
c.calati
Ieri mi sono deciso, era da tempo che volevo conoscere quell’uomo.
Di ritorno dalla consueta passeggiata tra le vigne, anziché rientrare in casa, ho proseguito lungo la salita a ciottoli che porta al castello. Prima ancora di scorgere la panchina della quercia sapevo che lo avrei trovato lì.
Eccolo, infatti. Era seduto al centro di questa: le braccia distese lungo lo schienale, il corpo rilassato sulle stecche di legno, occupava da solo l’intera panchina. Mentre mi avvicinavo, una gazza che stava impettita ai suoi piedi si spostò prudentemente, con piccoli saltelli, sotto i rami bassi della quercia, ma non volò via come mi aspettavo.
L’uomo non parve accorgersi della mia presenza, in effetti gli ero arrivato alle spalle con poco rumore e lui doveva essere assorto in qualche suo pensiero. Dovetti schiarirmi la voce e accennare un “permette?” per ottenere la sua attenzione. Mi guardò inespressivo e scostò il braccio sinistro spostandosi un poco a destra per farmi spazio, ma non disse una parola. Controllò con lo sguardo tra le foglie che la gazza fosse ancora lì, poi riprese a fissare l’orizzonte.
Mi sedetti e feci qualche osservazione banale sul tempo, lì in cima al poggio tirava un’aria piuttosto fredda, e sul panorama di campi, colline e vigne, imbastardito da sgradevoli capannoni industriali. L’uomo al mio fianco rispondeva distrattamente, più per educazione che per interesse, anzi era evidente che sebbene venisse lì spesso non era affatto attratto dal paesaggio circostante.
Nonostante i miei sforzi, la conversazione non decollava. Dopo un tentativo più diretto, la vedo spesso qui dalle mie finestre, a cui lui aveva risposto con un sospiro senza nemmeno voltarsi verso di me, mi adeguai a quel suo stare lento, quasi assente, e tacqui.
Speravo di trovare nel silenzio una nuova modalità di contatto con quell’uomo, ma il silenzio rimase tale, anzi i nostri erano due silenzi separati.
Ormai la mia curiosità andava scemando, avevo immaginato chissà quale mistero dietro il suo stare assorto per ore alla panchina, invece era semplicemente una persona abulica, per lui essere qui o in un qualunque altrove era la medesima noia. Così pensavo, quando a un tratto l’uomo parlò. Ma non a me.
Gaia, su, Gaia non essere timida, torna qui.
La voce era pacata, il volto sereno, e quando dal folto della quercia la gazza con un breve volo andò a posarsi sul suo ginocchio, l’uomo sorrise. Cavò dalla tasca un pezzetto di pane e gliel’offrì, sminuzzato, sul palmo aperto. L’uccello becchettò a lungo, poi, terminato il pasto, spiccò il volo. La gazza volteggiava sopra di noi gorgheggiando e compiendo evoluzioni allegre. Io la seguivo, meravigliato che non si allontanasse più che tanto da noi, il suo volo sembrava una danza, oserei dire un ringraziamento, nell’unico modo con cui poteva manifestarlo. Quindi planò con eleganza tra i piedi dell’uomo e lì rimase, come un cane accucciato tra i piedi del suo padrone.
Finalmente l’uomo si voltò verso di me con un sorriso sornione: l’ho incontrata la prima volta che sono venuto qui e ci siamo subito intesi. E da allora ogni volta sembra che sappia che sto per tornare. La trovo già qui che mi aspetta.
Con poco tatto commentai: chissà se è sempre lo stesso esemplare, magari c’è stato un passaparola tra le gazze e si alternano nello scroccare il suo cibo.
L’uomo mi guardò con un’aria di compatimento come non fossi in grado di capire.
Ma questa è la Gazza!, disse calcando la voce sulla G, come avesse usato una maiuscola che doveva spiegare tutto.
Non risposi e attesi che aggiungesse qualcosa ma lui stette in silenzio. Si diede un colpetto sulla coscia destra e la gazza sbattendo le ali vi saltò su. Ogni tanto lui la sfiorava con la mano e lei gli becchettava delicatamente le dita senza pizzicare. Era un dialogo muto e intenso. Si sbottonò il loden e tenne le falde aperte in un invito. L’animale vi si tuffò in mezzo e lui richiuse il cappotto a regalargli il tepore della lana cotta.
Lei crede nella reincarnazione?, mi domandò a bruciapelo.
Bè, francamente no.
Nemmeno io. Ma questo animaletto ha i modi delicati e l’eleganza di una persona che mi era molto cara. Sapeva accogliermi col sorriso qualunque malumore avessi e riusciva sempre a smorzare la mia inquietudine. La Gazza mi dà la stessa pace, per questo l’ho chiamata Gaia. Credessi nella reincarnazione l’avrei chiamata direttamente col suo nome.
Mi guardò, non come se cercasse la mia approvazione di cui non aveva bisogno, ma come se verificasse se riuscivo a districarmi tra logica, affetti e minima follia. Forse la mia espressione imbarazzata lo deluse perché mi fece uno stanco, quanto educato, gesto di saluto a mo’ di congedo.
Tornai verso casa frastornato, non è facile entrare nello spazio stretto dove si rifugiano le persone forse candide o forse un poco folli. Ma se non dentro almeno mi sono affacciato a quello spazio ed è stata una vista salutare.
Questo racconto mi è stato suggerito da un commento di “flyaway2018” a un mio brano precedente (quell’uomo) di cui costituisce il seguito ideale.
ml
Grazie…onorata 😊😊😊
bè, il tuo commento mi aveva acceso la scintilla:)
…e che luce ne è scaturita 👍🌹
grazie!
🙂
…ma io pensavo che fosse una storia veraaaa! :-O ah, ‘sti scrittori, non si capisce mai dove comincia la fantasia e dove la realtà!
ma non c’è niente di più autentico di quello che inventiamo 🙂
ciao e grazie del passaggio 🙂
ml
…che con un po’ di magica follia, ogni invenzione diviene una diversa quotidianità…
un beso.
m.
A piccole dosi la magica follia è necessaria come il pane.
Un abbraccio emme 🙂
ml
Sì…..
🙂
eppure sono certa che da qualche parte del mondo esiste qualcosa di identico… un po’ come la mia anima gemella che sono altrettanto sicura che esista anche se nella realtà tutto fa propendere verso il contrario… 🙂
eheh, però a trovarlo con i tanti miliardi che siamo 🙂
Ciao Teti
ml
deve essere un posto un bel po’ bello quella panchina, ma più ancora il tepore di quel bavero di loden aperto come un invito.
Se lo chiedi alla gazza ti dirà che non c’è posto migliore di quel loden 🙂
Ciao e benvenuta
ml
ti seguivo con un altro account, e un altro blog. quindi è più indicato un bentornata 😊
bello leggerti.
grazie
allora bentornata (chissà chi eri nella vita precedente!?)
🙂
Nina. Non so se ricordi.
Oh, sì, una cometa sparita all’improvviso:)
Talvolta è difficile accostarsi al modo di essere di alcune persone, ma riuscirne a cogliere almeno un frammento di quello che hanno dentro è sempre un arricchimento.
Sono d’accordo con te, tentare di comprendere senza giudicare amplia i nostri orizzonti
Buona serata 🙂
ml
A parte il dettaglio sulla reincarnazione, troppo in la’ per me, quel signore sarei potuta essere io 😀
(o forse no, non nutro mai gli animali selvatici :D)
..nemmeno gli wombat?
🙂
Ouch, hai ragione, la mia ha un trattamento di favore, corteccia e carote 😀
mmhm, da leccarsi i baffi 🙂
ma anche quell’uomo non sa bene se crederci alla reincarnazione. La nega a parole ma sotto sotto nella gazza ci vede altro.
ciao Lucy 🙂
ml
Grazie per questo “seguito” 🙂
grazie a te per averlo letto
🙂
ml
Mio padre dice sempre che il nostro cane è sua madre per cui ci sta benissimo come racconto, almeno per me 😊
Ecco tuo padre ci ha messo a posto tutti.
reincarnazione sì reincarnazione no, lui, senza tanti giri di parole, il cane è sua mamma. Perfetto!
🙂
ml
Ecco 😅
🙂
letto il precedente e questo uno poteva credere una storia vera ma l’annotazione iniziale, letta al termine del racconto da un lato mi ha spiazzato dall’altro mi ha fatto apprezzare ancora di più i due racconti.
Complimenti Massimo, sei veramente in gamba
Ti ringrazio molto GianPaolo.
Cerco di rendere credibili storie inventate dove comunque sono reali le emozioni di fondo.
Ciao
ml
e ci riesci benissimo.
Ciao
grazie ancora 🙂
ciao
Bello e delicato questo racconto.
Ieri sera, a proposito di gazze, una gazza curiosa è venuta sul davanzale esterno di un finestrino che ho nel corridoio e beccava il vetro come se avesse voluto entrare, era interessata ad alcune pietre, dei cristalli di quarzo e altre pietre simili che si trovano sul davanzale interno e che la luce faceva brillare.
Grazie Neda dell’apprezzamento.
Simpatica la tua gazza che arriva fino ai vetri di casa, le mie non s’avvicinano così tanto.
Buona serata
ml
Queste che ci sono nel mio giardino, arrivano anche davanti alla porta di casa, sembra non abbiano paura di nulla.
eheh, le mie sono più riservate, svolazzano per il giardino ma stanno a distanza di sicurezza da cani e gatti 🙂
Forse perché nel mio giardino non ci sono cani e nemmeno gatti, a parte qualche incursione dei gatti del vicinato. Ci sono anche le tortore che mi “urlano” contro perché non permetto loro di fare il “nido” (di ammassare fuscelli a casaccio) sulle travi della pensilina che copre la scala di accesso alla casa, che è a piano rialzato. Fosse per loro lo farebbero proprio sopra l’uscio di casa.
mi viene da sorridere perchè a me le tortore stanno antipatiche ma hanno un momento in cui mi commuovono: quando costruiscono il nido sul mio terrazzo tra i rami aggrovigliati del glicine 🙂
Sì, nel mio giardino ci sono una sessantina di piante e anche nei giardini vicini ci sono tante piante, perché sulle travi che non sono adatte allo scopo? Casca tutto di sotto!
vai a sapere che criterio scelgono per dove costruire il nido.
Volevo pagare loro un corso tecnico per le costruzioni…
eheh
A volte gli uccelletti cascano dentro nella canna fumaria della stufa a legna che ho in cucina. Quando li sento, chiudo la porta della cucina e le tapparelle di una delle finestre, per fare buio, poi spalanco l’altra finestra, tolgo la protezione della “caldaia” della stufa, faccio luce all’interno con una pila, poi mi allontano e aspetto senza far rumore che l’uccelletto esca fuori e voli via dalla finestra, sperando che non imbratti i muri di fuliggine. Ho visto anche una coppia di merli aggredire un gatto che aveva ghermito un loro piccolo, gli volavano addosso urlando e beccandolo, sembravano dei caccia giapponesi, il gatto ha dovuto lasciare il merlotto.
anch’io ho visto uccelli, gazze, merli, attaccare il gatto che aveva ghermito il loro piccolo. Diventano terribili e il gatto deve mollare la presa, anche se spesso è troppo tardi
Siamo solo noi esseri “umani” che, a sentire alcuni casi, dimentichiamo che cosa significa essere genitori e, invece di difendere la nostra prole siamo capaci di farne scempio, sia fisico che morale.
è vero, loro, gli animali, agiscono per un istinto che noi umani spesso abbiamo perso
Purtroppo…
già!
🙂
Lo dicevo io che lì c’era la sua pace! 😊
eheh, avevi visto lungo 🙂
Dopo aver scritto il primo brano ho continuato a pensare a quell’uomo fino a che ho trovato (spero) un senso al suo stare lì.
Un sorriso Ste’
ml
☺
🙂
Sei sensibile e ti sei avvicinato per aiutarlo, ma le parti si sono invertite, lui ha aiutato te a riflettere.🀄
sì, è lui che mi ha mostrato (o meglio ha mostrato all’io narrante) una diversa visione della vita
ciao Lucia 🙂
ml
i folli son sempre candidi, è la loro forza
🙂
sono d’accordo con te, follia e candore non sono in antitesi come crede l’io narrante, semmai si sommano.
ciao Sabina 🙂
ml
Delicatissimo racconto nostalgico. Certe persone lasciano un vuoto che può essere colmato solo da un animale. Anima-le
quel trattino a separare l’animale è la perfetta chiave di lettura.
grazie, Eletta
ml
Buona giornata 🐞🐞🐞
A te
🙂
Forse, se ci fermassimo più spesso ad osservare e fossimo più attenti ad ascoltare, ci renderemmo conto che una storia come questa, non è poi così strana. Bella davvero, mi ha colpito.
Ciao
Sono d’accordo con te, non è una vicenda strana.
Grazie Patrizia
ml
Non è facile ma molto meglio di un sacco di persone terribilmente superficiali. Bella
sicuramente. Sai quelli che sanno tutto, che sfoggiano tutto, che sembrano tutto mai poi gratti sotto la superficie e non trovi nulla.
ciao Bianca
ml
(grazie per il “bella”)
Grazie a te per averlo scritto:) c’è una bella poesia in questa storia… E per me soffermarmi su qualcosa stasera non era facile ..
felice che ti sia trattenuta tra queste righe e ne abbia colto l’aspetto incoraggiante.
un sorriso
“non è facile entrare nello spazio stretto dove si rifugiano le persone forse candide o forse un poco folli”..bellissimo.
già, non è facile entrare in quel rifugio, ma quando riesci è uno spazio di empatia.
grazie Anna
ml
è molto dolce quest’uomo un po’ folle e malinconico, mi ero inerpicata in chissà quale storia, la realtà come spesso accade stupisce
Sono felice che tu abbia letto e condiviso anche questa seconda parte.
Un sorriso
ml
li leggo tutti piano piano è che sono rimasta indietro ma recupero 🙂
mi piace e mi gratifica questo tuo andare a cercare vecchi brani 🙂