Dalla poltrona guardo la parete bianca, fresca di tinta, immacolata come la parete nord dell’Eiger in pieno inverno a inizio novecento prima che gli Svizzeri e gl’Inglesi la violassero. La guardo e già ci vedo i chiodi ancora non piantati, su cui arrampicare la mia pelle e appendervi coi quadri memorie e vizi, farne un po’ muro del pianto, un po’ muro del vanto, ruggine e ruggiti.
Camillo sforza gli occhi ma non riesce a distinguere i dorsi e i titoli dei libri negli scaffali più in alto, e anche se ci riuscisse servirebbe a poco. Osserva la parete con preoccupazione e si chiede se valga la pena arrampicarsi fin lassù inseguendo la memoria vaga, forse fallace, di un frammento di parole lette chissà in quale romanzo.
È incredibile quello che mi è successo mentre andavo in posta.
Giosuè si era lasciato cadere sulla poltroncina della camera da letto e parlava concitato a Matilde che intanto preparava la valigia.
Stavo attraversando il parcheggio di piazza Risorgimento quando mi sono sentito chiamare o meglio qualcuno chiamava a gran voce “ingegnere, ehi, ingegnere”. Anche se non sono ingegnere mi sono voltato per curiosità: un tipo tutto in ghingheri scende da un macchinone americano e mi viene incontro sbracciandosi… ma mi stai ascoltando?
In effetti Matilde andava e veniva dalla stanza, apriva armadi, frugava cassetti, sceglieva indumenti della cui scelta si pentiva prima di arrivare alla valigia e allora tornava indietro li riponeva e prendeva altri capi in mano, sempre perplessa. Insomma, faceva di tutto tranne che ascoltarlo con attenzione.
Camillo guardava oltre i vetri il prato reso brullo dal gelo e intanto ripensava all’estate. Senza voltarsi disse: Il caldo impedisce ai pensieri di trasformarsi in azioni, il freddo invece costringe gli atomi a girare vorticosamente per scaldarsi. E gli atomi si sa…ma non aggiunse altro, come fosse chiaro il seguito della frase.
Dietro di lui il maresciallo dei carabinieri sospirò.
Poco più di un anno fa pubblicai una storiella imperniata, tra l’ironico e il malinconico, sulla tabellina dell’otto che forniva l’occasione di scherzare sulle varie età soggettive di ciascuno e che dava pure titolo al pezzo. A suo tempo aveva suscitato un discreto interesse in letture e commenti, poi com’è normale era passata nel dimenticatoio, seppellita come un pezzo di legna da una catasta di altri post accumulatisi nel tempo. Ora, da circa un mese, inspiegabilmente, quel brano è di nuovo gettonato, il più gettonato di tutti, se escludiamo il pezzo che c’è in homepage in quel momento.