
c.calati
La luce nel locale si diffonde a macchie, come faticasse a conquistare spazio al fumo e al pulviscolo che aleggiano nell’aria.
Ricardo Reis siede al suo tavolo in un alone di penombra. Ha un berretto tondo calcato in testa da cui spuntano sui lati e sulla nuca pochi capelli, grigi e sottili, come una lanetta. Infinite piccole rughe attorno agli occhi sembrano le tacche che la costanza di un ergastolano ha segnato sul muro. La barba è trasandata, tra le labbra ha un mozzicone spento come un delinquente, ma in volto l’espressione è così mite che non ti fa paura nemmeno il coltellaccio insanguinato che tiene tra le mani. Più che un assassino sembra un uomo sereno, forse buono, come ce ne sono pochi. E ti vien voglia di sederti con lui al tavolo e chiedergli che cosa hai combinato, Ricardo?, con l’affetto di un fratello, anche se non sai nemmeno chi egli sia. Continua a leggere