
by margherita calati
Deve essere stato il fulmine a svegliarmi, un botto tremendo che credevo fosse venuto giù il lampadario. Mi ero appisolato, nonostante fosse metà pomeriggio, con ancora indosso la tenuta da ciclista.
Ora sono seduto sul letto, frastornato. C’è un odore di aria bruciata che penetra dai vetri aperti, forse il fulmine ha colpito una pianta del cortile. A parte i rumorosi scrosci di pioggia è tutto silenzio qua dentro. Troppo silenzio. La stanza del “Monferrato”, la pensione in cui ho preso alloggio, mi sta improvvisamente stretta, ho bisogno di uscire all’aperto anche se piove.
Ma quando esco non piove più e ha smesso pure di tuonare. Continua a leggere →