
photo by m. pescarmona
Era una di quelle mattine di mezzo aprile in cui l’aria ancora frizzante costringe al soprabito e alla sciarpa che poi ingombreranno il braccio per il resto della giornata. L’uomo, seminascosto dietro la casupola scalcinata a ridosso della chiusa, studiava il da farsi. E intanto osservava la ragazza seduta al sole sull’erba. Accanto a lei un fagotto di cenci mal lavati. Un filo d’erba stretto tra i denti e gli occhi serrati contro il bagliore della luce le davano un aspetto imbronciato. Non era bella, un volto dai tratti contadini e un corpo che doveva essere piuttosto tozzo, per quanto, così da seduta, fosse facile sbagliarsi. La fronte breve, il naso grosso, come gonfio, non la facevano sembrare nemmeno intelligente. Eppure aveva un che di attraente. L’uomo cercò un aggettivo che la definisse meglio. Scartò sensuale, non si soffermò più di un istante su seducente, era decisamente fuori strada, voleva qualcosa di più preciso e meno impegnativo, una parola che fosse più attinente alla sua fisicità che non alla bellezza. Gli capitava spesso, quando rifletteva, di cercare il termine più adatto come se già stesse pestando sui tasti della macchina da scrivere in redazione. Continua a leggere →