
Fissava ora la bottiglia di vino, ora il macinacaffè arabo.
Continua a leggereGiorno corto d’inverno, un orrendo nero avanza già a metà pomeriggio deturpando ogni immagine.
Continua a leggereÈ un’alternanza di giornate di sole che invitano all’aperto con giorni di pioggia che mi trattengono al chiuso ad apprezzare la stufa e i colori lucidi degli alberi da guardare al di là dei vetri.
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Mi sono fermato in questo viottolo dietro casa, folgorato dalla bellezza dell’insieme e dall’apparente banalità dei dettagli.
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Questo luglio così orribile è finito, ma non ha finito il suo ragno di intrecciare la mala tela. Cattura vittime e tesse drammi, il mio è stato il primo, sembrava enorme, ma in questo breve tempo di tragedie altrui è diventato il male minore. Una consolazione che non consola ma stordisce.
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Nello specchio di una foto mi vedo bella, una vanità che mi concedo raramente.
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Clelia, cinquantenne colta e crudele, capelli corti, clavicole caparbie, cosce cortesi, coltiva con candore cinici cerimoniali.
Continua a leggereEsili fanciulle le betulle, la malinconia dei corpi pallidi, le speranze nascoste nelle chiome.
Stanno lì, slanciate verso il sole, amanti dell’estate, chiare di pelle, fragili nel cuore.
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Sono la mucca che nella stalla riflette sui fatti della sua giornata. L’unico dato rilevante è stata l’erba strappata al prato con indolente frenesia, su questo adesso medita cavandola dal fondo del sacco addominale. Mastica quieta ciò che ha già mangiato, riconosce ogni filo d’erba replicando il piacere del pasto.
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