
by c.calati
Dicono che non ci sono con la testa e forse hanno ragione, ma per la ragione opposta a quel che dicono. Non è il salire al tetto nella notte la mia follia, è questo starmene tranquillo tutto il giorno, come non ci fosse nulla per cui valga la pena. Ed è una pena starmene in poltrona, pantofole e giornale, veder scorrere l’acqua e le parole e non tentare di fermarle. Eppure mi trattengo, tengo a bada il lupo ed il pavone, fremo e sorrido al mondo storto e a quello quadro. Hai preso le pastiglie, caro?, domanda di rito bizantino, dettata non dalla premura ma dal timore di stranezze. Uno scrutarmi gli occhi se sono spenti a sufficienza. Annuisco e mostro l’occhio vacuo, sai come i bassethound, destino da mansueti, ma in cuor loro ti azzannerebbero alla gola.
E le pastiglie non le ingoio, le nascondo in una scatola di scarpe per i tempi bui, quando il buio mi scenderà da dentro, una saracinesca chiusa dall’interno, che per ora invece è sempre luce. Luce ed energia, anche quando sono immobile, sapessi l’energia che accumulo a stare fermo, mille lampadine accese a intermittenza da illuminarci piazza Vittorio, e una frenesia tenuta in gabbia come corressi sempre sulla ruota del criceto. E invece sono fermo nel soggiorno, statico come facessi parte del mobilio. Accendo la pipa e mi consolo col Vesuvio, anche lui un pennacchio di fumo placido, ma mille altre volte pronto a distruggere Pompei.
Se non ci fossero le notti di luna e vento ci sarebbe da impazzire, sarebbe un’esplosione nucleare.
La sento subito l’aria che si muove al buio, oltre la finestra. Anche se sto dormendo, le fronde che si scuotono mi scuotono in richiamo. L’aria vivace, non ancora vento, è un serpente tra le pietre che aspetta il mio passaggio. Un’attrazione irresistibile, scivolo fuori dal letto, infilo le ciabatte, salgo in solaio, mi spoglio, spalanco il lucernaio.
Esco sul tetto, mi accovaccio nudo sulle tegole, le piume e il pelo a proteggermi dal freddo. E aspetto. Aspetto che il vento monti, come il surfista aspetta l’onda giusta.
E quando il vento fischia e piega i rami, quello è il mio momento.
Allora urlo.
Uhhuhuu.
La coda ferma, la ruota chiusa, allungo il collo a modulare il suono, a renderlo potente e lungo.
Cavalco l’aria, le vado incontro.
È un pianto, un canto, un gloria in excelsis, divento vento, in un crescendo esasperato come una controvoce.
Uhhuhuu.
E lui, il vento, ringhia tra le foglie, ribatte colpo su colpo, urla a sua volta, incattivisce, piega le betulle, rompe rami dei larici a spaventarmi. Volano foglie come stracci. Ma io non cedo, trovo altra aria nei polmoni, ululo alla luna e al buio che non vedo,
Uhhuhuuuu..
Tremano gli alberi, ammutoliscono gli uccelli. Il mondo non esiste, ci sono solo io a lottare aggrappandomi al comignolo. Folate feroci a scompigliarmi il pelo, raffiche m’arruffano le piume sulle ali, mi sferzano la faccia come mani a tapparmi la bocca, per qualche istante ululo muto, quasi sopraffatto, ma ancora ho forza nelle vene, mi ergo in un grido cupo a far vibrar le stelle
Uhhuuhuuu..
Poi, come è iniziato, il vento di colpo tace e io con lui.
Silenzio.
Lo guardo che s’acqueta e resta immobile, lì davanti a me, posato sulle cime nere delle querce assieme alle cornacchie.
Anch’io immobile ma i muscoli tesi pronti a scattare se dovesse ricominciare.
Tace.
È quasi crudele questo silenzio nero.
Ma è finito davvero il nostro duello.
Lo guardo ancora e infine lo saluto con un cenno, come si fa con un amico dopo una battaglia che non si sa nemmeno chi abbia vinto.
Quindi mi calo nel solaio dalla botola del tetto come mi calassi in un sommergibile, tolgo le piume e il pelo, mi rivesto.
Scendo fino al letto, torno sotto le coperte. Ho l’euforia serena di un lavoro fatto bene.
Fagiano o poiana?
Ai fagiani gli tirano, poi li lasciano a frollare finchè non smettono di essere goregni.
Poi finiscono impiattati con le patate, abbinati a un Pinot Nero.
No, meglio poiana.
è un lupo-pavone
🙂
ml
U
uhu
hai bisogno di colla?
per tenere assieme le piume e il pelo? può essere utile, grazie
ml
sì, te la porto subito
Grazie
Se fossi arido ti direi: “No guarda, prendile quelle pastiglie…”
ma tu non sei cinico 🙂
ciao Franco
ml
Wooooooooooo, meno male che non le prendi le pastiglie, altrimenti non avresti potuto scrivere questo post (il più bello che abbia letto dei tuoi, senza togliere nulla agli splendidi altri). Credo che anche io dovrò smettere di prendere le mie pastiglie, sono una zavorra pesante per questa mia mongolfiera.
oh Giuliana che piacere mi dai! anch’io lo considero uno dei miei brani più riuscito.
l’ho scritto qualche anno fa e ci torno su spesso a limarlo, aggiungerci qualcosa, magari solo un altro uhuuuuhu 🙂
un abbraccio
ml
Bello, bellissimo veramente!
🙂 🙂 wow 🙂 🙂
Fortunato chi la sua follia sa e può esprimerla
ho voluto dare questa idea di valvola di sfogo, di liberazione dagli atti consueti, di fuga momentanea nell’irrazionale che credo farebbe bene a molti
un caro saluto
ml
Infrangere le proprie regole mentali è una delle follie meglio riuscite.
sì, la follia, temporanea, vista come cura e non come malattia
ciao Chiara
ml
Una liberazione. Quanto fa bene, ma quanto è difficile.
sì, bisognerebbe imparare da questo personaggio senza nome 🙂
se ricordo bene un rito simile con la foto di un lupo lo avevi già narrato… e anche allora avevo creduto che fosse realtà e, pur capendo chi dovendolo subire se ne lamenti con preoccupazione, ne condivido virtualmente l’utilità con un briciolo di invidia perché le mie grida implodono inutilmente senza portare alcun sollievo, anzi nuocendo a me stessa e senza nessuno che ne avverta il rumore o se ne curi…
ricordi benissimo, Teti, complimenti
è un vecchio racconto che ogni tanto riprendo in mano per piccole o drastiche modifiche.
sì, sono convinto dell’utilità di brevi accessi di innocua pazzia 🙂
ml
hai mai letto Mario Tobino?
so chi è, uno psichiatra scrittore, ma non l’ho mai letto
Uno psichiatra scrittore geniale. Secondo me ti garba
lo penso anch’io, mi sono tante volte ripromesso di leggerlo ma per qualche stranezza non l’ho mai fatto
magari è la volta buona 🙂
Da Le libere donne di Magliano:
https://librimprobabili.com/2017/02/16/acutezza/
grazie Domenico, ho gustato l’assaggio 🙂
È un piacere
🙂
“Qualunque cosa dicano di me i mortali (so bene, signori miei, troppo bene, che la pazzia gode di pessima reputazione anche tra i folli più folli) ebbene sono io la sola, proprio io in carne ed ossa, grazie ai miei poteri sovrannaturali, a infondere serenità nel cuore degli uomini e degli dei”….questo l’incipit “Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam 🙂
stupendo questo incipit e quanto mai pertinente al brano
grazie Pino
ml
Uhuhuhihi
adoro il tocco femminile delle i aggiunte a personalizzare il tuo urlo
🙂
ml
😂😂😂😂son contenta tu l’abbia notato e apprezzato
🙂
Difficile da commentare 😔.
Bizzarria, malattia della mente, autonomia, gestione, controllo. Spirito selvaggio. Incontenibile. Vivere nascosti. Conformismo. Finzione. Normalità. Proteggersi. Parole ammucchiate (le mie, qui), ispirate dal tuo bellissimo racconto. E alla fine, l’emersione di un pensiero tardivo: l’indicibile sofferenza del malato psichiatrico.
parole significative le tue.
e condivido il pensiero tardivo, credo che una delle sue sofferenze sia il non essere compreso nei suoi gesti ritenuto folli e che invece spesso sono liberatori.
una carezza, coccodrilla
ml
Mi piace questa storia da lupo, di indole che ribolle esce e si ribella.
sì, ribolle e si ribella, nell’unico modo che sa combattendo, un po’ come don chisciotte contro i mulini a vento 🙂
ciao Dama, grazie
ml
L’urlo liberatorio! Ma. Quanto bene si sta dopo?
Grazie, bel pezzo davvero!
Un abbraccio
Credo si stia parecchio bene, dopo.
Grazie Cuore,
un sorriso
ml
follia innocua quella di travestirsi da uccello, lupo(?). Una gara col vento a chi urla di più e poi tutti tacciono.
Bello questo miniracconto
Più che travestirsi lui durante la battaglia col vento “si sente” lupo e pavone. Poi quando ridiscende torna a essere umano e mansueto.
Grazie GianPaolo
ml
diciamo un travestimento virtuale
sì 🙂
ciao
ciao
ululare è benessere, salvezza, saggezza.
la follia è nel dimenticare la nostra parte animale.
che istinto sia, sempre.
belle e giuste le tue parole, le condivido tutte.
ciao Nina
ml
Piacevole il tuo inno alla follia, complimenti!
Ti ringrazio Lucia,
buona giornata
ml
Le pastiglie? Secondo me quelle pastiglie non devi nemmeno toccarle perchè se le avresti prese non avresti scritto un racconto cosi… vivo, intenso, emozionante….
Grazie per il tuo commento in presa diretta, rivolgendoti direttamente al protagonista
🙂
ml
Meraviglioso brano, direi teatrale, visionario, come un quadro di Chagall o l’urlo di Munch. Ti ho visto fermo nel salotto e mi hai ricordato mio padre con la pipa. Immobile apparentemente. Ti ho visto combattere sul tetto. Il vento quest’anno ulula anche qui. Tutte le notti. C’è chi lo odia. C’è chi lo sfida. E vince. Bravo. Bravissimo.
“teatrale e visionario” li trovo perfetti
e poi ho molto apprezzato le tue “visioni” suscitate dalla lettura, tuo padre alla poltrona, l'”io” (narrante) che che combatte e vince.
grazie davvero per questo intenso commento, Eletta.
un abbraccio
ml
Grazie a te di esistere 😀 buona giornata caro
Un sorriso di buona serata
Anche a te ☺
Grazie 🙂
Carlo, è davvero bellissimo.
Ad un certo punto del tuo racconto, mentre leggevo, è emersa un’affascinante frase di Pirandello che si è fatta riflessione. Voglio condividerla con te, sebbene possa non essere del tutto pertinente:
«La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola, domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo».
Colgo l’occasione per ringraziarti di cuore del tuo passaggio, delle tue parole e della traccia che hai lasciato.
Buona giornata!
Sono davvero contento che tu sia intervenuta qui.
E la citazione che riporti è per forza attinente perché ti è stata suscitata dalle mie parole 🙂
Buoni giorni a te Simona
ml
Letto, riletto e poi lasciato a decantare come si fa con qualcosa di così bello che anche a parlarne hai timore di guastarlo.
mi commuove sapere che sei passata e ripassata a gustare il racconto in silenzio
Grazie, ti abbraccio
ml
Hai mai letto Paasilinna?
Sì, l’anno della lepre (se è suo) mi era piaciuto
Allora cerca Il mugnaio urlante 😉
me lo segno (il mugnaio urla al vento?)
Ulula, quando sente che la tristezza sta per sopraffarlo e per questo vogliono rinchiuderlo, perché quando non si vuole comprendere la diversità si fa prima ad allontanarla.
Caspita che trame similari, devo leggerlo
Grazie Mela
Ti piacerà di sicuro! 😊
🙂
Hai scritto un post bellissimo, ma non so se sia un bene o un male che non prenda le tue pastiglie. Se sono per la tua salute? Vabbè sono fatti tuoi🤗
Fortunatamente sono in buona salute 🙂
Il racconto è solo una proiezione di fantasia di un certo mio sentire
Un sorriso
ml
Ahhhh sono contenta😀😀😀😀
però mi ha fatto piacere che avessi letto con apprensione per la mia salute 🙂
Si perché comunque sia aldilà dello schermo ci sono sempre delle persone che possono essere brutte o belle d’animo, questo non lo so, ma a me creano apprensione. 😅
..e l’uso dell’io narrante provoca equivoci:)
È vero!!! 😘 😘 😘
🙂
Io credo che la vera follia sia la normalità…chi scrive di follia ma non la pratica ha una tensione che se non lasciata libera lo porterà a morire dentro. Non c’è nulla di peggio di una camera imbottita autocostruita.
sono d’accordo e l’invito implicito di questo racconto è proprio quello di essere a volte un poco folli, non scontati, non piatti.
io mi ci impegno ad essere minimamente estroso se non proprio folle, anche senza salire sul tetto 🙂
contento che ti sia soffermata su questo brano.
ml
Se non l’hai mai fatto,di stare in alto senza troppe protezioni devi provare
A volte mi capita di rinunciare a troppe protezioni:)
Certo,come a tutti
Però è proprio bella come sensazione passato il timore iniziale 🙂
Assolutamente sì 🙂