Se ne stava lì sul ponte, i gomiti appoggiati sulle pietre della spalletta e la mente impegnata a consumarsi tra meditazioni di minima levatura e noia piatta, difficile distinguere tra i due stati. La tesa del cappello grondava goccioloni giù nel fiume, ma Camillo nemmeno s’era accorto che stesse piovendo.
Guardò sotto di sé l’acqua accalcarsi tra le arcate e ripensò alla folla che defluisce dallo stadio, la rabbia per la sconfitta della squadra a provocare ingorghi all’uscita non diversamente dall’euforia per la vittoria, io allo stadio non ci vado, proprio per evitare quel percorso obbligato, pecore incanalate alla tosatura, acqua che s’infogna sotto il ponte.
Guardò di nuovo la corrente in un pensiero opposto, i gorghi, i mulinelli, le giravolte erano i passi di un tango stralunato che il fiume ballava con le foglie trasportate in superficie, quella ampia dell’acero che vorticava come una ballerina sovrappeso ancora capace di passione, quella elegante del ginkgo che leggera si lasciava travolgere dall’impeto del ballo, quella frastagliata della liquidambra, un abito a frange da inizio novecento che ondeggiava a pelo d’acqua. Si suggestionò talmente seguendo le evoluzioni delle foglie che gli parve di sentire le note languide di una fisarmonica sudamericana, ma forse erano solo gli scrosci della pioggia.
Poi la sua attenzione fu attratta da alcuni rametti che come effimere barchette cavalcavano veloci la corrente. Quando questi sopraggiunsero in prossimità del ponte, Camillo si spostò alla spalletta opposta per vederli riapparire dopo il breve tragitto cieco. Si stupì che qualche pezzetto di legno mancasse all’appello, forse rimasto incagliato tra le pietre o risucchiato sul fondo da un gorgo.
Provò una delusione sproporzionata alla banalità dell’episodio, quasi un dolore per quelle sparizioni silenziose. Probabilmente nel suo inconscio aleggiavano altre sparizioni di maggior portata e altrettanto inspiegabili. Conoscenze appena sfiorate in vita e improvvisamente immortalate sui necrologi, vicende seguite per qualche tempo sui giornali di cui poi non si era saputo più nulla, notizie insabbiatesi come carpe sul fondo melmoso dell’informazione, o anche quei blog che sparivano ogni giorno senza spiegazioni, li leggevi alla sera e al mattino non c’erano più, inghiottiti dal buio della notte, forse dilaniati da crisi esistenziali, o annientati dal silenzio appena nati.
Queste, in realtà, sono deduzioni mie che arbitrariamente attribuisco a lui. Perché, a essere sinceri, Camillo nulla sapeva di metafore, di simbolismi e nemmeno di blog che vanno e vengono o restano nel tempo.
Lui quel giorno abbandonò il ponte con un dispiacere torpido per la scomparsa dei legnetti senza domandarsi oltre. E tanto gli bastò ad alimentare per una mattinata intera il suo malessere.
…e tre ne nascono…
..del bicchiere tu vedi la metà piena, io la metà vuota 🙂
buona serata .marta
ml
…e nessuno che ti possa dire qualcosa su quella improvvisa sparizione. Restano solo le tue supposizioni, le più strane.
Già, solo supposizioni.
E mi chiedo se siamo noi, che abbiamo blog da anni, a essere troppo ripetitivi, o loro, che scompaiono al primo colpo di vento, a essere poco costanti.
Ciao Pino
ml
Molte volte muoiono quando diviene meno importante il malessere che ha generato il bisogno di scrivere,e molte volte quel malessere diventa più importante e le parole rimangono chiuse in un angolo della testa perché tutto sembra così stupido,anche dire.
Quindi ci vuole vuole la giusta dose di malinconia, quella che ci rende più sensibili ma non è così intensa da paralizzarci. Mi sembra una buona spiegazione, grazie.
ml
Oppure wordpress li dimentica…
Vero, succede anche questo.
Buona serata, Mocaiana
ml
Certi malesseri nascono proprio da minuscole cose, apparentemente banali, che si insinuano dentro di noi e stanno lì, accucciate, a mordicchiarci l’animo
Sì è una specie di spiacevole cortocircuito.
Ciao Giuliana
ml
😊
🙂
andiamo avanti………….avanti però!
Avanti sempre!
Un sorriso Titti
ml
Bellissima l’immagine della danza delle foglie…
Grazie Walter, e non ci sono due foglie che danzino allo stesso modo 🙂
ml
Ci sono cose migliori da fare. Così mi hanno detto, almeno.
sì, si favoleggia di un mondo là fuori, dovremo andare a verificare, prima o poi.
ml
Sono ancora qui a domandarmi che fine hanno fatto certi blog con cui avevo stabilito dei contatti e che mi piacevano, prima con Flickr, poi con WP. Quando mi sono allontanata da Flickr, mantengo il blog ma non posto più quasi nulla, ho avvertito i più intimi e ogni tanto vado a visitarli scambiando un saluto. Mi sembrava il minimo, dopo un rapporto amichevole durato anni.
Il dubbio che mi viene è che qualcuno sia morto e che nessuno si sia premurato di chiudere il blog, dandone notizia.
confesso che non penso mai che la sospensione di un blog sia dovuta alla morte del suo autore.
naturalmente in qualche raro caso può essere come dici
buona giornata Neda
ml
Ricordo il caso di una signora della quale seguivo il blog e che il marito ha continuato a tenere il blog aperto, anche se in modo saltuario, dando la comunicazione che la moglie era morta. Ha continuato a postare scritti e ricette delle moglie, anche se, ripeto, in modo saltuario.
Mi chiedo che cosa succederebbe se io morissi, improvvisamente. Ho dato comunque a mia figlia l’incarico di chiudere la mia posta elettronica, il blog e l’album Flickr, pregandola di comunicare a tutti che cosa è avvenuto, lo stesso farà con le persone con cui sono in comunicazione, ma che non usano internet. Di solito è ciò che si fa quando muore qualcuno: si avvertono parenti e amici.
Confesso che pur riflettendo spesso sulla morte, alla mia età è naturale, non mi soffermo sui dettagli tecnici, disposizioni chiusure di account comunicazioni ufficiali.
Fa parte del mio carattere programmare a lungo termine, sono sempre stata così anche da bambina (per i miei familiari una gran rottura di scatole, perché programmo sempre tutto, anche le cose più banali)
io sono più struzzo, so il domani, ci penso spesso e mi spaventa, ma ficco la testa sotto la sabbia come unico rimedio 🙂
Lasciando fuori il fondoschiena…scherzo naturalmente. Ti auguro una domenica felice e divertente.
Grazie, oggi grigliata 🙂
Buona domenica anche a te
è strano quanto uno ci rimanga male quando un blog che segue, a cui è affezionato, cessa di dare notizie di sé, ovvero rimane da un giorno all’altro fermo a quel solito articolo – per non dire che scompare proprio, ci si rimane proprio male, hai colto perfettamente l’idea. anche in questo momento ci sono blog che rimangono in silenzio di cui sono avido…
credo che lo smarrimento che proviamo sia dovuto alla precarietà dei legami che si formano tra chi scrive e chi legge su un blog: da una parte emozioni vive, dall’altra comunicazione fragile.
ciao coulelavie
ml
Il blog è una di quelle cose che serve a fare il punto… per fare il punto occorre aver vissuto, per fare il punto occorre anche il tempo per potersi fermare e fare un esame introspettivo e questo, per molti, è un lusso che non ci si può permettere.
Un blog diventa un’esigenza di condivisione un po’ più profonda, perché là fuori pochi accolgono, pochi sanno ascoltare, pochi danno valore a certe cose; viviamo in un mondo di specchi che riflettono loro stessi, e nessuno trova più il tempo di chiedersi di quale riflesso fa parte… e allora va a finire che ci si perde.
Credo che i blog che chiudono appartengono a quelle anime perse, che non per questo hanno però smesso di esistere, e magari si ritrovano da qualche altra parte, su qualche altro blog, esattamente come quei legnetti che per il fatto che non si vedono più, non è detto che sono scomparsi. Io, ad esempio, per esser sicura di potermi ritrovare, mi sono lasciata aperti almeno 6 blog, che ogni tanto aggiorno e vado a trovare; è un modo per sapere dove approdare, all’occorrenza. Una o l’altra strada la dovrei trovare sempre, penso.
quindi tu hai sei legnetti/blog sotto il ponte 🙂
battute a parte ti ringrazio per il tuo intervento ricco di riflessioni che condivido.
buonanotte
ml
si, sei o sette legnetti, dispersi nella vastità della rete. grazie a te.
🙂
riflessioni che tutti i giorni facciamo: la perdita di qualcosa che ci infastidisce non per il valore ma per la mancanza di conoscerne il perché.
Bravo
è vero, è l’aria di mistero che ci disturba, il non avere una spiegazione sicura per quanto accade.
grazie GianPaolo
ml
ciao
Ciao
Qualche anno fa ho scritto anche io un post che parlava di blog inspiegabilmente chiusi. A onor del vero in maniera molto meno elegante di te, che ogni volta mi affascini con le tue descrizioni filosofico-naturalistiche.
All’inizio ci pativo, ora non più. Scrivere non può essere solo un modo per dare voce al proprio malessere o alla propria solitudine. Io credo debba essere anche cura, fatica e dedizione e non tutti, io per prima, hanno la costanza o magari gli argomenti giusti per durare nel tempo. Spesso ho l’impressione di aver detto tutto e di stare girando intorno alle stesse banali considerazioni e credo che arriverà prima o poi anche per il mio blog la fine. Magari avvisando prima, che è sempre buona creanza!
Notte serena amico mio 🙂
pure io, nonostante i tanti anni che scrivo su un blog, ogni volta che posto ho la sensazione che sia l’ultima, di aver esaurito pensieri e parole.
è una sensazione spiacevole ma momentanea perchè poi ti accorgi che arrivano nuove idee o nuove emozioni e ti torna la voglia di raccontarle.
probabilmente per altri quella stessa sensazione è più duratura, una montagna che non hanno la forza o la voglia di superare.
grazie Mela cara per belle parole che hai speso per me
una buona notte a te
ml
Il blog non è un lavoro, ma una sfida, una palestra, un luogo di ritrovo (nostro) soprattutto. Scrissi anche io di blog abbandonati…come legnetti alla deriva. Chissà se tante di queste persone – in alcuni casi, lo so per certo, defunte fisicamente – hanno abbandonato per stanchezza, o magari per crescita. Hanno superato la “fase blog” e si dedicano fittamente ad una persona, o ad un’altra passione…chissà… comunque siamo tutti sotto una passerella di ponte, con qualcuno sopra che sbircia, e spesso, non si capacita… 😉
Sì siamo tutti, ci mettiamo tutti, in passerella e come noi abbiamo occhi, attenzione, supposizioni per gli altri, gli altri ci guardano, forse ci giudicano, in base a quello che scriviamo e magari lasciamo trapelare di noi.
Ciao Franco 🙂
ml
Senza motivazione il blog stanca.🌾
Sì, credo che tu abbia centrato il punto.
Ci deve essere una spinta, la più varia, che faccia da motore all’ideazione di parole.
Ciao Lucia
ml
A volte cambiano nome e identità virtuale… forse non dovremmo “affezionarci” troppo, o, almeno, provare a dare il giusto valore. Sembro cinica, lo so, ma troppi ne ho visti sparire rimanendoci, di conseguenza, molto male.
Buona domenica, un abbraccio!
Hai ragione, ci vorrebbe la giusta distanza che però spesso contrasta con l’emozione suscitata dalla lettura.
Un abbraccio, Cuore
ml
Si, per noi è una vera lotta
🙂
Non scrivo da un po’ sul mio di blog e mi è capitato di vederne qualcuno di blog sparire nel tempo, forse la vita là fuori li ha portati a fare altro. Io ad esempio mi sono ritrovata in un groviglio strettissimo è soffocante di pensieri, a dover lasciar andare persone io che questa cosa proprio non la so fare.
comprensibile che la vita ogni tanto risucchi, tolga inchiostro e ispirazione, ma tu non sparire, mi raccomando 🙂
ml
Ci provo
bene 🙂