Archivio | ottobre, 2021

brevissime d’autunno

30 Ott
c.calati

                                        

Muta in autunno di continuo la graduatoria estetica delle piante, oggi è in testa il cipresso calvo, domani forse sarà il pruno.

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con le mani in pasta

28 Ott
c.calati

                                                          

Ci vuole un folto pelo sullo stomaco se la pasta in cui si muovono le mani sono gli affari più o meno loschi degli squali finanziari, una vita passata a pasteggiare e a patteggiare.

Ma se la pasta è quella vera a cui dar vita con le mani, allora occorre unicamente un bicchiere di buon vino a lato dell’asse da lavoro per mantenersi maschi nonostante i gesti plateali da massaia.

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la bottega di Bjiorn, ciabattino

23 Ott
c.calati

                                              

Ostersund, inizio Novecento

Qui nella campagna misera a Nord di Stoccolma c’è, dopo l’equinozio e prima del solstizio, un tempo sospeso, quando il sole ha smesso di scaldare e la neve ancora non ha coperto i campi. È un tempo fatto di rassegnazione per la pioggia, il fango, le giornate che s’accorciano, e di attesa preoccupata per il lungo buio dell’inverno. Qualcuno, come Harald, lo affronta con un’euforia fasulla e aggressiva, altri, come me, lo vive con una malinconia via via più cupa.

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scemenzario

19 Ott
c.calati

                                                  

Nell’antichità:  L’ottava meraviglia del mondo lottava per piazzarsi almeno settima.

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du’ cervi

13 Ott
c.calati

                                                          

Camillo era il prototipo dell’homo photograficus e lo era ben da prima che esplodesse la mania degli scatti compulsivi.

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il destino dell’agave

8 Ott
dal web

                                       

Stava lì da anni, in un riquadro ghiaioso nel giardinetto dietro casa dei suoi genitori, quasi nascosta tra l’hibiscus, il plumbago e gli oleandri.

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la pietà della polvere (r)

3 Ott
photo by margherita calati

                                  

Se solo lasciassimo la polvere posarsi, come un rispetto muto, sulle cose del non uso, una dimenticanza calda, lenta a formarsi come una memoria, cenere a Pompei, terra a strati sopra Troia, un’Iliade senza Omero la nostra storia che riemerge dai dettagli in un nostalgico pudore per l’eccesso che è stato il nostro corpo.

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