quinto piano senz’ascensore

28 Gen
dal web

                

Il palazzo settecentesco di piazza Filiberto aveva avuto il suo periodo di splendore e ancora adesso nonostante i ripetuti rimaneggiamenti e il diffuso grigiore della facciata manteneva una sua dignità, vagamente nobiliare.

Panfilio de Nittis ci passava davanti ogni mattina andando in banca, anziano impiegato dalla minima carriera, e sempre gli lanciava un’occhiata piena di ammirazione e desiderio, abitare lì sarebbe stato un riscatto dalla sua vita scialba. Non inganni il nome di famiglia altisonante, suo nonno, prima ancora che lui nascesse, aveva  provveduto a sperperare con metodo e costanza ricchezza e nobiltà fino al suicidio di prammatica e da lì i de Nittis non si erano più ripresi. Nonostante ciò suo padre gli aveva imposto quel nome impossibile, già appartenuto ai suoi antenati, nella speranza che fosse di stimolo a recuperare una posizione più consona nella società. Ma la cosa non aveva funzionato. Lui se lo portava addosso con rassegnazione, come un abito lussuoso pieno di rammendi e decisamente fuori moda.

Quando seppe che nel palazzo vendevano alcune mansarde appena ristrutturate, Panfilio, in procinto di andare in pensione e di ricevere una relativamente sostanziosa liquidazione, sentì che era arrivata la sua occasione. Contattò l’agenzia, visitò l’appartamento, un unico ampio locale soppalcato con travoni a vista e doghe bionde al pavimento. Dal terrazzino dominava i tetti della città e l’arco delle montagne. Gli piacque.

Vi era solo il problema dei cinque piani di scale a piedi, Sa non sono più un giovanotto e sarà sempre peggio, disse sconsolato, ma fu rassicurato dall’agente immobiliare che gli mostrò due progetti, uno per un ascensore esterno, in cortile, l’altro interno nella tromba delle scale. Alla prossima riunione condominiale avrete solo da decidere quale approvare e in men che non si dica verrà installato. Panfilio si disse che qualche mese di ginnastica su e giù per i gradini gli avrebbe fatto bene e firmò fiducioso.

La prima assemblea condominiale gli fece capire che i tempi di realizzo dell’opera non sarebbero stati affatto brevi: i proprietari del primo piano fecero un’opposizione feroce a qualsiasi progetto, gli altri si divisero equamente tra chi si batteva per l’ascensore in cortile, meno costoso e più rapido nell’installazione e chi difendeva la sua collocazione nella tromba delle scale, soluzione più tradizionale ma che avrebbe implicato lo spostamento della prima rampa di scale per questioni di ingombro della struttura.

I primi tempi Panfilio visse la quotidiana ascesa al quinto piano con discreto entusiasmo: cercava sin dai primi gradini il ritmo giusto, lento e cadenzato, come fosse in montagna, per arrivare al quarto pianerottolo senza interruzioni e lì concedersi una sosta di uno due minuti prima del balzo finale. Beh, balzo era una parola grossa, quell’ultima rampa anche dopo aver rifiatato era un impegno non da poco. La difficoltà maggiore era quando tornava a casa con i sacchetti della spesa che moltiplicavano lo sforzo richiesto al suo fisico non certo atletico. Quasi subito rinunciò all’acqua minerale, trasportarla per le rampe nella “pratica” confezione da sei bottiglie era stata un vero martirio che non volle più ripetere. Si procurò uno zaino in cui ficcare parte degli acquisti in modo da avere almeno una mano libera per tenersi alla ringhiera. Cercò poi nel quartiere negozietti di alimentari che facessero consegne a domicilio, ma il più delle volte i garzoni citofonavano e, sentito dove abitava, lasciavano lo scatolone con le provviste appena oltre il portone e pazienza per i pochi, ipotetici, spiccioli di mancia a cui stavano rinunciando.

Ci vollero due anni e cinque infuocate assemblee prima che venisse approvato il progetto-ascensore. Prevalse la soluzione “interna”. Nel frattempo Panfilio aveva ridotto al minimo le uscite di casa ed era passato a due soste programmate nell’affrontare la scala, una a metà tra il secondo e il terzo piano, dove fiato e gambe cedevano di schianto, l’altra, più prolungata, al quarto, dove spesso si accasciava sui gradini sibilando come un mantice bucato. Alla fine si rivolse al suo medico spiegandogli che pur non essendo asmatico gli sembrava che su quelle maledette rampe a un certo punto l’aria gli restasse intrappolata nei polmoni, non entrava e non usciva e lui boccheggiava come un pesciolino rosso fuori dalla boccia. Asma da sforzo, sentenziò il dottore che ebbe da ridire sulla metafora del pesciolino, più appropriata sarebbe una balena rise divertito, solo lui, dalla propria arguzia. Poi fece scivolare sulla scrivania una confezione di Ventolin, due spruzzi prima di salire, altri al bisogno. Fu tutto, nemmeno lo visitò, ma in effetti la cura funzionò. Non che Panfilio ora facesse i gradini quattro alla volta, anzi saliva con la solita cautela, ma almeno saliva. E in cima gli sembrava di avere ancora un po’ di fiato, era il cuore, semmai, che gli batteva come una grancassa.

Ulteriori rinvii nella realizzazione del progetto furono dovuti alla Sovrintendenza alle belle arti che dopo alcuni rifiuti concesse il nullaosta  con la clausola di usare per i gradini da spostare il medesimo granito del resto della scala.

Alla fine, con solo quattro anni di ritardo, l’ascensore fu installato.

Panfilio fu uno dei primi a utilizzarlo e fu un’ebbrezza mai provata, un’ascensione spirituale, un breve viaggio in mongolfiera fino alle cime innevate del quinto piano, un affrancamento ormai insperato da quella disumana fatica quotidiana.

Purtroppo potè usarlo solo tre volte. Alla quarta l’ascensore si bloccò a metà salita, imperversava sulla città un temporale di biblica intensità ed era saltata la corrente in tutto il quartiere. Panfilio, intrappolato nella gabbia d’acciaio, suonò ripetutamente l’allarme, urlò a squarciagola invocazioni d’aiuto, fece ricorso più volte al Ventolin e attese agitato che lo venissero a liberare. Quando, dopo ore, i tecnici della ditta e i vigili del fuoco riportarono la cabina al piano l’uomo era accasciato sul fondo, privo di coscienza. Era ancora vivo ma respirava in modo irregolare, piccoli sussulti inefficaci, preludio di una fine imminente. Probabilmente gli aveva ceduto il cuore.

42 Risposte to “quinto piano senz’ascensore”

  1. Walter Carrettoni 28 gennaio 2021 a 11:31 #

    Ecco perché mi piacciono le case singole su un unico piano…

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 14:54 #

      molto saggio
      e poi hai la fortuna di non chiamarti Panfilio
      🙂
      ml

  2. Cesare 28 gennaio 2021 a 11:41 #

    Quando abitavo in una casa con l’ascensore (che si rompeva spesso) stavo molto attento ad avere un buon numero di sigarette, per passare bene il tempo nel caso che.

  3. quartopianosenzascensore 28 gennaio 2021 a 11:57 #

    Menomale che vivo al quarto piano…

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 14:56 #

      eheh ho sopraelevato il palazzo di un piano per non creare equivoci
      un sorriso
      ml

  4. sibillla5 NADIA ALBERICI 28 gennaio 2021 a 12:04 #

    Bellissimo, si legge tutto d un fiato e senza ventolin!

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 14:58 #

      ahah, in effetti il ventolin forse ha contribuito alla dipartita 🙂
      grazie, Nadia
      ml

  5. elettasenso 28 gennaio 2021 a 12:09 #

    Povero 😱

  6. Non Solo Campagna - Il blog di Elena 28 gennaio 2021 a 12:20 #

    Ironia del destino

  7. vittynablog 28 gennaio 2021 a 14:10 #

    Povero Panfilio, mi hai fatto piangere con questa storia, raccontata benissimo ma troppo triste!! Ma qualcosa che finisce bene non ti viene di scriverla?

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 15:02 #

      eheh, come diceva Luigi Tenco che rimproveravano per la cupezza delle sue canzoni, quando sono allegro esco
      ciao Vitty, grazie 🙂
      ml

  8. titti onweb 28 gennaio 2021 a 14:39 #

    Massimo, ciao. Scrivi sempre benissimo. Bello il racconto. W i loft😀

  9. coulelavie 28 gennaio 2021 a 15:24 #

    Il ventolin, almeno finché lo prendevo io, aumentava il battito cardiaco… E’ quindi un farmaco pericoloso…

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 16:14 #

      esattamente come dici, soprattutto se assunto senza un cortisonico che aiuti a mantenere pervie le vie aeree. in quel caso ne usi sempre di più con rischi per il cuore.
      ciao 🙂
      ml

  10. maxilpoeta 28 gennaio 2021 a 21:00 #

    che tragico destino!! Poveretto, dopo tanta attesa, estenuanti fatiche, ci mancava solo il black out in ascensore. Comunque la burocrazia è così, nei condomini se devi fare un cambiamento passano anni, e talvolta non si riesce neppure a vederlo realizzato…

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 23:38 #

      sì, è vero abbiamo una burocrazia macchinosa. Però qui la Sovrintendenza qualche ragione ce l’aveva, era pur sempre un palazzo d’epoca, presumibilmente soggetto a vincoli.
      ciao Max
      ml

  11. franco battaglia 28 gennaio 2021 a 21:43 #

    Ma niente niente fosse un “ventilato” preludio per passaggio a pedalata “assistita”, ma anche una decisa metafora affinché non si rinunci alla bici tradizionale?!| 😉

    • massimolegnani 28 gennaio 2021 a 23:45 #

      incredibile! tu l’hai buttata lì ma c’è del vero.
      (dico sempre che i commenti aiutano a vedere cose che scriviamo sottotraccia, mai del tutto consapevoli)
      rivedo il racconto alla luce del tuo intervento e sì ci sta: in questi giorni sono attratto dalla bici assistita per le salite più impegnative. Sai cosa mi trattiene? il timore di abusarne impigrendomi.
      grazie Franco della tua “provocazione”
      🙂
      ml

  12. pino 29 gennaio 2021 a 16:08 #

    Ci voleva il Covid, per non prendere più l’ascensore. Fare le scale a piedi più volte al giorno è un buon allenamento

    • massimolegnani 29 gennaio 2021 a 17:46 #

      eheh, Panfilio di quell’allenamento forzato ne aveva piene le tasche, era troppo superiore alle sue risorse fisiche!
      ciao Pino, buon fine-settimana
      ml

    • Neda 30 gennaio 2021 a 12:07 #

      Come no! Soprattutto se hai il cuore debole…non era asmatico il poveretto.

      • Neda 30 gennaio 2021 a 12:08 #

        intendevo l’allenamento sulle scale.

      • massimolegnani 30 gennaio 2021 a 12:40 #

        sì, avevo inteso 🙂

      • massimolegnani 30 gennaio 2021 a 12:39 #

        se avesse abitato al secondo piano, salire quegli scalini ogni giorno sarebbe stato un esercizio salutare, ma cinque piani erano decisamente troppi per il suo cuore.
        buongiorno Neda 🙂
        ml

  13. newwhitebear 2 febbraio 2021 a 00:12 #

    Povero Panfilio. il sogno di una vita stroncato da un furioso temporale

    • massimolegnani 2 febbraio 2021 a 00:46 #

      sì, poveraccio, proprio adesso che aveva risolto i suoi problemi 😦
      buonanotte GianPaolo
      ml

      • newwhitebear 2 febbraio 2021 a 21:57 #

        capita talvolta che qualcuno dopo aver speso una vita sul duro lavoro non riesca a godere i suoi frutti.

      • massimolegnani 2 febbraio 2021 a 22:08 #

        sì, in fondo è questo il senso del racconto

      • newwhitebear 4 febbraio 2021 a 00:23 #

        ciao

      • massimolegnani 4 febbraio 2021 a 00:29 #

        🙂

  14. Riccio 3 febbraio 2021 a 23:22 #

    Ecco, sono alla ricerca di una casa e terrò bene a mente questo: evitare i piani alti e gli ascensori. Mi orienterò verso un secondo piano.
    (che tristezza mi lascia questa storia)

    R.

    • massimolegnani 4 febbraio 2021 a 00:00 #

      bè, tu hai un’età che i cinque piani te li berresti come aperitivo 🙂
      ml

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