così

9 Mag

Ciascuno, un giorno o un altro, prende i propri fogli e scrive. Restituisce forma alla parola che poi, senza saperlo, ripeterà infinita, credendo sempre di dire cose nuove in disparati modi, quando invece, disperati, si torna sempre lì, a quello che ossessiona e scalda e scalcia. Noi, come assassini senza colpa, non sappiamo star lontani dal luogo del delitto e del diletto. 

Il vecchio armadio della memoria si schiude scricchiolando, scegliamo scheletri come vecchi abiti conservati sulle grucce, li vestiamo e travestiamo, che sembrino più vivi e meno nostri i rimpianti, i segreti, i desideri.

Così ho parlato di Camillo e massimo, di fra’ Giacomo e di Arcangelo Tripodi detto Arci, ma anche di un gatto, una capra, un’ape e un’oca, di una pietra di selciato, di una sirena nella notte e di un’altra, imperfetta, in mezzo al mare, del tintinnio di una tazzina e dei suoni notturni del silenzio, ho detto di un sasso in cui risorgere e di una manciata di terra col suo verme in cui riconoscere la madre, ho raccontato piante come donne, fiori cocciuti come bimbi, acqua che scorre maschia, e mai è stata differente tra le righe la parola, che fosse fatta di foglie, di pedali o cenere. Sempre uguale quello che volevo far uscire dall’armadio, che solo dopo, e non sempre, capisco cosa fosse. Un’ansia, un’emozione, una nostalgia, un desiderio sotto traccia e tutti gli altri nomi che diamo all’inquietudine.

22 Risposte to “così”

  1. cate b 9 Maggio 2024 a 21:10 #

    e ben venga l’inquietudine se i risultati sono questi e quelli prima e pure prima ancora, ma anche e sopratutto quelli futuri…
    cb

  2. vittynablog 9 Maggio 2024 a 21:15 #

    Le tue parole… quando escono da te, diventano splendide farfalle che volano nell’etere!!! 🙂

  3. ilmestieredileggereblog 9 Maggio 2024 a 23:14 #

    Nella vita siamo braccati da tanta inquietudine… ma “alla fine, arrivano sempre i ricordi, con le loro nostalgie e la loro speranza, e un sorriso di magia alla finestra del mondo, quello che vorremmo, bussando alla porta di quello che siamo.” (non lo dico io, eh… l’ha detto Pessoa, ne Il libro dell’inquietudine).
    E tu un po’ me lo ricordi Pessoa, con la sua inquietudine riversata sul mondo attraverso tanti e diversi Io, come i tuoi personaggi/alter ego.

    • massimolegnani 10 Maggio 2024 a 07:24 #

      Pina, l’accostamento a Pessoa mi onora e le sue parole che riporti hanno un che di consolatorio. Ti ringrazio di cuore.
      Una buona giornata
      ml

  4. Daniela 10 Maggio 2024 a 04:22 #

    Si tenta di “scaricare ” il peso del proprio fardello scrivendone, sezionandolo, se così si può dire, in frammenti che ogni volta hanno un aspetto diverso. È un modo per esorcizzare ciò che disturba la serenità, in fin dei conti, un modo per reagire alla durezza della vita.

    • massimolegnani 10 Maggio 2024 a 07:27 #

      Sono d’accordo con te, Daniela, scrivere e’ un esorcismo, liberarsi da un fardello, prendere le distanze dai nostri affanni.
      Grazie Daniela
      ml

  5. flampur 10 Maggio 2024 a 07:13 #

    Voglio ritenermi responsabile almeno in piccola parte di questo, come al solito finissimo, post. Mi aggrappo pervicacemente però a quel “non detto” che citi sul mio “C’è da scrivere”. Facciamo uscire dall’armadio sempre robe sconosciute a noi stesse: travestite, truccate.. sottotracce e “non detti” sconosciuti, disordinati tra infiniti stati emotivi.
    “Stesse cose” solo per denominazione d’origine controllata, ma pozzo infinito di sorprese. Un non detto che diventa aria, luce, meraviglia; parente di un già detto, affine sicuramente, familiare, rassicurante, pacato, ma ogni volta altro, un fantastico altro a tenere quell’anta anche solo socchiusa, e farci respirare bellezza diversa..

    Grazie Massimo!

    Franco Battaglia

    • massimolegnani 10 Maggio 2024 a 07:49 #

      Naturalmente abbiamo ragione entrambi ( eh, si, sei in parte responsabile del post :)), scriviamo sempre cose diverse ma sotto sotto quello che ci spinge e che facciamo affiorare con le parole e’ per ciascuno sempre identico. Forse è quello che tu con una bella intuizione chiami denominazione d’origine controllata, il tratto distintivo di ciascuno di noi.
      Grazie a te, Franco
      ml

  6. lamelasbacata 10 Maggio 2024 a 09:26 #

    Uno dei tuoi scritti più belli e intimi, a mio parere. Un saluto con affetto, amico caro.

  7. newwhitebear 10 Maggio 2024 a 17:59 #

    Scrivere è come un modo di far uscire in parole quello che la mente vede, immagina. È una forma compulsiva a cui non riusciamo a mettere argine, anzi proprio non vogliamo arginare.

    Ben vengano questi vecchi vestiti che ogni volta che togli dalle grucce assumono un aspetto diverso e nuovo.

    • massimolegnani 10 Maggio 2024 a 20:15 #

      Si è un fiume che non vogliamo arginare. Finché c’è acqua alla sorgente la lasciamo fluire liberamente 🙂
      Buona serata Gian
      ml

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