Archivio | gennaio, 2022

la partita della stufa

31 Gen
c.calati

                                                                         

Alfio si era alzato di scatto lamentandosi del freddo. Anziché dirigersi verso la stufa di ghisa che lavorava a pieno regime, si era avvicinato al calorifero, protestando che fosse appena tiepido.

Se vuoi scaldarti devi andare vicino alla stufa.

Ah, quella! E aumentare un po’ il riscaldamento, no eh?

Camillo sbuffò stizzito, più per il disinteresse che l’amico mostrava per quella forma di calore, che non per la mossa di cavallo con cui lo stava inchiodando. Cercò di concentrarsi su una contromossa adeguata, ma quella domanda retorica e maligna lo aveva scombussolato.

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il picchio, l’ubriaco e altre facezie

29 Gen
by c.calati

                           

Che pacchia picchiettare chiodi nel legno al ritmo del picchio che picchia col becco sul tronco. Peccato che pecco di occhio, più che i chiodi mi becco le dita.

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f o r s e (r)

23 Gen

                                                    

È la parola più bella del vocabolario, e la più utile.

Forse fruscia fra le labbra, esce a voce ferma ma mai forte, si forma facile sul foglio, non ingombra, esprime pacatezza più che incertezza, aprendo all’infinito le ipotesi possibili. Parola purtroppo spesso equivocata e vilipesa, che in tanti, quelli che tutti i giorni vanno alle crociate, quelli che fanno del cervello un muscolo ipertrofico da sfoggiare nei salotti e sulle scrivanie, credono sia una debolezza, una titubanza imperdonabile. E invece occorre un piccolo coraggio a sostenerla, uno stare nudi e disarmati davanti a chi indossa l’armatura come vestito d’ordinanza.

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una bazzecola! (senza erre*)

19 Gen
c.calati

                                                              

Questa volta è facile, una bazzecola, si disse Camillo gongolando, ne avanzano ben venti a mia disposizione.  Meditò, tentò e subito si bloccò: quella maledetta innominabile si infilava ovunque come fumo che si spande in ogni spazio o come acqua contaminata che s’insinua e inquina la falda.

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in un pomeriggio d’inverno

15 Gen
c.calati

                                          

Le pietre di un muretto a secco scaldate dal sole e riparate dal vento contro cui appoggiarsi mangiando un panino al prosciutto, le strade minori prive di auto per percorrere tratti di via francigena e scoprire piccoli borghi nascosti a un passo da casa, due bici assistite a rendere morbido lo sforzo sui pedali e liberare gli occhi dalla fatica, un cielo terso così raro e invernale da far invidia al Manzoni, anche se non siamo in Lombardia, un baruccio fuori mano che rivela in cantina tesori di tome, bottiglie, salumi, da farne razzia, le brevi pareti di roccia che scure si stagliano sul verde dei prati a far da palestra a tanti appassionati, una poiana che volteggia in alto col suo lamento di fame, un albero nudo, solitario, in mezzo alla terra appena solcata, immortalato dall’ultimo sole.

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in una mattina d’inverno

10 Gen
t.legger

                                              

Il vantaggio dell’inverno è che non devi fare levatacce per vedere l’alba. Cammino verso la Dora nella campagna addormentata mentre alla mia sinistra il sole si affaccia timido tra le colline.

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requiem

7 Gen
c.calati

                                                     

Il vento separa i corpi, li sparpaglia alla rinfusa attorno al marmo aperto. Il freddo affila i nostri volti, ci impallidisce i tratti a cera sfatta.

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scorzette d’arancia

3 Gen
c.calati

                                                

Camillo si guardò perplesso le dita incrostate di zucchero caramellato, ce n’era più sui polpastrelli che non sulle scorzette. Era il terzo tentativo che falliva, ogni volta per un errore diverso, senza essere mai arrivato al passaggio finale, l’immersione nel cioccolato fuso.

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