
All’improvviso, mentre armeggia con la pipa che ha ripreso a fumare da poco, gli torna in mente, come accadesse ora, una sera di tanti anni fa quando sua figlia ufficializzò il suo primo amore adulto. Forse perché la pipa è quanto di più assomigli a un narghilè.
Non si trovano in un luogo esotico durante un viaggio più o meno organizzato, sono a pochi chilometri da casa. Esotica è la sera e la scelta di sua figlia.
Lui sta osservando i gesti competenti del ragazzo creolo che danno inizio al rito; le dita olivastre manipolano l’impasto che già spande nel piccolo locale il suo profumo. Annusa l’aria: miele, tabacco e mela si fondono in un unico odore che ravviva la penombra, smorza la musica. La preparazione avanza baldanzosa, com’è giusto che sia all’età di Joi, come lo chiama sua figlia: pressa la mistura nel fornello, la ricopre di stagnola traforata e sopra vi sistema una cialda di carbonella. Infine l’accende, regola la valvola dell’aria e tira qualche boccata dal cannello, finchè la grande boccia si riempie di fumo.
Il narghilè è pronto e viene sistemato al centro del loro cerchio di cuscini.
Lui ha davanti a sé il grande sifone di vetro, lo fissa incerto perchè prova una vaga diffidenza nell’accettare il contatto di salive differenti, stringere le labbra dov’erano altre labbra prima delle sue, alcune familiari altre appena conosciute. Per qualche istante rimpiange la sua pipa, le boccate personali, lo splendido egoismo della nuvola di fumo che ti isola dagli altri. Ma quando gli passano il cannello, capisce che non può sottrarsi, non può rompere il rito.
Allora porta alle labbra il bocchino, forse d’avorio. Aspira. Fumo e profumo gli scendono nei bronchi, gli riempiono i polmoni. Fumo soffice, soave, così diverso dalla usuale nicotina.
E s’accorge che attorno al narghilè assieme al fumo si mescolano le voci, la sua, le loro, gli umori, i sogni, in un coagulo spontaneo, una pacata euforia, come fosse hashish quello che gira tra di loro. Nuvole bianche si formano da labbra in continuo movimento e aleggiano sulle teste come fumetti, ancora da riempire, dei personaggi che ciascuno incarna di sé stesso. Ognuno ha un ruolo di cui è convinto, l’intellettuale dalla barba bianca, la donna dall’abito sontuoso proveniente dai mari tropicali, il cuoco alternativo, l’appassionata d’arte, la giovane artigiana degli orecchini etnici, il ragazzo maestro del rituale.
Così, carta e matita, lui scarabocchia qualche parola sui presenti, farebbe rapidi schizzi a carboncino, di quelli che in pochi tratti caratterizzano il soggetto, se solo sapesse disegnare.
Guarda uno per uno i volti di chi gli sta d’intorno, sente le passioni di ciascuno, le arti minime, sognate e manifeste. Sorride al fil di fumo che li unisce.
Resto sempre meravigliata dalla tua capacità di descrivere, sia ciò che riguarda i sentimenti, le impressioni, sia ciò che sta fuori, che circonda. Prosa poetica analitica e profonda.
cerco di raccontare le cose che conosco o che ho vissuto, mi avventuro poco in territori sconosciuti e se lo faccio manifesto spontaneamente la mia ignoranza (come coi fiori)
grazie, tanto, per le tue parole
ciao, Neda
ml
c’è qualcosa di globale in questo gruppo eterogeneo intorno al narghilè, tu hai riunito con le parole in una nuvola di fumo tutto quanto sei riuscito a cogliere …quasi magico il risultato…buona giornata Massimo
grazie Nadia, il merito è del narghilè che ci ha accomunato nel fumo 🙂
buona giornata a te 🙂
ml
Mi hai fatto venir voglia di comprare del tabacco per la pipa… 🤩
… e credo che sia significativo come effetto del tuo racconto!
Buondì, Massimo!
oppure prova direttamente il narghilè 🙂
ciao Alessandro
ml
Sono un tipo pratico: la pipa ce l’ho, il narghilè mi manca! 😀
ahah
In pochi tratti “a carboncino” la magia di tante vite fa riaffiorata a stuzzicarci. E mi fai tornare ad altri narghilè, mai assaporati, in atmosfere assolate o serate stellate
eheh, il mio carboncino ha la forma di una tastiera.
è un peccato che in quelle occasioni tu non l’abbia provato.
ciao Dona
io
Mai fumato.
Il racconto è bello.
grazie, “Allegro”
se ti capita provalo 🙂
ml
Fumato il narghilè, in una lontana vacanza egiziana, irripetibile per ora.. atmosfere orientali con musica, fumi e aromi ad impastarsi fra loro.. però chissà se sono i luoghi a creare magia, insomma, te lo immagini un narghilè in cucina con la ghigliottina in tv di sottofondo.. 😉
eheh con la tele accesa no, ma in certe occasioni può ricreare un’atmosfera esotica anche da noi 🙂
ciao Franco
ml
L’atmosfera è magica e coinvolgente! Oggi con l’aleggiare del Covid sarebbe una cosa impensabile!!!!
vero! ci pensavo mentre lo scrivevo, è una cosa ormai inimmaginabile!
buona serata, Vitty
ml
Una condivisione importante. Aggrappiamoci al filo che ci unisce, fosse anche di fumo.
sì, che sia il canonico filo rosso o quello grigio di fumo, occorre afferrarlo e tenerlo stretto.
ciao Keep 🙂
ml
Chissà come, hai indovinato che io ho un debole anche per il canonico filo rosso.
Teniamocelo stretto!
Grazie
sono d’accordo con te e mi permetto di segnalarti questo mio brano sul tema, avvertendoti che ha dei passaggi un po’ duri da mandar giù
https://orearovescio.wordpress.com/2013/09/18/il-filo-rosso-che-ci-unisce/
Ti ringrazio molto, è vero, è molto duro, ma è anche vero che si può trovare un rifugio in chi conosce il dolore.
Ho letto che sei pediatra. Doppiamente onorevole: curare i bambini è una missione ancor più delicata e complicata.
Sai sono molto contenta che L’ora breve mi abbia portata a queste Orearovescio che effettivamente a me stanno riportando tante emozioni che lo scorrere normale del tempo avrebbe rubato.
GRAZIE!
sono contento che tu abbia condiviso l’atmosfera e il senso.
di solito evito di autosegnalarmi ma in questo caso desideravo condividere quel brano con te.
quindi grazie a te 🙂
E hai fatto benissimo! Tu segnala! Altrimenti io persisto a perdermi nei meandri lasciandomi sfuggire cose importanti come questa. Grazie.
🙂
spero che non sia autobiografico la fumata del narghilé 😀
Comunque bello il racconto.
in realtà il racconto prende lo spunto proprio da quell’esperienza.
comunque nel narghilè, quella sera almeno, non c’erano di certo droghe 🙂
grazie per l’apprezzamento GianPaol
ml
L’impressione che fosse qualcosa di personale l’ho avuta. Niente droghe? Meno male.
te lo garantisco!
non dubito delle tue parole
🙂
iao
ciao
Mia figlia l’ha vinto in Egitto in una nostra vacanza : mai usato… Ma io l’ho provato a Istanbul 🌷❤️🤩
brava tu che l’hai voluto provare.
capisco anche tua figlia, la preparazione non è facile le prime volte ci vuole qualcuno già esperto che provveda 🙂
ciao Eletta
ml
Ciao caro 🌷🌹🌷
una buona giornata di sole per te 🙂
🐝🐝🐝🌷🌹Buona serata
Grazie 🙂
Hai disegnato il quadro di una bellissima atmosfera, un tipo di convivialità diversa da quella cui siamo abituati (come potrebbe essere una tavolata di commensali o una partita a carte) ma non per questo meno coinvolgente e, anche, rassicurante. Il senso di trovarsi a proprio agio in un paese straniero o con genti di usanze diverse ma al tempo stesso simili, animate da una sorta di proprietà transitiva dello stare insieme a condividere piacevolmente tempo e chiacchiere. D’improvviso mi fai venire voglia di chiamare quel mio amico che dalle proprie vacanze in un paese arabo ha adottato l’uso del narghilè, e ogni tanto posta sui social qualche sbuffo di fumo sottile. Credo che potrebbe piacermi 🙂
chiamalo, ti divertirai
ciao 🙂
ml
Sembra sempre di esserci in certi posti e – soprattutto – in certe atmosfere quando si leggono le tue parole. Mi piace l’idea di fare schizzi delle persone con le parole invece che con disegni, mi fa pensare un po’ al libro “Mr Gwyn” di Baricco.
R.
scrittore esegue ritratti!
quel libro mi aveva incantato, il migliore di Baricco.
grazie Riccio per le belle parole (e per aver condiviso mr. Gwyn)
ml