Archivio | febbraio, 2018

i luoghi dell’anima: la baita

28 Feb

CREANDOUTOPIE

baita photo by Elish

Sono uomo di città, ma ho una baita malandata su in montagna, poco sopra Noasca, dove mi rifugio tutte le volte che posso. Si trova in una conca in parte occupata da un piccolo lago e nascosta al mondo da un fitto bosco di larici. Ci si arriva solo a piedi,

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brevissimo febbraio

26 Feb

by c.calati

 

 

Non volevo voltare pagina al calendario, troppo affezionato alla foto di Gennaio. Così questo primo mese è durato quasi il doppio e mi è sembrata cosa giusta, perché Gennaio era mio padre, io questo brevissimo Febbraio. Continua a leggere

la poesia di Arturo

23 Feb

by web

 

 

L’ho visto ondeggiare vago in vespa tra la gente, come possedesse lo spazio e il tempo, segnare di testa ad occhi chiusi che tanto senza occhiali, rotolarsi sopra un letto abbracciato ad un amico e tra risate grasse mantenersi indubbiamente uomo. L’ho visto ed ho compreso la sua grazia, che certe volte è un gesto lieve ed altre audace.
Arturo si sparge per la vita come un tempo la semenza a braccio ampio sulla terra preparata, che molto andrà perduto ma qualche seme cade nel solco giusto. Continua a leggere

minimumTandem

22 Feb

anche questa è una bicicletta..di vita

CREANDOUTOPIE

tandem3

Quando nacque il primo figlio, se lo tenne in braccio un tempo lunghissimo. Passeggiava per la stanza fissandolo negli occhi, senza però cullarlo. Qualcosa non andava in quella faccina troppo tonda, in quella lingua che sporgeva tra le labbra, in quegli occhi così distanti e stranamente stirati verso l’esterno. Restituendo Davide all’infermiera disse, più che domandare, Non ci siamo, aggiungendo dopo qualche istante un vero? che s’apriva a un’esile speranza. Ma dall’espressione imbarazzata di lei, Arturo comprese di non essersi sbagliato.

La parola oscena gli affiorò alle labbra quasi involontariamente, come fosse stata sempre lì, in attesa dell’inevitabile pareggio alla fortuna avuta fino a quel momento.

Mongolo!

Sindrome di Down, lo corresse il medico chiamato a ufficializzare il danno.

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l’increscioso caso del signor Carolli e delle giocatrici di pallavolo

19 Feb

 

 

Alfredo Carolli era un depravato di piccolo cabotaggio, quasi innocuo, se non per quegli occhi guizzanti, capaci di fantasia e oscenità senza limiti.
Da un’ora era seduto su una panca, in un corridoio male illuminato e dall’odore stantio di sigarette e muffa. Nell’attesa che qualcosa accadesse, aveva cercato di riordinare le idee, ricostruire gli avvenimenti del pomeriggio, comprenderne la concatenazione. Ma era tutto così confuso, come fosse stato svegliato di soprassalto nel bel mezzo di un sogno; hai voglia poi di riannodare le fila, ricordare i personaggi e la trama! Se ti va bene, ti resta in mente l’essenza, la sensazione precisa e vaga che il sogno voleva rappresentare. E lui di quel pomeriggio ricordava poco, quasi nulla, oltre l’incanto. Come avrebbe potuto spiegare?  Continua a leggere

ma come fai?

16 Feb

by web

 

 

Ti chiamerò a-bile 7, che un po’ richiama il tuo nick e un po’ rende omaggio alla tua bravura. Perché di indiscussa bravura si tratta, undici mipiace in meno di sessanta secondi, alle 12,32 di due giorni fa, tutti dedicati al mio blog. Continua a leggere

i cercatori di piccole bellezze

12 Feb

foto da internet (b.de vito)

 

 

Non occorre correre per forza all’oro su in Alaska per scovare le pagliuzze nel greto segreto dei fiumi, né essere cardiochirurghi per operare a cuore aperto, Continua a leggere

le querce del destino

9 Feb

by c.calati

Cara,
le querce, da quanto tempo avrei dovuto dirtelo, ma come si fa, le querce, forti come noi, ci dicevamo, quando ci credevamo forti. Continua a leggere

la prima sigaretta della giornata

7 Feb

CREANDOUTOPIE

Sua moglie era uscita dopo avergli fatto mille raccomandazioni, che di lui non si fidava.

Pino arrancò fino alla porta e si mise in ascolto: nessun rumore nemmeno dall’appartamento accanto; anche sua figlia doveva essere fuori. Finalmente poteva dedicarsi alla caccia al tesoro.

Ma il tesoro, il tabacco, se n’era andato quasi tutto in fumo, quando davanti al parentado schierato era stato costretto a inscenare il rito osceno della resa dei pacchetti, una ventina, nascosti per la casa, per dimostrare la propria buona volontà a guarire.

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un nome da poeta

5 Feb

photo by margherita calati

 

 

Aveva capelli crespi più di un Eritreo, occhi spiritati da sciamano dell’Africa Centrale, e un volto così pallido da rendere scura la pelle di un pastore lappone. Sembrava una miscela di latitudini improbabili, un minestrone di razze poco assortite, eppure era di Vigevano, un Gualtieri autoctono, potevi risalire come un salmone per generazioni e ancora ti ritrovavi immerso tra le case di questa città. Non si era mai allontanato più che tanto da quel posto, ma anche in quel posto ci stava a disagio come in una camicia le cui asole non corrispondono ai bottoni. Forse era colpa del nome che suo padre gli aveva appioppato come una traccia obbligatoria da seguire.

Spiridio! Continua a leggere