
Dei giapponesi ho in antipatia quasi ogni cosa, i formicai delle città, l’arretratezza delle campagne, il pesce crudo, la poca carne, l’attaccamento acritico al lavoro, il concetto distorto dell’onore, la devozione all’imperatore, la concezione arcaica della donna (la geisha, per quanto la favoleggino, è serva o puttana dell’uomo), la sperequazione sociale che al confronto noi sembriamo modelli di virtù. Ma questa idea, questa filosofia, di ricomporre le fratture senza nasconderle, anzi evidenziandole con l’oro, è davvero suggestiva, indica un modo che va oltre le ceramiche infrante.
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