Archivio | marzo, 2019

1351 giorni senza pioggia

30 Mar
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c.calati

 

 

Ricordi la neve quando cadeva fitta per giornate intere? Sembrava una Siberia la nostra pianura. E le piogge in primavera? Rischiavi d’annegare se scendevi a giocare in piazza. Mica lo sapevamo noi che era una benedizione, noi maledicevamo il cielo che ci teneva chiusi in casa. Continua a leggere

la carica degli ultimi

27 Mar

by c.calati

 

 

Ve lo voglio raccontare quello che ci è successo un giorno, successo a noi che eravamo i manovali del dolore. Ad essere ordinati dovrei iniziare dal giorno della nascita, ma allora ancora non sapevamo nulla, oppure, ad essere sintetici, potrei partire dalla morte, ma a quel punto sapevamo tutto.
Il fatto è che non è stato per tutti lo stesso giorno, ognuno ci è arrivato attraverso un cammino suo, tortuoso o rettilineo, a seconda. Continua a leggere

giallo giardino

24 Mar

c.calati

 

 

Se l’autunno è rosso, sai i tramonti e le foglie, e l’inverno bianco di brina e nebbia, la primavera non può che essere gialla, di fiori e sole. Continua a leggere

il cigno e la farfalla (la scatola di balsa)

20 Mar

c.calati

 

Quel rasentare i muri quasi ad appiattircisi come un antico egizio nonostante la mole non indifferente, quello sguardo rivolto perennemente a terra a contare sassi e formiche, quel cappellaccio informe calato in testa estate e inverno come non volesse farsi riconoscere e che lo rendeva immediatamente riconoscibile, quello scantonare lesto se vedeva da lontano un conoscente, quei passetti frettolosi con cui attraversava lo spazio aperto della piazza e quel sorrisetto ebete con cui tentava di sottrarsi al dialogo. Tutto contribuiva a fare di lui un personaggio che ondeggiava tra il ridicolo e il penoso. Continua a leggere

patine

16 Mar

by web

 

 

Amo lo strato opaco che si forma sui colori delle tele, il velo polveroso sulle cose, il nero che c’era sul duomo di Milano Continua a leggere

nessuna più (Vilma, parlandone da diva)

14 Mar
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c.calati

                                              

                                                                                       

Nessuna più in ambulatorio a far la diva involontaria, che lei calcava il pavimento come fosse un palcoscenico facendo di se stessa un personaggio sfaccettato, un po’ macchietta per ridere con noi, un po’ convinta di avere un ruolo tragico. Ma mai diva del muto, che lei non era capace di tacere, probabilmente parlava anche nel sonno. Incredibilmente, nonostante il suo profluvio di parole e di stranezze annesse e sconnesse, l’ambulatorio non aveva mai funzionato così bene come da quando ne era lei la responsabile. Continua a leggere

il cielo è blù come un pontile

11 Mar

c.calati

 

 

Ancora pontili? non se ne può più!  queste quattro assi, inquadrate in croce o rettilinee, deserte od occupate, sono diventate un’ossessione. Suggestive la prima volta che le vedi, lui le fa sembrare inchiodate direttamente all’acqua, ma alla lunga stancano, sono tutte uguali, legno che marcisce lentamente. E poi, a dirla tutta, anche le parole…

-Scusi, lo sente anche lei questo mormorio di sottofondo? Continua a leggere

l’occasione fa l’uomo bravo

7 Mar
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c.calati

 

 

Pino gonfia i palloncini e ride.

A guardarlo sembra un citrullo.

In realtà lui ride all’allegria che non sapeva di possedere e che ora sparge intorno come chicchi di semenza. E ride anche a quell’uovo di Colombo che è la vita. Continua a leggere

il senso di Camillo per le pietre

2 Mar
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c.calati

 

 

Gli capitava di fermarsi all’improvviso, imbambolato come un fesso a metà di una qualunque attività, quando s’imbatteva in una pietra che per qualche motivo astruso lo emozionava. Potevano essere le grosse pietre squadrate in riva al canale, lui vi vedeva l’antica lavandaia inginocchiata a sbattere i panni, o i pochi lastroni rimasti di un’antica strada romana su cui sentiva il passo attutito di calzari femminili o il rimbombo al passaggio di un’intera legione. Poteva  essere un sasso anonimo o la pietra angolare su cui si reggeva una vecchia costruzione, lui comunque trovava un senso al loro esistere, se si può dire “esistere” parlando delle pietre. Continua a leggere