
Per prima cosa, appena alzato, spalanca vetri e ante della finestra che dà sul lago. A quell’ora l’aria è pungente anche in primavera ma per nulla al mondo rinuncerebbe a quel primo sguardo di tacita benevolenza sulla piazzetta, ai pochi passanti che ha imparato a riconoscere ad uno ad uno, ai platani frondosi che fanno vagamente Francia, al lambire del lago i gradoni di ciottoli, ai cigni presuntuosi come guardie giurate nel pattugliare la riva, allo scuolabus che raccoglie i cinque o sei bambini del paese come una chioccia i suoi pulcini. Konrad abbraccia con gli occhi i dettagli della scena che si replica identica ogni mattino e la guarda come fosse un’eterna novità. È la conferma quotidiana di aver fatto, due anni prima, la scelta giusta: abbandonare Basilea troppo opprimente, smettere i panni dello svizzero modello, tutto lavoro, perbenismo e soldi, chiudere conti e conoscenze e andare verso sud per essere se stesso. Continua a leggere →