Guardala. Quanto è brutta questa scatola, arrugginita e incerottata, sembra sia appena stata disseppellita da una montagna di rifiuti. Forse puzza e in ogni caso ha qualcosa di stantio, sgradevole allo sguardo. Eppure è l’unico oggetto che ho portato via dall’ospedale, quando è stato il momento di finire. È stato il regalo di un amico con cui ho condiviso anni di lavoro e che l’aveva sottratta alla furia di un trasloco di reparto. Non è il ricordo di caffè che insieme non abbiamo mai preso, e non contiene polvere scura, ma semplici sassi di fiume. Per anni questa scatola è stata strumento artigianale di lavoro, scossa in un certo modo, provocava la risposta acustica al neonato, uno sbattere le palpebre d’intesa o uno spalancare le braccia in istintivo allarme come un uccellino le ali al nido appena nato. Erano i tempi prima della tecnologia che tutto omologa e raffredda, erano i tempi della semplicità e dell’inventiva ed era stato il “Professore”, dal profilo basso e dal sapere immenso, ad inventarla cercando sul greto della Dora i sassi adatti a produrre il suono giusto. Ne aveva raccolti tanti e fatto mille prove fino a trovare il rumore che non fosse troppo greve, inudibile ad alcuni, né troppo squillante, a rischio di false positività. E noi ogni giorno muovere il polso ad arte come provetti suonatori di maracas e scrutare la reazione negli occhi del neonato, essere noi stessi neonati al mondo, con quell’ingenuità che ci era necessaria per credere al lavoro. Ora non sono più neonato, nemmeno più lavoro tra i neonati, adesso sbatto io attonito le palpebre se provo a scuotere la scatola. L’ho messa sulla scrivania, accanto al whisky, alla tastiera e al fumo, il minimo occorrente per i miei viaggi da seduto: se la agito, in ogni sasso che smuovo e scuoto e suono riconosco qualcuno a cui sono stato a fianco nel lavoro. Così il suono greve è il professore come ci fosse ancora, la nota acuta è Nico, Laura è canterina, Mauri il rumore più pungente, Sandro il suono sardo, Stefy il trillo allegro, Emi la nota persistente che si spande all’aria e altri ancora a dare forma e armonia al suono che ne esce. Sono costoro che l’ultimo giorno hanno brigato per ritrovarsi accanto a me come per caso, scambiando turni di nascosto e rinunciando alle ore di riposo prima di far notte. Li ho avuti intorno per un giorno intero, un codazzo di risa e lacrime e sacrosante prese per il culo mentre tentavo di dar normalità a un turno che era l’ultimo. E con loro le ultime sono state le mie più vere ore a rovescio, calore schietto e un ciao buttato li’ con noncuranza mentre uscivo come tornassi il giorno dopo.
46 Risposte a “la scatola di latta”
Rispondi Cancella risposta
Archivi
- Maggio 2023
- aprile 2023
- marzo 2023
- febbraio 2023
- gennaio 2023
- dicembre 2022
- novembre 2022
- ottobre 2022
- settembre 2022
- agosto 2022
- luglio 2022
- giugno 2022
- Maggio 2022
- aprile 2022
- marzo 2022
- febbraio 2022
- gennaio 2022
- dicembre 2021
- novembre 2021
- ottobre 2021
- settembre 2021
- agosto 2021
- luglio 2021
- giugno 2021
- Maggio 2021
- aprile 2021
- marzo 2021
- febbraio 2021
- gennaio 2021
- dicembre 2020
- novembre 2020
- ottobre 2020
- settembre 2020
- agosto 2020
- luglio 2020
- giugno 2020
- Maggio 2020
- aprile 2020
- marzo 2020
- febbraio 2020
- gennaio 2020
- dicembre 2019
- novembre 2019
- ottobre 2019
- settembre 2019
- agosto 2019
- luglio 2019
- giugno 2019
- Maggio 2019
- aprile 2019
- marzo 2019
- febbraio 2019
- gennaio 2019
- dicembre 2018
- novembre 2018
- ottobre 2018
- settembre 2018
- agosto 2018
- luglio 2018
- giugno 2018
- Maggio 2018
- aprile 2018
- marzo 2018
- febbraio 2018
- gennaio 2018
- dicembre 2017
- novembre 2017
- ottobre 2017
- settembre 2017
- agosto 2017
- luglio 2017
- giugno 2017
- Maggio 2017
- aprile 2017
- marzo 2017
- febbraio 2017
- gennaio 2017
- dicembre 2016
- novembre 2016
- ottobre 2016
- settembre 2016
- agosto 2016
- luglio 2016
- giugno 2016
- Maggio 2016
- aprile 2016
- marzo 2016
- febbraio 2016
- gennaio 2016
- dicembre 2015
- novembre 2015
- ottobre 2015
- settembre 2015
- agosto 2015
- luglio 2015
- giugno 2015
- Maggio 2015
- aprile 2015
- marzo 2015
- febbraio 2015
- gennaio 2015
- dicembre 2014
- novembre 2014
- ottobre 2014
- settembre 2014
- agosto 2014
- luglio 2014
- giugno 2014
- Maggio 2014
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- gennaio 2014
- dicembre 2013
- novembre 2013
- ottobre 2013
- settembre 2013
- agosto 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- Maggio 2013
- aprile 2013
- marzo 2013
- febbraio 2013
- gennaio 2013
- dicembre 2012
- novembre 2012
- ottobre 2012
- settembre 2012
- agosto 2012
- luglio 2012
- giugno 2012
- Maggio 2012
- aprile 2012
Mi commuovi, malinconica poesia.
Un abbraccio stretto, un soffio caldo e solidale mentre scuoti la scatola
G.
sento la tua commozione e a mia volta mi emoziono.
grazie G.
ml
“un ciao buttato li’ con noncuranza mentre uscivo come tornassi il giorno dopo.” Anche io faccio così, aiuta a smorzare le emozioni, ad elaborare in disparte l’assenza che sentirò e che espòoderà, in privato da orso ( femmina) quale sono.Molto bello….
Sì, l’uscita di scena deve essere a luci smorzate 🙂 Grazie “orsa” Minu della condivisione. un abbraccio. ml
Date: Tue, 24 Mar 2015 06:15:18 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
che grande momento. anche per chi, pur per poco tempo rispetto ad un’intera vita lavorativa e pur non conoscendoti se non attraverso le parole, ha seguito i tuoi racconti da lontano. buon tutto, ml.
grazie di cuore ammen, in questi anni tu mi hai accompagnato.
ciao,
un abbraccio.
ml
Massimo, il tuo post è commovente, di infinita tenerezza per un lavoro che per Te è stato un lungo momento di gioia e d’amore. Complimenti
Enrico, sono stato molto fortunato.
ti ringrazio,
ml
Bellissimo e commovente.
Ti vedo col tuo set da viaggio da seduto :-).
ciao
è un kit “medico” di sopravvivenza 🙂
ciao L.
ml
Uno splendido “souvenir” di ciò che hai vissuto per molti anni.
Commovente, certo.
Simbolo di immense emozioni.
sì, emozioni tante e quasi tutte belle.
ciao “mia”
ml
Nulla è fuori posto. Mi commuove la tua scatola di latta, compagna di viaggio.
Buon viaggio dunque, su una strada nuova 🙂
grazie “oggi”
ml
(la scatola di latta è davvero qui al mio fianco mentre ti scrivo!)
Falla tintinnare per me, anche se non sono un bebé, e leggi i suoi suoni come fossero tarocchi!
Lo faro’ 🙂
Date: Tue, 24 Mar 2015 10:34:23 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
perfetto! ti aspettavo al varco, all’indomani, e hai superato ogni mia aspettativa
(si può condividerlo?)
(lo stai già condividendo, Dona)
e magari a pasqua festeggeremo insieme…da pensionati!
ciao
un sorriso.
c.
Buon proseguimento e tante belle cose…:-)
grazie Remigio,
un abbraccio
ml
Davvero un momento commovente. E allora buona vita, e tanti buoni viaggi ancora, da seduto e non.
grazie, e che il tuo augurio mi porti fortuna 🙂
ml
Che bello questo pezzo Massimo, l’hanno detto tutti, commuove per davvero.
felice di averti coinvolta
ciao nam.
ml
Questo pezzo è stupendo, così sentito, mi sono immedesimata subito. Bello il set da viaggio, me ne dovrei fare uno con la mitica tisana al finocchio 🙂
tisana? bè, viaggiassimo insieme non ci ruberemmo certo i beveraggi 🙂
ciao Lisa
un abbraccio
ml
che cosa meravigliosa, quanta poesia negli oggetti apparentemente senza valore che racchiudono un mondo. Buon viaggio!
a un primario per il suo pensionamento avevano regalato un fonendo in oro. Ecco credo che la mia scatola arrugginita valga mille volte di più.
ciao mammina,
ml
Che belli questi suoni che chiami per nome, custoditi in una scatola che sembra proprio quella del tesoro, che bello quel ciao ‘come se’… Commossa pure io, sbatto gli occhi e chiedo: e adesso? il manuale per gli specializzandi?? 🙂
bello il tuo sbattere le palpebre al suono. Un manuale? no, per carità, sarebbe incomprensibile 🙂
ciao prish
ml
Mi permetto di dissentire. Io baserei l’esame finale sulla comprensione – quella vera – del tuo diario di bordo 😉
che cara sei, prish! 🙂 Ti abbraccio
Date: Thu, 26 Mar 2015 08:20:27 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
okay, va bene, 110elode in etica/estetica della malinconia. promosso a pieni-vuoti mentre canti “Quelli belli come noi”, ti ascolto con metà attenzione (vuoi che mi commuova?). L’altra metà è per la metà che non dici, come al solito, la metà che non ne poteva più – diciamolo – e mi aspetto anche una riflessione critica, meno intimista, su certe (loro) miserie che andavano a braccetto con le (vostre) aristocratiche ricchezze di spirito (di servizio). E ben venga questo tempo nuovo, che a un certo punto è necessario un cambiamento, un altro ritmo, un nuovo profilo, che tu terrai basso, come al solito, sfilando di fianco mentre alzi lo sguardo. Ti auguro un nuovo orizzonte, magari infuocato, ti auguro di allontanare il tempo per avere nostalgia e trovare invece il tempo per tirare fuori dal cassetto un vecchio (non quanto te) progetto, senza bisogno di agenti letterari improvvisati, stavolta. E poi, pensa, niente più mamme, certo, ma vuoi mettere dormire tutte le notti, ma proprio tutte, tra le coltri morbide e tiepide? Quindi, vecio, alza il culo e pedala, che la strada è ancora lunga. 🙂
Ji :-), ma tu tutte queste parole belle e calde le hai tirate fuori proprio perchè ti sei commossa, inutile che fai la dura! E naturalmente hai ragione, l’altra metà di me non ne poteva più di mamme e figli, di turni e di miserie. E forse avrei dovuto parlare delle “miserie”, ma qui, al mio primo sguardo indietro avevo voglia di celebrare un gruppo senza cui questi anni non sarebbero stati così belli.
Quanto al futuro, vedremo che cosa riserverà, io spero di continuare a scrivere e a pedalare ancora a lungo. 🙂
un abbraccio
ml
(che piacere il tuo intervento!)
macché, Tarlo. io non mi commuovo più. ho smesso di spargere lacrime come fossero vestiti lasciati cadere sul pavimento. 😛
aspetto il secondo sguardo indietro e pure di vedere pubblicati I racconti della B., poche storie.
V.
ciao burbera, ti sorrido. (per il secondo sguardo e per i racconti della bici non prometto niente, ma mi fa piacere la tua pressione)
Date: Sat, 28 Mar 2015 23:00:19 +0000 To: agilulfo_@hotmail.it
Ho letto adesso questo post (riducibile termine) e ho provato una commozione infinita: costringere sé stessi a fermarsi, anche quando non ne hai voglia, ma sei profondamente stanco, eppure senti che altro ancora puoi donare, puoi salvare, puoi regalare. Dev’essere difficile e temerario questo tuo tempo, che io abbraccio per certa ammirazione. Permettimi di condividere questo racconto.
cara rosso, quanto calore mi dai.
dovevo fermarmi, non aveva più senso andare avanti, troppa stanchezza e qualche delusione.
felice delle tue parole, ti abbraccio anch’io, forte
ml
L’ha ribloggato su Rosso di Persia.
E grazie per la condivisione pubblica
🙂
…e quando si leggono parole così, si ha bisogno di stare in silenzio.
Nel silenzio la bellezza delle tue parole.
ho ascoltato il tuo silenzio, grazie Stefy.
ml
gran bello strumento diagnostico (e la tua poesia….).
ti abbraccio, monica
ciao
ml
Per fortuna leggo nei commenti che questo post meraviglioso ha commoso e coinvolto tutti, perchè il groppo in gola che mi ha lasciato è doloroso, ma visto il personale momentaccio non avrei voluto fosse dovuto ad una mia certa instabilità emotiva. Invece no Massimo, la commozione è vera e visto che ti ho trovato solo da poco e i tuoi Diari di bordo li trovo speciali, devo anche dirti che egoisticamente mi dispiacerà molto non leggere più queste tue storie di quotidianità. Ci sono quelle vecchie che recupererò e poi magari condividerai con noi i ricordi che con il passare del tempo verranno a galla. So, per esperienza, che per un medico dire basta non è cosa semplice, soprattutto se ci si porta dietro qualche delusione. Grazie per aver condiviso tutto con noi. Molto commossa ti abbraccio.
felice che tu ti sia lasciata andare a una piena commozione.
grazie
ml
(scriverò ancora pagine del diario di bordo, sull’onda dei ricordi) 🙂