La sponda occidentale del Lago Maggiore era la meta abituale delle nostre gite domenicali, parlo di una vita fa, quand’ero bambino. Leggo il cartello d’ingresso al paese e piombo indietro di oltre mezzo secolo, sento la voce di mio padre che alla guida della millecento ci avvisa che stiamo passando da Ghiffa. Che cosa ci fosse di speciale in quel paesino per annunciarlo a quel modo non l’ho mai scoperto, e anche ora che lo percorro in bicicletta non mi dice nulla, due pedalate e sono oltre. Forse lo disse in una sola occasione, magari annoiato dalla coda di rientro, ma a me quel nome sconosciuto andò dritto a nascondersi nella memoria e riaffiora ora assieme alla sua voce che mi rimbomba da un orecchio all’altro. Ghiffa! Pedalo e l’acqua, le barche, le ville, le azalee, gli approdi, le darsene, il mio stesso sguardo, i miei occhi ammutoliti e spersi, non sono più quelli di oggi, io scisso tra il bambino e l’uomo, la memoria si fa attuale, guardo il piccolo mondo come attraverso il finestrino della vecchia macchina. E i luoghi contribuiscono allo stordimento, che nulla pare mutato in tanto tempo, nemmeno io. O forse tutto è ribaltato e speculare che ricordo le raccomandazioni e l’apprensione dei miei genitori alle mie prime pedalate sulla biciclettina cavata dal bagagliaio, io lasciato a scorrazzare nei vialetti lungolago. E ora io genitore subisco i rimbrotti di mia figlia per questa scorribanda velleitaria, tre giorni attorno al lago, il casco, papà, mi raccomando, e fai attenzione che sei così distratto. E la metà di me, l’altra sua apprensione, la mamma, in vespa a giocare con me a rimpiattino, mi supera, scompare, la ritrovo sulla riva a fare foto oppure solo a sera a raccontarci il giorno di emozioni in trattoria. Domani sarà pioggia a catinelle, non vi voglio in giro su due ruote scivolose, ci dice al cellulare Margherita e noi diventiamo figli di nostra figlia, cediamo ai suoi timori. Io un po’ recalcitro,Tiziana, la più saggia, si accolla al pomeriggio cento chilometri supplementari fino a casa a scambiare la vespa con la macchina e ritornare al lago prima della pioggia.
Oggi, domenica, effettivamente è un tempo da lupi, sarebbe stato un mezzo disastro. Ma noi all’asciutto ripercorriamo in auto un paese dopo l’altro, Oggebbio, Cannobio, Baveno e come bambini ormai al sicuro rievochiamo le avventure dei giorni precedenti su queste stesse strade. A Cannero mentre parcheggio all’improvviso ricordo quand’accostammo per lasciar passare una pattuglia della polizia che scortava un’auto di lusso. Adenauer!, disse mio padre, con la stessa voce cattedratica di Ghiffa! E io passeggiando sotto la pioggia nelle stradine di Cannero cerco per qualche istante tra i turisti tedeschi il volto di Adenauer, che non so nemmeno che faccia avesse.
Bello.
Grazie
Bellissimo racconto, scrittura, impressioni che mi piacciono.
Ho giocato su qualche sconnessione temporale
🙂
Ciao Deborah
ml
Riverberi risvegliati nel ritrovare luoghi e nomi. Il tempo che si accavalla e torna.
A volte mi è capitato di essere delusa dai cambiamenti di un posto, dal deterioramento del tempo. E avrei voluto mantenere memoria inattaccata dallo scorrere.
Buona settimana.
Il lago si presta a fermare il tempo.
Un abbraccio, bak
ml
ma ! mi ha fatto breccia ‘ghiffa’ perchè mi sembra di capirla questa cosa.
c’è un mini agglomerato urbano dove passo quando vado in bici, si chiama enzola,
e passarci per me (e sono certa, solo per me) è sempre piacevole.
niente di particolare, fuori, ma dentro nelle emozioni è un’altra faccenda !
il racconto, tutto, dolce come sempre narri tu.
i nomi dei luoghi a volte hanno risonanze strane che percepiamo solo noi.
ciao monica
ml
Sempre bello leggerti.
grazie Luci
🙂
ml
Immedesimarsi nei tuoi post e’ spontaneo….bello davvero leggerti
l’immedesimazione, mi fai un bel regalo, sai?
ml
Bel post, mi piace! 🙂
Benarrivato 🙂
ml
grazieee 🙂 se ti va potremmo seguirci a vicenda 🙂
la frase che più mi tocca è :
“…la memoria si fa attuale, guardo il piccolo mondo come attraverso il finestrino della vecchia macchina.” capita di unificare un luogo ad altri momenti, a persone che non ci sono più. e poi quella inversione di ruoli mi fa una triste tenerezza, anche quello è un segno del tempo che passa
sì, è tutto un gioco di rimbalzi tra emozioni attuali e antiche rimembranze. Quanto al ribaltamento di ruoli stavolta l’ho vissuto con ironia.
ciao cecil
ml
Niente di meglio di un’avventura, che a preoccuparsi siano i figli o i genitori non fa differenza 😉 Prish
sono d’accordo con te!
ciao prish
ml
Da un blog all’altro sperando di non fare danni. Conosco i luoghi, sprofondati anch’essi in una memoria da ragzzo quale non sono più, tu li hai detti bene, la sensazione di acqua e di lago di strade e persone…li hai sparpagliati ma sono u pezzo unico ugualmente. Mi è piaciuto.
e che danni potresti fare? 🙂
piuttosto sei il benvenuto
grazie per l’apprezzamento
ml
Se vai da Bakaneko (mi pare si chiami così ) capirai. Ti saluto il più discretamente possibile.
sono andato a guardare, sul web l’incomprensione è facile.
nelle intenzioni il tuo era un apprezzamento al contenuto del post e contro un certo tipo di commento, però il tutto espresso in modo un po’ tranchant.
Dal suo canto bakaneko ha voluto difendere i suoi frequentatori. sono convinto che avrete modo di chiarirvi.
ciao
figli di vostra figlia… ciao doc, ben ritrovato 🙂
ciao al., ben tornata 🙂
ml
Bellissimo pezzo.
E grazie per essere passato a visitarci anche sulla “sponda magra”.
A presto.
F.
Vedi che non mentivo sulla sponda (magra) del lago?
Grazie e benvenuto
ml