
dal web
È il colore a volte che fa la differenza, nel mio caso una differenza abissale.
Avrei voluto essere arancione, mi sono ritrovato blu. Continua a leggere
dal web
È il colore a volte che fa la differenza, nel mio caso una differenza abissale.
Avrei voluto essere arancione, mi sono ritrovato blu. Continua a leggere
c.calati
C’è questa piazzetta di platani bianchi e ciottoli ben messi che fa da balconata sul Ticino e i suoi canali. In lontananza la sagoma maestosa del Monterosa e la corona candida delle Alpi. Ha un nome suggestivo questo luogo, Tornavento, che fa pensare a folate d’aria di ritorno che improvvise scompigliano ogni cosa e poi si quietano. Continua a leggere
c.calati
Nelle giornate brevi di medio inverno Camillo seduto alla seggiola larga attende fiducioso il crepuscolo. Continua a leggere
c.calati
Gustavo aveva un volto emaciato, come se ne vedono in giro a frotte alla fine di ogni guerra, e occhi torvi e naso ricurvo, una specie di uncino piantato lì, come per caso, in mezzo alla faccia.
Di lui si dicevano le cose più turpi.
Erano vere?
Non lo so. La maldicenza non ha bisogno della verità per diffondersi, le basta che sia credibile l’accusa. E guardando Gustavo, in effetti, ritenevi credibile ogni cosa. Continua a leggere
c.calati
Il lago la Grigna il traghetto il dettaglio della ruota il cielo incerto. È tutto quello che si vede nella foto.
Il freddo la fatica gli errori la soddisfazione la stanchezza. È ciò che c’è e non si vede.
Due giorni in giro a pedalare.
Dirne di più sarebbe ripetere parole già dette troppe volte.
Ma poi c’è il senso dell’andare, un concetto che ancora tengo avvolto nel mistero. Continua a leggere
c.calati
La sua mimica facciale assomigliava a una fiumara calabrese. Impetuosa, violenta, fuori dagli argini, dopo un temporale primaverile, e totalmente inespressiva, svuotata, un faccione inutilmente ampio, durante la siccità estiva. Mai un’espressione che fosse di equilibrio tra i due estremi, mai un…
L’uomo stette per lunghi istanti in bilico sulla frase incompiuta Continua a leggere
c.calati
Giacomo Ferletti, professore di matematica e geometria alla scuola media di Trausella, era arrivato da qualche giorno, ma ancora non era sceso a mare. La pensione si trovava a mezza costa, circondata da castagni e roverelle e carezzata mattino e sera da un venticello tiepido. Dalla terrazza lo sguardo dominava il golfo.
La padrona, servendogli la colazione all’ombra di un pergolato, gli chiese se quello sarebbe stato il giorno buono per una nuotata. Il professore, costernato, dovette farsi ripetere due volte la domanda, prima di comprendere la sua parlata così chiusa. Allora fece un sorriso un po’ colpevole, accennando un no con la testa:
– Devo ancora prendere possesso dei luoghi, studiare le geometrie del golfo, comprendere i venti, capire le correnti.
– ‘Na nuotata dovete fare, mica il varo di una nave.
La donna fece una risata massiccia alla propria battuta e si allontanò scuotendo più volte la testa. Continua a leggere