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piazze d’Italia

8 Giu

                                          

Sono parecchie le piazze che non mi piacciono, specie le più famose. Ne cito tre, in ordine decrescente d’antipatia: piazza San Pietro, piazza del Duomo e piazza San Marco.

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stargazing

4 Giu

                                              

Una capatina a Modena, come fosse dietro l’angolo e noi avessimo settant’anni in due e non a testa.

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a piedi nudi nel parco

2 Giu

I fili d’erba, la rugiada, gli aghi di pino, a camminarci nel mattino quando ancora hai la mente ai sogni e solo il brivido umido dei piedi ti tiene sveglio, tra la betulla e il tasso i passi scalzi, senti una presenza di passaggio che va svanendo.

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lettera da sotto l’erba (2)

26 Mag

                               

Dimmi, è quasi autunno, vero?

Lo intuisco dalle foglie, non le poche già per terra, quelle che ancora stanno sopra gli alberi, scricchiolano al sole e s’accartocciano seccando timorose del domani. Hai mai osservato il viaggio di una foglia? Dalla partenza riluttante, rinviata per giorni anche se tutto è ormai concluso, al volo pieno di grazia e angoscia, per un momento s’illude di tornare al proprio ramo sospinta da una folata amica, poi si rassegna e plana sul terreno, non solo a morire ma a confondersi anonima tra tante morti. Siamo diversi noi, nel nostro andare?

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una signora astemia (1)

25 Mag

Luigina Motta aveva quasi settant’anni. Era ancora una donna energica e concreta, di quelle spicce, sempre indaffarate, che vanno di fretta anche per salire a dormire. Mai si era lasciata sopraffare dagli eventi, sceglieva sempre lei il terreno su cui dare battaglia alla vita. Dove non si può vincere, si deve evitare lo scontro, amava dire, citando a spanne il Generale Giap. Intendeva che c’erano dei campi in cui evitava di addentrarsi per istinto. La scrivania di Francesco era uno di questi. Tutte quelle carte fitte di parole troppo belle non facevano per lei, ne diffidava.

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Hèrvat, la donna che amava le rose

15 Mag

                                          

                                          

Appena buio contrabbandieri turchi varcavano i confini con il loro carico d’acqua, preziosa più dell’oro nero, e silenziosi si spargevano come formiche tra le case. Un lieve picchiettio sui vetri e le porte si schiudevano assetate in uno scambio muto di merce e di denaro. Tutti sapevano di quel commercio proibito e molti per necessità azzardavano il rischio. Rischio concreto, che ogni notte echeggiava qualche sparo e non c’era settimana senza che qualcuno venisse impiccato sulla piazza principale del villaggio, dopo un processo frettoloso dall’esito scontato. 

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fujiyama

1 Feb

                                              

Improvvisamente il Mombarone.

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sai, le betulle

16 Gen

                                               

Sai, le betulle io non le capisco.
Le amo per il loro stare snelle in gruppo e per quella pelle chiara che le distingue da tutte le altre piante, come pallide finlandesi in spiaggia a Cesenatico. Sì, le amo, ma non le capisco.
Qualcuno insinua che sia perchè mi sono simili.
Può essere.

Ho somiglianze femminili, io, non nell’aspetto ma nelle pieghe del carattere. Ho titubanze ed attrazioni per ciò che sempre ci spaventa, e dolcezze sfilacciate nello sguardo e nelle dita.

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