
c.calati
Non hanno sesso i passi, né un’età, quando li senti che sei ormai in prossimità del sonno. Continua a leggere
c.calati
Non hanno sesso i passi, né un’età, quando li senti che sei ormai in prossimità del sonno. Continua a leggere
Mi piacciono gli eroi che non lo sanno, e non lo sa nessuno che loro esistono, quelli senza bandiera e senza santi Continua a leggere
by c.calati
Tra pochi giorni parto, finalmente, per provare a tradurre sull’asfalto il sogno che avevo messo sulla carta*. Ma c’è un abisso tra la carta che sogna e la ruota che gira. La carta accoglie con benevolenza i desideri di chi scrive, ha un’indulgenza istintiva per lo sproposito dei progetti, così spiana le salite, abbrevia le distanze, rende fluidi i muscoli. La ruota è intransigente, non fa sconti, ogni suo giro è un pezzo di fatica, non ti conforta mai ma ti confronta a muso duro coi tuoi limiti. Continua a leggere
c.calati
Oltre mezzo secolo separa le rughe di Jolanda dai brufoli ostinati di Jessica, la stanca vivacità dell’una dalla volubile esuberanza dell’altra, ma loro due non badano all’anagrafe. E nemmeno all’etichetta. Nel loro gioco di piccole provocazioni, non sempre è la ragazzina a sbalordire la più anziana. Lei ora ci prova con le scarpe appoggiate al tavolino, l’altra si accende una sigaretta e, facendo gli occhi piccoli, le soffia il fumo in faccia. Continua a leggere
c.calati
Tu ti preoccupi del cielo minaccioso, temi l’acqua e non ti muovi.
Ma tu non sai che le nuvole in Toscana fanno parte del paesaggio, come le pietre irregolari a reggere le case, le pecore nei prati cariche di lana o i cipressi che accompagnano i viandanti su fino in cima al poggio. Continua a leggere
by g.gunda
Camillo si riparò sotto un albero, aveva bisogno di rifiatare prima dell’ultimo balzo verso casa. Tirava vento e cadeva una pioggia modesta a goccioloni isolati che comunque non foravano l’ombrello offerto dal fogliame. Si appoggiò al tronco e presto si lasciò scivolare lungo questo fino a stendersi alla sua base. Continua a leggere
by c.calati
È una ginnastica mentale, un difficile esercizio che però fa bene al cuore, partire dal tondo senza spigoli di una realtà che altri hanno smussato e levigato di lima e pialla come una palla da biliardo, partire da lì e non accontentarsi.
Dai pulpiti catodici rotola la sfera senz’appigli di verità a cristalli liquidi, s’infila di bocca in buca, facendo facili filotti di quei piccoli birilli che stavano schierati, inebetiti ad ascoltare. Continua a leggere
c.calati
Sembrano gemelli, Daniele e Anna, un metro di cacio o poco più, stesse teste d’uovo, uguali i corpi gonfi. Arrivano in reparto indossando la mascherina a coprire la faccia come svaligiatori di banca in erba. Ma già dagli occhi, vispi o cupi, sai la bocca sorridente di lei e le labbra imbronciate di lui.
Non potrebbero essere più diversi nell’affrontare la malattia, per Anna quasi un gioco anche quando il gioco si fa duro, per Daniele un nemico senza volto a cui può opporre solo una resistenza passiva degna di un novello Gandhi.
Anna sa piangere e sa ridere, perché anche questa è la sua vita e non la vuole sprecare. Daniele non piange e non ride, perché in questa sua vita lui non c’è. Continua a leggere