Archivio | agosto, 2019

la presenza e la sostanza

28 Ago

c.calati

 

 

Questa notte tentavo d’infilarmi nel sonno ma mi tratteneva la sensazione di qualcosa d’inconcluso, senza sapere cosa, un debito dell’occhio, una mancanza della mente, un gesto minimo lasciato a metà del guado. Avevo l’impressione d’inseguire un’immagine registrata di sfuggita in un momento imprecisato e rimasta irrimediabile nel limbo della retina interiore, senza che le avessi offerto completezza di azione e di memoria o sepoltura nel luogo deputato, l’amnesia. Continua a leggere

quel porco di Gheddafi

24 Ago

d.calati

 

 

Suonano alla porta, ripetutamente. Una donna anziana, piegata in due dall’artrosi, si muove lentamente verso l’ingresso dell’appartamento.

– Eccomi, eccomi. Chi è?
– …

_ oh, dottore, le apro subito. Continua a leggere

AltraAsia

20 Ago

by web

 

 

Compariva in piazza nei giorni di mercato, spingendo una bicicletta sgangherata; s’aggirava tra le bancarelle come un animale impaurito che la fame spinge al rischio. A gesti e mozziconi d’italiano si offriva per le consegne a domicilio. Erano altri tempi, ancora non eravamo abituati agli stranieri, così donne e vecchiette la guardavano male e stringevano le sacche della spesa come tesori da difendere.
I miei colleghi dagli altri banchi le gridavano Ehi Cina, smamma, e qualcuno le tirava dietro un ortaggio marcio. Lei non faceva nulla per schivare il proiettile, ma ogni volta, pestando la ciabatta sul selciato, ribadiva: No Cina, Vietnam. Altra Asia. Continua a leggere

tre biglietti vincenti

15 Ago

c.calati

 

 

Guidava in modo scriteriato, decisamente al di sopra delle proprio capacità, tanto che lui stesso ne aveva paura. Continua a leggere

monsoni d’Africa

10 Ago

c.calati

 

 

Forse non è un bene alla mia età, ma sono facilmente suggestionabile, o, per dirla in modo meno drastico, mi faccio condizionare dalle atmosfere,  dalle emozioni, più che dai discorsi e dalle persone. Continua a leggere

la rana di Galvani

5 Ago

by c.calati

 

 

Non è che vi mancasse da molto, ma i suoi ritorni in città erano sempre stati un mordi e fuggi, un seguire traiettorie immutabili che, come binari d’acciaio da cui non poteva deragliare, lo portavano esclusivamente alle case dei pochi parenti e amici rimasti. Solo ora, forse per la prima volta, aveva modo di girovagare senza fretta per vie e quartieri che da subito gli risultarono quasi sconosciuti, irriconoscibili.

La città era cambiata. Non tanto e non solo nell’urbanistica, quanto nella fisionomia e nella pelle. Continua a leggere