
Non so da che parte avrebbe dovuto combattere, se coi Serbi o coi Croati, forse non lo sapeva nemmeno lui, fino a pochi giorni prima costituivano un’unica nazione. Certo è che Rado, anima girovaga, quando ha sentito aria di guerra, ha messo quattro cose in uno zaino ed è fuggito per i boschi. Aveva vent’anni, allora, baffi folti da zingaro e nessuna voglia di rischiare la pelle per una patria sconosciuta.
Così era partito a piedi senza una meta precisa in testa (solo una vaga idea di Austria), ma con la certezza che si sarebbe inventato un futuro soddisfacente cammin facendo.
Peripezie, tentativi di espatrio, respingimenti, la trafila di tanti portò Rado quasi fatalmente sulla rotta per l’Italia, dopo che a Maribor non gli era stato possibile superare il confine austriaco.
L’Italia avrebbe dovuto essere una stazione di passaggio alla volta della Francia, ma i gendarmi lo aspettavano arcigni in cima al Colle della scala, a lui la scelta tra l’arresto o l’essere scaricato nei boschi di larici sopra Claviere. Naturalmente scelse la seconda, che di essere rispedito alla casella di partenza non ne aveva nessuna voglia, lui non era un’oca. Insomma con l’Italia, e col Piemonte in particolare, non fu amore a prima vista, semmai una sorta di matrimonio di convenienza che però si consolidò negli anni.
Rado vivacchiava con lavoretti stagionali, la raccolta dei peperoni a Carmagnola, le nocciole nell’Albese, le vendemmie nelle Langhe. Una vita precaria di dura fatica che lui viveva con una leggerezza ruvida e sfrontata, e intanto assimilava il dialetto e i modi locali. Gli piaceva la campagna piemontese, la sentiva sua, simile per clima e prodotti a quella che aveva lasciato, ma più generosa e meglio lavorata.
Gli ci vollero più di vent’anni e un cane per diventare un langarolo quasi autentico, il colorito olivastro da giostraio slavo rimase inalterato, ma poco a poco sembrò pelle contadina cotta dal sole e i baffoni a spiovere un’estrosità paesana. Il cane, un bastardino vagabondo e spelacchiato, fu la sua fortuna. In un raro slancio di bontà lo aveva preso con sé una sera di ritorno dai campi, o forse era stato il cane a eleggere quell’uomo imponente, dalla voce cavernosa e dal passo pesante, a suo compagno d’avventure seguendolo deciso fino a casa.
Impiegò del tempo Rado a comprendere la dote del cagnolino che quando passeggiavano nei boschi teneva la testa china fiutando tra le foglie e improvvisamente si metteva a raspare la terra abbaiando come un forsennato. Le prime volte l’uomo lo aveva strattonato via pensando che abbaiasse a topini di campagna, ma poi si era incuriosito al suo strano modo di scavare buchi profondi e poi starsene lì accanto cercando di attirare la sua attenzione, come avesse scovato un tesoro. E di tesoro, in effetti, si trattava, piccole e grosse pepite, più preziose dell’oro, che lui all’inizio scambiò per patate selvatiche.
Rado ha messo su un banchetto a Neive, proprio di fronte all’enoteca. Camicia a righe, gilet sbottonato sulla pancia prominente, una paglia in testa e una faccia da furfante, vende i suoi tartufi nelle affollate giornate d’autunno. È diventato un personaggio noto del folclore locale: in paese tutti lo chiamano il trifulè, come fosse l’unico cercatore di tartufi della zona, e pochi ricordano la sua provenienza slava, ormai lo considerano uno di loro. Che poi la faccia da furfante fa parte del clichè che si è scelto, come quegli inverosimili capelli a paggio, in realtà Rado ha prezzi onesti e tartufi buoni, da far concorrenza a quelli di Alba.
Scalda sempre il cuore sapere che qualcuno è riuscito a trovare un posto che può chiamare casa, insieme a un pizzico di serenità.
speriamo per lui che sia davvero così.
buona serata Keep
ml
“nessuna voglia di rischiare la pelle per una patria sconosciuta”. Io considero quasi sconosciuta questa, figurati quella, sminuzzata e spezzettata per colpa della Slovenia.
Penso sempre che basterebbe una Lombardia qualsiasi a rendersi autonoma e sarebbero sangue e lacrime fino al tacco d’Italia.
Poi andrei a vendere castagne in costa azzurra, o meglio in Corsica, che le cozze à la crème sono da paura..
devo tornare in Corsica per provare le cozze a la creme:)
ciao Franco
ml
Una bella storia e ben narrata e scritta (bene come lo è tutto ciò che scrivi, che è sempre un bel piacere leggerti). E mi piace davvero che questo galantuomo abbia finalmente trovato casa e anche una ricompensa.
ti ringrazio Neda e ti confesso che è una storia che ho cucito addosso al venditore di tartufi della foto di cui mi aveva colpito (oltre alla bontà dei suoi tartufi) l’incarnato olivastro poco piemontese.
un sorriso
ml
Auguri di Buone Feste.
grazie Neda, Auguri di Buon Natale a te
Una storia bella, che una storia senza guerre è possibile.
ti ringrazio e ti do il benvenuto 🙂
ml
che bella storia!!! ecco queste storie di persone innocenti o comunque queste persone che passano nella vita senza chiedere nulla, quel sottobosco misto a povertà e cercare di campare alla meglio..persone semplici e di poche parole…tu poi sei bravo a raccontarle!
grazie, Nadia
qui ho provato a fare il chiromante per leggere la vita di quel volto, chissà se gli è andata come ho raccontato!
ml
ma io credevo che fosse vera!!!
bè magari, senza saperlo, ho scritto la sua vera storia! 🙂
è plausibile!
la credibilità della vicenda è ciò che desideravo:)
Invidio questa tua dote affabulatoria…sempre in bilico tra letteratura e vita reale, tra concretezza e fantasia 🙂
qui ho privilegiato la fantasia, cercando però di risultare verosimile.
grazie Pino
ml
Bella faccia e bella storia. 👏🏻👏🏻👏🏻
sì, una faccia da furfante onesto:))
ciao Aure
ml
Tutto merito del cagnolino… 😉 Sempre belle le tue storie, vere o di fantasia che siano.
Buonanotte
eheh, il cagnolino è stato determinante!
grazie Pina, buone feste
(ho visto che stai leggendo La felicità del lupo, sono curioso di leggere il tuo parere, a me ha deluso)
ml
Che brutta notizia mi dai…. In verità ho solo letto le prime pagine, tengo le dita incrociate perché ho riposto molte aspettative su questo romanzo.
Mi è piaciuto molto quello di Wagamese, dopo Natale pubblicherò la tensione.
Buone feste, un caro abbraccio 🤗
non ti anticipo i motivi della delusione, poi ci cnfronteremo:)
👍👍👍👍
🙂
una storia di migranti finita bene. A dimostrazione che ci si può integrare nella realtà locale.
sì, in effetti è quello il senso del racconto.
Auguri GianPaolo
ml
Auguri Massimo
grazie!
Che splendida storia Massimo!!! Raccontata con grande maestria come solo tu sai fare!!!! Buon Natale carissimo, trascorri giorni felici con i tuoi cari !!! ❤ ❤ ❤
grazie Vitty, buone feste a te