
by c.calati
Al mercato della frutta misuro il tempo andato. Ho passi strascicati tra i banchi carichi di merce troppo moderna, roba elettronica, tessuti sintetici, attrezzi incomprensibili. Guardo e borbotto. E un filo di bava mi si ghiaccia sotto il labbro. Ho il furore stupido dei vecchi, lo so, la loro nostalgia cretina per i bei tempi andati, me ne rendo conto, ma i mandarini dove sono?
Spaccherei il bastone sul groppone a questo mascalzone che ride alla mia richiesta, nonno, ce li hai sotto il naso i mandarini, cassette intere.
Le balle! Questi non sono mandarini. Hanno quei nomi scemi, mandaranci, clementine, mapo, e sanno d’invenzione di laboratorio, come si chiama quella pecora, sì, quella che era nata in quel modo strano che non ho mai capito come, Doroti? Dotti? Ecco, con questi agrumi è uguale. Mica sono nati da una pianta di Sicilia. No, lo so io che arrivano diretti da una fabbrica supertecnologica. Incroci li chiamano, una schifezza, dico, io.
Ma ve li ricordate voi i mandarini, un tempo? Le bucce spesse, rugose, abbondanti, che il frutto quasi ci ballava dentro, come le tette della Gina dentro il reggiseno. Ci passavi i polpastrelli, sulle bucce neh, mica sulle.., poi le incidevi con l’unghia del pollice, tiravi e tac spogliavi il mandarino (con le tette della Gina non era così facile, ma dopo, crispa che bello). E la buccia la mettevi sui cerchi della stufa a profumare la casa, durava ore prima di abbrustolire e fare quell’odore un po’ più amaro, che era il momento più bello per noi bambini, un grande apriva lo sportello che a noi era proibito, le buttava tra le braci e le bucce scoppiettavano facevano scintille e fiammate violente e noi lì a battere le mani.
Le bucce di adesso sono sottili come carta e lisce e tese, senti che gli spicchi dentro premono come i seni gonfi della televisione, quelli delle veline, delle letterine, delle cretine, seni lucidi e pompati, pura plastica, bucce e tette. Tutta roba finta, buona solo per gli occhi degli allocchi, scusate il bistis di parole. ‘Ste bucce qui, come non bastasse il seno finto, fatichi a staccarle dal frutto, devi pelare il mandarino col coltello, s’è mai visto dico io il coltello per il mandarino che ci sono sempre state le unghie?
Poi li mangi, mastichi, mastichi e niente, non trovi un seme. Ma caspio, te li ricordi, a tavola, quei semi grossi come noci che sputavi in faccia a tuo fratello, finchè uno scappellotto non ristabiliva l’ordine? Ma se non c’hanno i semi come fanno a riprodursi? Ah già, la Doroti! Bella schifezza di laboratorio, che poi ormai la Doroti sarà già anche morta, sparisse con lei tutta ‘sta roba artificiale e tornassero le cose genuine.
Già, già, borbotto ma poi li compro sempre. E lui, il mascalzone, lo sa, è lì che aspetta che io smoccoli tutta la tiritera tanto per sfogarmi e intanto ride. E prima che glielo dica io, mi domanda, nonno, il solito chilo di clementine?
E io rassegnato faccio sì col capoccione.
Ma come, nonno? Ma non vai anche tu al bio, al farm market, al km zero?? 😉😁
Quanta verità e rassegnazione un po’ malinconica….. Non sempre si cambia in meglio.
Io con i tappi a corona dell’acqua, quella nelle bottiglie di vetro che ci portava il garzone dell’alimentari dietro casa, ritagliavo dei tondini dalle bucce di mandarino e ci facevo collane.
Buondì ml!
“cus’è il farm market? il nome ostrogoto della farmacia?” 🙂 🙂
tenere le tue collane di bucce rosse, estro e semplicità di un tempo.
buona giornata, Mela
ml
Ahahahah! il farmers’ market, che il correttore del telefono mi ha brutalmente tagliato, è il mercato dei contadini che vendono direttamente al pubblico i loro prodotti! Va molto di moda chiamarlo così.
Erano belle quelle collane, profumavano di buono
😊
eheh, io giocavo a fare il finto tonto come il nonno 🙂
In farmacia si compra roba molto meno gradevole! Meglio i mandarini anche se ogm 😉
giusto 🙂
E te la ricordi la carta che avvolgeva i mandarini? Sottile, decorata, se me avvolgevi a cilindro e la accendevi con un cerino alla base, volava.
me la ricordo, sì, l’allegria quando arrivava fino al soffitto, la delusione quando non si sollevava dal piatto.
🙂
ciao Chiara
ml
Nostalgia per il sapore lo spessore l’odore il colore il rito. Sono sparite molte cose semplici e autentiche. Ora la frutta è perfetta e insapore. Per questo ho fatto ( come te e altri ) l’orto. L’altro giorno ho staccato il primo pomodoro piccolo rosso dalla pianta e l’ho messo in bocca. Finalmente sapeva del pomodoro dell’orto in cui sono cresciuta, sotto le piante di fagiolini, di mio padre. Piccolo rosso e un concentrato di sapore e odore.
Eletta 😜
vero! anch’io ho raccolto i primi pomodori, piccoli e succosi, tutto un altro gusto (e che soddisfazione!)
ciao Eletta, un sorriso
ml
Nel mio giardino c’ è ancora una pianta di mandarini, ma i giovani non li mangiano.
già, loro li trovano insignificanti e poi la noia dei semi! non capiscono 🙂
un sorriso
ml
Ecco, siccome li ricordo bene anche io i mandarini e facevo esattamente le stesse cose, mi sa che sono nonna anche io
no, no..tu sei la nipotina che guarda con occhi ancora incantati.
🙂
ml
Questa galanteria merita un abbraccio 🙂
eheh, abbraccio te, buona domenica
Anche a te
🙂
Piccoli frutti del sole mediterraneo!
A me piaccciono moltissimo i mandarini, e poi c’è quel profumo che resta sulle mani tutto il giorno.
vero, hanno fascino, sapore e profumo
ciao Pindara 🙂
ml
Nostalgia di Gine, accontentandosi di Clementine 😉
sintesi perfetta, rodix
🙂
ml
“… crispa che bello” e lo vedo lui e il suo cappello di feltro a motivi scozzesi del colore della terra sbiadita, con le mani dietro la schiena e questa leggermente in avanti verso il banco. Fino a quando una mano si sposta davanti, quando le parole si fanno più decise.
Mi piace questo nonno che sa di burbero e malinconia ma che sa ridere di cose belle…
l’hai descritto bene il mio personaggio..e ogni tanto alza il bastone a dare più vigore al suo inveire 🙂
buona giornata Tati
ml
Sorrido. Ogni anno a Natale perpetuo una tradizione (e da 10 anni che mamma non c’è ancora di più) facendo dei dolci che si chiamano petrali. Ecco, ogni anno mio padre mi ricorda:”…e che siano mandarini, non altro!”
Un abbraccio
già il nome, petrali, mi piace, è misterioso e vagamente evocativo con quella somiglianza a petali.
..quindi anche tuo padre si arrabbierebbe al mercato 🙂
un abbraccio a te,
ml
Sono dolci buonissimi, l’origine forse è greca e il loro nome era pretali ma, al di là di questo, sono un forte simbolo calabrese 😉
Mio padre credo sì, si arrabbierebbe…per principio! 😀
..e per principio già mi è simpatico 🙂
Mi accontenterei delle fragole con il sapore di fragola.
già, magari dal colore meno intenso ma dal sapore così intenso!
ciao 🙂
ml
Nella mia città natale si favoleggia di paradisiache fragoline locali che io non ho mai avuto il piacere di scoprire.
..sei nata troppo tardi!
Già, e adesso se voglio le fragole mi toccano quelle di gomma. 😦
😦
… visto che il discorso si è allargato, sconfinando un po’, vogliamo parlare delle arance di vaniglia? Che fine hanno fatto? C’erano solo per poche settimane una volta, anche in città, poi sono scomparse.
Un volenteroso ortolano ha voluto procurarmele e sapete com’è andata a finire? Buone, dolci, la buccia non spessa come allora, ma… senza profumo 😦
Le arance di vaniglia senza il profumo né di agrumi, né di vaniglia… che delusione.
Sicuramente le nuove coltivazioni privilegiano l’aspetto a scapito di profumo e sapore. Se a questo aggiungi che la nostra memoria tende a ingigantire i sapori di un tempo, il risultato e’ un divario sempre maggiore tra aromi attuali e passati.
Un sorriso, Ester
ml
quel nonno fa bene a dare una bastonata sulla testa di quell’ometto.
Come ricordo i mandarini dal gusto aspro dolce e pieno di semi da sputare con precisione sul piatto. E poi il profumo della buccia sia quando si toglieva che quando finiva sulla cucina economica.
Ma è solo un frutto sparito in nome del progresso 😦
Il progresso a volte e’ in realta’ un regresso, una soppressione di prodotti che secondo alcuni non sono più di moda.
Ciao GianPaolo
ml
del tutto d’accordo. Questo vale anche per alcune varietà di mele, che sono diventate di nicchia e si trovano solo presso qualche contadino. Le nuove varietà sanno di plastica ma lo richiede il mercato americano 😦
Pensavo anch’io alle mele e credo che la colpa e’ anche nostra (in senso generico) che ci lasciamo abbindolare dall’aspetto esteriore
questo è vero ma la sparizione di certi tipi è dovuto al fatto che tutte quelle che adesso dominano la scena staccate dall’albero semi acerbe si conservano belle per mesi. Il periodo di maturazione va da settembre a novembre a seconda della qualità. A giugno ovvero dieci mesi dopo le trovi ancora sui banchi. A luglio ricomincia la giostra. Non è credibile.
D’accordo con te 🙂
E’ la globalizzazione del nostra salute attraverso la frutta e tutta la filiera del cibo? Ci stanno allevando per diventare ed essere sempre ammalati e alla mercé (mo ce vo’)del vil denaro? Se “spariscono” molte specie animali e sparisce anche la frutta locale e di stagione, probabilmente i padroni del mondo, inteso come chi impone certi sistemi di “sviluppo”, ha messo in conto anche che il vecchietto protesti più con la memoria e i ricordi che con i fatti.
Certo, perche’ alla fine anche lui compera i mandaranci 🙂
Buona serata, Transit
ml
Io adoro le clementine proprio perché non hanno noccioli…. Però quelle dello scorso inverno non avevano sapore
tu e il nonno del racconto, due epoche a confronto 🙂
ciao Bloom, un sorriso
ml
ora anche l’uva senza semi, il cocomero senza semi, le melanzane screziate bianche e viola, i pomodori neri ..e via con le diavolerie ogm.. che disastro la natura così
vero, mirano a migliorie esteriori ma perdono l’essenza del frutto, la sua genuinità.
ciao Alida buona notte
ml
Per ora è il mio preferito.
Grazie!
Ciao 🙂
ml