Archivio | marzo, 2021

il viaggio breve

30 Mar
c.calati

                                                  

Le isole del Baltico, i canali di Francia, su e giù per il Danubio, le cime prestigiose delle Alpi, il vento d’Olanda, la Selva Nera, quella Boema, l’Istria, la Corsica, i laghi padani, le valli svizzere. Le ho pedalate tutte le strade dell’Europa e tutto ricordo con piacere, le emozioni e le stanchezze, le risa e la malinconia, che quella me la porto appresso come una seconda pelle, ovunque vada. Ma c’è stato un altro viaggio, piccolo e breve, che nella memoria conserva un posto a parte, privo di tristezze, denso di affetti.

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ti ho sorriso, una volta

27 Mar
c.calati

                                     

La terra baciata dai piedi, i miei piedi e chi prima di me, chi scalzo, chi nudo.

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breve brano vagabondo*

25 Mar
c.calati

                                                

Era un suonatore vagabondo, malmesso per l’età ma ancora attratto dalla stranezza del mondo. Andava controvento per le strade delle donne, senza possedere né denaro né decoro nè una sola nota davvero seducente, ma era fedele a un vago concetto d’amore evanescente, come una nuvola da guardare allegro senza temerne l’acqua.

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7 momenti A pedali

23 Mar
by c.calati

                                                

                                                               Andare

Pedalare è un po’ imparare e un po’ morire, ha detto qualcuno. Non l’ha detto? Bè, avrebbe dovuto, perché in bicicletta c’è sempre un mondo da conoscere, volti da ricordare, errori da ripetere, come mai fatti. Quasi fatali.

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tra l’asino e il maiale

20 Mar
c.calati

                                            

Il mastodonte che ci portiamo dentro, i pesi asfittici e insensati, quel carico d’affanni ricordi e nullità, sai i detriti che il fiume raccatta in giro, quando è gonfio d’acqua e d’ira, e  che si trascina a denti stretti fino al primo ponte e lì, smarrito, si soffoca da solo. Un suicidio che diresti ben riuscito.
Ecco, io, al contrario, vorrei essere ruscello sottile e lieve e vivo, per quanto sia tortuoso il mio percorso, e non quel fiume ingordo e scriteriato. Vorrei viaggiar leggero ma non so scrollarmi di dosso il peso dell’eccesso come l’asino la soma, lotta, s’impunta, scorreggia e scalcia che sembra DonChisciotte, ma poi s’arrende sotto i colpi di bastone e riprende rassegnato il suo sentiero.

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l’albero

18 Mar
c.calati

                                                              

Camillo non voleva risultare inopportuno, perciò si tratteneva dal dire ma taceva a stento, per quanto lui di solito nel silenzio ci sguazzasse.

Passeggiavano sul limitare di una pineta, ma a lui sembrava di essere solo, lei gli era accanto unicamente per educazione, ne era convinto, quelle cortesie che si usano verso chi è ritenuto ormai vecchio e inoffensivo. E vecchi si può apparire anche a cinquant’anni, se si ha di fronte una persona di venti o poco più. Fremette di rabbia e desiderio perché avrebbe voluto essere amico della ragazza, darle qualche consiglio e magari qualche cattivo esempio, piccole ribalderie sconsiderate, azzardi fuori luogo.

Così procedevano in silenzio, interrotto ogni tanto da frasi banali tra formalismo e impacci. Gli sarebbe piaciuto parlarle in gaelico o in swahili in modo da trasmetterle solo le emozioni e non le parole che sono sempre a rischio, meno sono vaghe più sono pericolose. Ma sarebbe stato tempo perso, lei non avrebbe colto l’atmosfera, e poi lui non conosceva quelle lingue esotiche, a malapena l’italiano.

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primo giorno di Rosso*

15 Mar
by web

                                                 

Ubbidire? Riconoscere il senso proibito del rosso? Oppure fottersene? Soffrire in silenzio sul limite? O vedere tutto come un divertente gioco rischioso?

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quattro opzioni più una

14 Mar
c.calati

                                               

La vita è qualcosa che fa tremare i polsi, dapprima ti sembra tanta, troppa per come ti senti insufficiente, poi diventa poca per tutto quello che vorresti fare.

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Rosa

11 Mar
c.calati

                                                            

Le cuffiette nelle orecchie, un berretto di lana calcato in testa fino alle sopracciglia, Rosa pedalava forsennatamente, come a voler volare via da lì.

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comunque

8 Mar
c.calati

                                                         

Già dalle prime volte avevo notato come lei usasse quella parola un po’ a casaccio, non per controbattere una mia affermazione, o per aprire o chiudere un suo discorso. No, la usava in modo bizzarro, dopo un silenzio che si faceva pesante, e la faceva seguire da altro, inquietante, silenzio. Comunque, e si accendeva una sigaretta che poi fumava con una perplessità muta. Oppure, Comunque, diceva, e si alzava dalla panchina per andare via salutandomi con un cenno della mano.

Sì, l’avevo conosciuta su una panchina di quel misero parchetto che c’è al Giambellino. Non l’avevo abbordata io, io ero già lì, impegnato a inseguire nella mia testa trame di improbabili racconti, in pratica ero sfaccendato come sempre, lei si era seduta all’altro estremo con un gattino in braccio, una distanza consona alla sua riservatezza. Non sembrava proprio il tipo che attacchi a parlare con uno sconosciuto e infatti nonostante le proponessi il mio profilo migliore, il sinistro privo di cicatrici e ingentilito da un raggio di sole, mi ignorò bellamente, tutta presa dal suo animaletto. Gli parlava e lo coccolava sbaciucchiandolo di continuo, ma lui non sembrava gradire tutte quelle smancerie. Ogni tanto sentivo un suo miagolio soffocato. A un certo punto il piccolo felino ne ebbe abbastanza, si divincolò graffiandole una mano e fece un balzo verso la libertà. Ma la bestiola, poco esperta in acrobatiche fughe, completò il balzo proprio addosso a me che fui lesto ad agguantarlo e a restituirlo alla sua padrona.

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