
Una mantellina di raso nero prestata dalla nonna, un cappellaccio in disuso del papà, uno spadino di plastica, unico acquisto a dare verosimiglianza al personaggio, un sughero affumicato sul gas della cucina a disegnare baffi e mascherina attorno agli occhi sul volto infantile. Lui, al termine della vestizione, guardandosi allo specchio, più che Zorro si sentiva uno spaventapasseri, ma di quelli che non spaventano nemmeno il merlo più credulone.
Soprattutto lo infastidiva il nerofumo con cui la mamma gli aveva trasformato i connotati, gli sembrava una finzione forzata che non lo divertiva, altro che Allegria! come gridava quello là. E poi non gli piaceva l’odore acre di quegli sbaffi neri sotto il naso. Quale allegria cambiar faccia cento volte…avrebbe potuto cantare con la malinconia di Dalla, se solo questi avesse già scritto allora la canzone.
Ma il peggio doveva ancora venire.
Soddisfatta della sua opera la mamma decise di portarlo su e giù per le scale a mostrarlo agli inquilini del palazzo. Dalla portinaia paciosa alla gran dama dell’ultimo piano fu un tripudio di squittii entusiasti, un coro di voci garrule che lo invitavano a disegnare Zeta nell’aria con lo spadino. Lui, silenzioso e tetro, accennò senza convinzione qualche gesto goffo, era la scimmietta ammaestrata che legata alla catenella deve esibirsi a tempo di musica.
Quel giorno Camillo imparò a sue spese che il Carnevale è la festa più triste dell’anno.
E che i bambini sono più seri dei grandi, a volte. La perfetta didascalia, dietro le quinte, di una foto memorabile. Dopo l’esibizione sulle scale del palazzo, la posa “spontanea” davanti alla Rollei di papà
pensa che non ricordavo di essere pure stato immortalato in foto da papà!
ciao Dona, a domani
io
le vestizioni di una volta fatte raccogliendo effetti casalinghi e scialli della nonna…ma erano cosi veri e divertenti! tutto più creativo e originale…un raccontino delizioso !
sì, un tempo vigeva la parsimonia e ci si arrabattava con quello che si aveva 🙂
buona giornata, Nadia
ml
ehh si vigeva il fatto che giravano pochi soldi….buone cose Massimo!
esatto!
anche a te 🙂
Anche io avevo un debole per mantelline e scialli di nonna … ma non a carnevale 🙂
a me l’avevano messa sulle spalle senza interpellarmi 🙂
C’è stato un periodo in cui Zorro ha davvero imperversato
vero, e lui, Camillo, si sarebbe sottratto volentieri alla schiera dei novelli Zorro:)
Che tenerezza questo Zorro artigianale!!! Però lo capisco perchè se c’è un periodo dell’anno che non mi piace è quello del Carnevale. Mi sembra che con il pretesto del detto ” per Carnevale ogni scherzo vale ” si scatenino o peggiori istinti. Così via con le manganellate in testa, via con una bella manciata di coriandoli in bocca e taccio di altri ” scherzetti ” . No, no io lo abolirei il Carnevale!!!!
sottoscrivo 🙂
a me quello che rattristava era l’obbligo all’allegria.
ciao Vitty, un sorriso
ml
🙂
🙂
Io invece ho bellissimi ricordi legati al carnevale, nessun su e giù per le scale ma le frittelle di mia mamma che non sono mai riuscita a replicare, ad esempio.
Però anche i costumi fatti in casa, io ero felice, li sceglievamo insieme e forse il “progettare” era ancor più bello del momento vero e proprio.
sì, capisco il piacere di inventare un costume con vestiti e scampoli trovati in casa, ma io mi sentivo il bambolotto che viene addobbato.
ciao Keep, buonanotte
ml
Hai ragione.
Del resto un po’ come in tutte le cose, il bello è essere coinvolti.
Buona notte
sono d’accordo, se manca il coinvolgimento non s’accende l’entusiasmo
anche io… trovo il carnevale triste…
è la festa dei bambini… loro la prendono come un gioco…Coriandoli e stelle filanti… finché non scoprono che esiste il nascondersi dietro alle maschere…
nulla togliere alla bellezza del carnevale di Venezia… lì il mondo si ferma… tutti in maschera a celebrare il fascino di un mondo fatto di balli, scherzi, giochi e allegria…
eheh, io nemmeno da bambino 🙂
buongiorno Cinzia
ml
A molti bambini piace travestirsi, ad altri no. Il mio figlio più piccolo non è mai voluto andare a un carnevale
ecco, sono dalla parte di tuo figlio piccolo 🙂
ciao Marisa
ml
Ciao!
🙂
Povero Camillo, lo zimbello del palazzo. Eco perché crescendo è diventato schivo e un po’ asociale.
Bella serata
sì, si sentiva proprio uno zimbello e se non era già asociale prima, certo lo è diventato in quell’occasione 🙂
ciao GianPaolo
ml
ciao Massimo
🙂
notte
buona giornata a te
ciao
🙂
Come sempre, le tue riflessioni mi portano lontani ricordi. In quell’istituto in cui trascorsi infanzia e adolescenza, avevamo anche il teatro e usavamo proprio i tappi di sughero affumicati per truccarci. L’altro ricordo si riferisce al carnevale che ho sempre odiato a causa della falsa allegria che mi sembrava rappresentasse, forse perché non ho mai amato mascherarmi, sembrare diversa da ciò che ero. Quando avevo 5 anni, prima di entrare in quell’istituto, mia madre mi vestì da “ciliegina” e mi portò nel teatro di una città vicina, dove si svolgeva un concorso per la mascherina più bella e io vinsi il terzo premio, ma mi sentivo molto a disagio così vestita ed esposta agli sguardi di tutti.
sempre piacevoli da leggere i tuoi ricordi, innescati dai miei 🙂
è vero, l’eventuale premiazione aggiunge disagio al disagio di essere esposti in maschera.
buona giornata, Neda
ml
Ho appena pubblicato un articolo nel quale ricordo quell’episodio, Tra l’altro, non avevo 5 anni ma sei, ho guardato la foto dietro e sono riuscita a decifrare la data. Spero mi perdonerai, ma ho fatto riferimento al tuo articolo e ne ho pubblicato il link.
oh ti ringrazio per la citazione e il link
verrò a leggerti 🙂
Il carnevale non mi ha mai entusiasmato.
Buon Pomeriggio.
Quarc
la penso esattamente come te.
buona serata Quarc
ml