato.
Me ne vado camminando all’indietro…per non perderlo di vista.
p.s.: che cosa curiosa, anni fa scrissi diversi post “erotici”, nei quali era l’atmosfera a fare l’erotismo e non i particolari descrittivi; gli uomini, commentando, esprimevano spesso, quasi sempre, un po’ di rammarico per la poca “sostanza” descrittiva…sapessi quante discussioni abbiamo intavolato sul tema!
che dire, Sabina, dopo un apprezzamento così entusiastico e per me totalmente gratificante?
Beh, innanzitutto grazie per le belle parole. Condivido il tuo giudizio sulla qualità femminile di questo erotismo, è una dote che mi riconosco questa sensibilità poco mascolina che mi permette forse di comprendere meglio la sensualità delle donne. Mi fa piacere quindi la tua sottolineatura.
Quando hai usato il termine “cinematografico” pensavo avresti richiamato una famosa scena dell’insostenibile leggerezza dell’essere, dove il cappello di lui in testa a lei accentua l’erotismo della scena. Confesso che quei fotogrammi mi erano rimasti impressi e in qualche modo li ho riutilizzati qui 🙂
un abbraccio
ml
…che sbadata, era esattamente quello il rimando fotografico/cinematografico che mi è venuto subito in mente!!!
Lena Olin, nel personaggio di Sabina, è affascinante, non meno del suo personaggio.
Ti mando un link, ma di immagini e video ne puoi trovare moltissime, digitando Lena Olin Sabina. Questo si accompagna ad uno indovinatissimo sfondo musicale di un compositore ceco: Leos Janacek:
Un abbraccio.
Davvero bello questo trailer, mi fa venir voglia di riprendere in mano il libro e rivedere il film.
Grazie ancora, Sabina!
un bel racconto dove lei si nasconde non per pudore ma per timidezza.
Complimenti
Sì è una timidezza particolare
Grazie GianPaolo
ml
ciao
🙂
Ci hanno fatto già il titolo di una canzone
Caspita, joe cocker un accompagnamento perfetto
🙂
ml
8 settimane e 1/2 il film …
ehm, hai saltato una settimana 🙂
Ahahaha, vero 🙂 (quello era Fellini)
🙂
che bella! mi riferisco proprio a lei, oltre al racconto!
sì, bella, non solo in senso fisico
🙂
ml
(ti ringrazio)
Donne ideali raramente reali.
la rarità è un pregio aggiunto 🙂
ml
Poco ma sicuro
eheh 🙂
Le donne reali nascondo, con pudore e ferocia, sempre l’amore ideale, specie quando lavano i piatti perché non posseggono la lavastoviglie. Questo perché le donne nascondono sempre l’amore. La donna, quando è calma, è un comò divisa in tanti cassetti e i cassetti sono la sua anima di carne. E la carne della donna è plasmabile solo dall’amore, anche quando una donna dice che le interessa solo il sesso. La donna è così. La donna rispetto all’uomo possiede la velocità e l’agilità di un gatto. L’uomo è un bradipo. Anche se l’uomo ha il potere. E se l’uomo ha il potere è per rivalsa sulla donna.
quante verità nelle tue parole, la donna-comò (!) la donna-gatto, la donna che nasconde l’amore. E noi di questa donna riusciamo a vedere solo una parte, di quel comò riusciamo ad aprire solo pochi cassetti 🙂
grazie
ml
Scritto con delicata e superba maestria, complimenti. In un’atmosfera vivida i due personaggi e le loro emozioni sembrano reali, familiari quasi. Ciò che più mi ha colpita è la presenza del silenzio tra loro, un silenzio perfetto, privo di imbarazzo o disagio. Restano sdraiati a guardare il cielo, le costellazioni, in compagnia di questo silenzio che diventa pian piano intesa ancor prima dell’incontro fisico. Di nuovo complimenti.
Sonia
ti ringrazio molto per l’analisi e l’apprezzamento. Concordo con te sull’importanza del silenzio in questo brano, costituisce una prova di sintonia, senza la quale non vi sarebbe stato il seguito. D’altra parte il protagonista, dopo la battuta iniziale respinta seccamente al mittente dalla ragazza, aveva due strade, o insistere con battute più o meno cretine a ribadire una sorta di supremazia che però gli avrebbe precluso ogni possibilità di successo con lei, oppure con più umiltà adeguarsi al suo ritmo, cercare la sua lunghezza d’onda senza forzare le cose.
ben arrivata qui
🙂
ml
Grazie, è un piacere 😊
🙂
E’ quel bere il vino bianco al buio.
Vedo lei in quell’ immagine, è già tutta racchiusa in quel buio.
sì c’è tutta lei in quello starsene a bere da sola lontana dalle luci, hai centrato il suo biglietto da visita 🙂
buona notte Stè
ml
Buona domenica ml. 😊
A te, greca o italiana che sia la domenica 🙂
Italianissima. La Grecia già ricordo.
😦
Mi piace perché io non so scrivere così.
Ognuno di noi col tempo affina uno stile che un po’ lo ingabbia e gli fa invidiare gli stili altrui 🙂
ml
… ‘sfrontatezza in crosta’ … che pennellata meravigliosa!
Grazie Prishilla, che bello che sei andata a sottolineare quelle parole.
Ti abbraccio
ml
Posso dire solo….. bella.
Un po di gelosia per lei e per il modo in cui l’hai descritta…
Deve essere bello essere vista cosi da qualcuno…. belle parole davvero…