Archivio | aprile, 2020

la cuffia dei rotatori

30 Apr

dal web

 

 

Ho sempre avuto poca fiducia nella parte destra del mio corpo. Da che ho memoria è sempre lì, a destra, che sono nati problemi grandi e piccoli, l’occhio più miope, la lesione del menisco, l’udito meno acuto, il ginocchio perennemente precario, il braccio e la gamba meno vigorosi dei contro laterali. Se ne potrebbe dedurre una facile metafora politica, ma in questo momento voglio stare sul concreto. È probabile che io fossi un mancino naturale, corretto artificiosamente nei primi anni di vita, anche se di questo non ho memoria né ho mai chiesto ai genitori. È un fatto che se devo dare un calcio a un pallone o tirare un pugno a un ipotetico avversario istintivamente uso la sinistra, eppure scrivo e impugno la forchetta con la destra.

Perciò,quando la mia spalla destra ha cominciato a scricchiolare, non ho provato alcuna meraviglia che fosse proprio quella a mostrare cedimenti da usura e invecchiamento: tutto seguiva la mia personale legge di Murphy, se c’è qualcosa che va male, a destra andrà peggio. Continua a leggere

di contorta nostalgia

28 Apr

photo by margherita calati

 

 

Camillo al primo pianto, ancora sporco di vernice, si disperava di non poter tornare all’utero, il luogo acquoso del tepore. Un desiderio immenso di ritorno da allora lo accompagna, tornare sempre, non importa dove, alla partenza forse, come un Ulisse ubriaco o come un’oca che gioca a fare un altro giro. Continua a leggere

una storia breve

24 Apr

c.calati

 

 

Gli capitava spesso di provare, al momento del risveglio, una singolare sensazione di stasi, non del tutto sgradevole. E ci si avvolgeva dentro come in un bozzolo, illudendosi per qualche istante di rimanere in eterno larva ignara al mondo, senza mai dover spiccare il volo. Continua a leggere

il clan dei cattivisti

19 Apr

by c.calati

 

Questi non sono ragazzini ai primi ormoni, sai quelle tempeste a cui ancora non sai dare un senso e un sesso. No, questi sono fancazzisti stagionati, animali da bar temprati alla noia, allenati ai fallimenti e abituati a barare su tutto quello che si impara. E loro hanno imparato, stravaccati sulle seggiole, a spacciare per saggezza il disprezzo che spargono a palate sopra i fragili e gli ingenui e a contrabbandare per passatempo innocuo la cattiveria acida con cui condiscono ogni gesto. In realtà sono tre balordi di bassa caratura e di stupidità assortita Continua a leggere

illusion

15 Apr

c.calati

 

 

Non poteva che andarsene in quel modo, non c’era altro sistema. Le finestre avevano le grate in ferro e lui nessuno strumento per segarle, la porta era chiusa a doppia mandata e le chiavi le custodiva sua figlia che una volta alla settimana lo andava a trovare portandogli la spesa e parole di conforto. Continua a leggere

la Concarena e il Coronavi…

12 Apr

c.calati

 

 

Non so di preciso cosa sia, se un’area geografica, una montagna, o la frazione di un paese. Avevo sentito quella parola da due ragazzi che parlavano tra loro di un entusiasmante itinerario ciclistico in ValCamonica. Io, seduto al tavolo vicino, mi ero segnato su un foglietto i nomi dei luoghi a mano a mano che li snocciolavano. Continua a leggere

il sosia

9 Apr

c.calati

 

 

C’era questo collega che mi assomigliava in modo impressionante: alti uguali, stessa barba, stessa magrezza, stessa testa stretta e spelacchiata, occhiali simili e anche la dentatura era quasi uguale, ma io ho i canini un poco storti.  La somiglianza, però, si limitava al fisico perché per il resto il dottor Bajani era diverso da chiunque. Continua a leggere

questo tempo va veloce

6 Apr

c.calati

 

 

 

Non è lo starmene chiuso in casa che mi pesa, ma questo tempo fermo che in realtà corre spedito. Sono io che resto immobile, stretto tra un libro e una padella, invece lui, il tempo, viaggia veloce e mi sfugge come acqua invano trattenuta tra le dita. Continua a leggere

il vino, il pane e le parole (4?)

2 Apr

c.calati

 

 

Una transvolata atlantica, un volo senza scalo da pionieri come Lindbergh o da anatre stremate nell’ostinata migrazione. Un peregrinare medioevale lungo la via francigena, dov’è più facile morire che raggiungere la meta. Un rapido passaggio da una quinta all’altra, ridendo come fossimo pagliacci in scena.

È tutto qui il nostro andare da un capo all’altro di questo tragitto, aspro e leggero, che chiamiamo vita. Continua a leggere